Ci voleva un intervento della Diocesi di Padova per (tentare di) fugare ogni dubbio su un tema che da mesi agita il mondo cattolico: la teoria gender e la sua divulgazione nelle scuole italiane. Mentre al Meeting di Rimini l’argomento non viene nemmeno sfiorato, tra le associazioni e i movimenti più intransigenti sui principi non negoziabili la battaglia contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili fa il paio con quella contro la legge (fresca di approvazione) sulla Buona Scuola, che aprirebbe le porte all’insegnamento del gender. Almeno così ritengono diversi esponenti delle associazioni pro-life e pro-family, che si sono scagliati contro i parlamentari cattolici favorevoli alla legge. E questo nonostante tutte le rassicurazioni del caso.
SI MUOVE LA DIOCESI DEL NEO VESCOVO BERGOGLIANO
Tocca quindi alla Diocesi di Padova fare un po’ di chiarezza. A guidarla è stato scelto da poche settimane monsignor Claudio Cipolla (nella foto), indicato da Papa Francesco anche per il suo stile sobrio, l’attenzione ai poveri e una certa allergia alla frequentazione dei sacri palazzi ai quali preferisce le piazze. Insomma, un prelato molto simile a Bergoglio.
Martedì scorso è stato l’Ufficio diocesano pastorale dell’educazione e della scuola a diramare una dettagliata nota firmata dal direttore don Lorenzo Celi con la quale di fatto si difende l’operato del governo Renzi sulla Buona Scuola contro la tesi secondo cui il provvedimento consentirebbe l’insegnamento della teoria gender. Spiegando che si tratta di una questione “alquanto complessa”, don Celi precisa che “non è corretto esprimersi su di essa senza prima averla conosciuta nella sua totalità”. Da qui l’invito a informarsi tramite diverse letture segnalate.
IL GENDER E LA BUONA SCUOLA
“Il secondo punto che merita chiarezza è l’affermazione che la legge sulla ‘buona scuola’ introdurrebbe surrettiziamente nel sistema scolastico italiano i principi fondativi della ‘teoria del gender’, rendendo obbligatorie, peraltro anche nelle scuole paritarie, l’adozione di testi e la diffusione di metodi educativi ad essa ispirati”. Documenti alla mano, il direttore dell’Ufficio diocesano smonta tale convinzione sostenendo che “si richiama, impropriamente, il comma 16 dell’art. I della legge 107/2015”. Don Celi cita l’intero passaggio del provvedimento sul contrasto alla violenza di genere e a tutte le discriminazioni, evidenziando come la legge 119/2013 cui la Buona Scuola rimanda non faccia alcun cenno alla teoria gender. Non bastasse, il delegato vescovile ricorda anche l’intervento del ministro Stefania Giannini avvenuto il 29 luglio scorso alla Camera in cui “ha ribadito chiaramente” che “la cultura del gender non coincide con la cultura inclusiva e solidale che viene espressa nelle linee del governo”.
GOVERNO NELLA CORRETTA DIREZIONE
“Da parte nostra – continua don Celi – riteniamo che questi riferimento normativi e le delucidazioni apportate dalle competenti autorità ministeriali meritino la massima attenzione di tutti e vadano nella corretta direzione di favorire un sempre più consapevole e responsabile coinvolgimento delle famiglie nella scelta dell’indirizzo educativo per i loro figli”. Con questo intervento, la Diocesi auspica di aver contribuito a “dipanare almeno alcune delle incertezze che sono andate affastellandosi in quest’ultimo periodo intorno a questa delicata questione”. Segue la richiesta a “quanti nella Diocesi di Padova hanno in animo di organizzare dibattiti o incontri su tale questione” di “confrontarsi con l’Ordinario diocesano” così da poter “fornire un’adeguata informazione/formazione, senza creare inutili, se non nocivi, allarmismi”.
Infine una sottolineatura: la raccolta firme attualmente in circolazione contro la legge che introdurrebbe “l’insegnamento della teoria del gender nel sistema scolastico” riguarda l’abrogazione in toto della legge sulla Buona Scuola che, sottolinea don Celi, “come ribadito nel punto precedente, non ha alcuna connessione con la ‘teoria gender’”.