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Droni, ecco come decolla la guerra tra Facebook e Google

Potrebbe sembrare un episodio di Star Wars, ma la guerra dei droni tra Google e Facebook è molto più di un film. Dopo Mountain View, anche il social network fondato da Mark Zuckerberg ha annunciato la possibilità di affidarsi ad un aeromobile senza pilota per garantire l’accesso a internet anche nelle zone più remote del pianeta.

IL DRONE DI FACEBOOK

Il drone di Facebook, Aquila, effettuerà dei voli di test nei prossimi mesi, per poi essere prodotto in serie ed entrare in missione. Per Jay Parikh,  vice president for global engineering and infrastructure di Facebook, sentito dal New York Times, “Aquila ha una apertura alare di un aereo di linea Boeing 737″ e la lunghezza di sei o sette Toyota Prius, ma il peso di quattro pneumatici. Funziona così: di giorno le celle solari caricano gli accumulatori e fanno funzionare il motore elettrico, di notte il motore elettrico sta al minimo e il drone scende un poco alla volta fino all’alba. Le quote di crociera dei droni sono notevolmente superiori a quelle delle nubi troposferiche, che si trovano ad altitudini comprese tra i 18 e i 27 mila metri.

I PROGETTI DI GOOGLE

L’obiettivo è inseguito anche da Google, sin dal 2013. Nel giugno di quell’anno, la corporation di Sergey Brin e Larry Page aveva annunciato la nascita di Project Loom, un progetto che prevede la costruzione d’un anello di palloni aerostatici che, volando intorno al globo e sfruttando i venti stratosferici, diffonderanno sulla Terra il segnale wifi. Un modo per portare internet a basso costo anche in Paesi in via di sviluppo. Obiettivo? Raggiungere milioni (quasi 4) di nuovi utenti e, perché no, migliorare la resa di alcune immagini da utilizzare per implementare servizi come Maps e Earth. L’idea si rafforza nel 2014 con l’acquisto di Titan Aerospacestart-up di droni su cui puntava anche la società fondata da Mark Zuckerberg, che non riuscendo a chiudere l’affare si è poi buttata di lì a poco sul gruppo aerospaziale inglese Ascenta, per il quale ha speso 20 milioni di dollari.

LE MIRE DI ZUCKERBERG

Sia Titan sia Ascenta producono Uav studiati per volare ad alta quota per anni, grazie ai pannelli solari di cui sono dotati. “Il 90% della popolazione può essere raggiunta da un segnale Internet di vario genere, il problema è che solo un terzo di queste persone si connette effettivamente” ha spiegato lo stesso  Zuckerberg a marzo scorso, durante il Mobile World Congress di Barcellona. “La nostra missione è aiutare le persone a connettersi l’una con l’altra, a condividere, trovare informazioni e a fare business”.

COSA RISERVA IL FUTURO

Tanto Google quanto Facebook rivelano che i loro lavori sui “satelliti” sono terminati, o quasi. I palloni di Mountain View sono pronti a solcare i cieli dello Sri Lanka, Paese nel quale tra 20 milioni di abitanti, solo 2,8 sono provvisti di connessione cellulare e circa 600mila si collegano tramite una linea telefonica tradizionale. E anche per Palo Alto è solo questione di tempo. La guerra dei droni e per il dominio della Rete è appena iniziata.



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