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Obama e le clean energy

Barack Obama sarà oggi a Las Vegas per l’ottava edizione del National clean energy summit 8.0 sponsorizzato dal senatore Harry Reid, dal Center for American Progress, dal Clean Energy Project, da Mgm Resorts International e dall’Università del Nevada.

Il presidente americano continua a considerare il clima una delle sue priorità, conducendo in prima linea gli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico. La platea a cui Obama si rivolgerà è composta da ambientalisti, uomini d’affari, studenti, pubblici ufficiali e decision maker. L’obiettivo dell’incontro: decidere dello sviluppo dell’energia pulita, in termini sia economici che ambientali. Tra le principali tematiche in discussione rientrano la garanzia di una maggiore indipendenza energetica, il rafforzamento dello sfruttamento delle risorse di energia pulita di cui l’America e’ già dotata e la creazione di posti di lavoro attraverso iniziative legate alle energie rinnovabili.

Il senatore Harry Reid ha affermato: “Nella storia americana l’amministrazione Obama è stata quella che ha fatto i più sostanziosi investimenti in energia pulita e non c’è luogo migliore del Nevada per discutere delle evoluzioni nel settore”. Dal 2009 il dipartimento dell’Interno ha approvato più di 50 progetti solari, eolici e geotermici, la maggior parte dei quali in Nevada, in cui nel 2014 l’occupazione nel solare e’ cresciuta del 146%.

A inizio giugno l’amministrazione Obama ha annunciato che numerosi investitori e fondazioni hanno deciso di destinare $4 miliardi allo sviluppo dell’industria delle clean energy. Secondo una stima dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, affinché gli sforzi portati avanti nel settore possano contribuire al contenimento dell’innalzamento della temperatura, c’è bisogno di investire annualmente $500 miliardi entro il 2020 e $1 trilione fino al 2030. Le potenzialita’ di crescita ci sono tutte ma, come riportato dai ricercatori di Steyer-Taylor: “L’industria soffre della percezione errata di sviluppo economico del settore. La clean energy e’ decollata negli ultimi anni, ma il campo e’ erroneamente stigmatizzato dal fallimento di alcune esperienze aziendali come quella di Solyndra (azienda produttrice di pannelli solari che nonostante i sussidi statali ha dichiarato fallimento, ndr)”.

Come riporta The Guardian, la Casa Bianca ha deciso di fornire assistenza al mercato delle clean energy istituendo un Clean Energy Impact Investmnet Center che ha lo scopo di rendere accessibili le informazioni agli investitori. Il think tank liberale R Street, per voce del suo fondatore Eli Lehrer, fa sapere che preferirebbe l’eliminazione dei sussidi energetici, l’imposizione di una carbon tax e un mercato libero di operare autonomamente e secondo i propri schemi.

A inizio mese Obama ha presentato il Clean Power Plan della Environmental protection agency (Epa) che prevede entro il 2030 la riduzione del 32% delle emissioni di carbone da parte delle centrali elettriche. Di recente la sua amministrazione ha proposto anche di ridurre entro il 2025 il 40% delle emissioni di metano derivanti dalla produzione di petrolio e gas.

La politica di Obama a favore delle rinnovabili e delle energie pulite trova l’opposizione delle lobby delle fonti fossili le quali vedono nell’imposizione delle riduzioni di emissioni un ostacolo alle proprie attività. Toluse Olorunnipa ricorda su Bloomberg le avversità di molti governatori repubblicani i quali affermano che il mandato federale dell’Epa rappresenta un abuso del potere esecutivo. L’arma dei repubblicani si snoda nella minaccia di tagliare i fondi destinati all’Epa e i sussidi per le energie rinnovabili.

Controversa l’autorizzazione data dal governo Usa alla Royal Dutch Shell per effettuare delle trivellazioni nell’oceano artico. Tra i principali avversari di questa decisione si schiera Hillary Clinton che per la prima volta si oppone pubblicamente alla politica di Obama. Su Twitter Clinton ricorda la delicatezza del sistema artico e richiama l’attenzione sul rischio climatico che potrebbe derivare dalla ricerca di petrolio nell’area. Come si legge su US News, oltre che in tema di trivellazioni, Clinton contrasta apertamente i ritardi nella realizzazione del Keystone XL per il trasporto di petrolio dal Canada agli Stati Uniti.


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