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Vittorio Fera e tutte le teorie del movimento palestinese ISM

L’attivista italiano Vittorio Fera, arrestato venerdì durante una manifestazione a Nabi Saleh, in Cisgiordania, è stato rilasciato ieri dal Tribunale di Gerusalemme. In una nota diffusa dal ministero degli Affari esteri italiano si legge che il Tribunale “ha disposto il rilascio del nostro connazionale su cauzione, ed un prolungamento delle indagini fino all’8 settembre”.

Sono stati pagati 3.000 shekel (680 euro) e Fera non potrà uscire da Israele fino alla prossima udienza. All’udienza di ieri mattina a Gerusalemme erano presenti funzionari dell’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv per assistere l’uomo.

IL CASO

Fera, 31 anni, ha partecipato venerdì scorso a una manifestazione in un villaggio palestinese. Il giovane è accusato di aver “lanciato pietre e attaccato i soldati durante la manifestazione”. Secondo l’ong International Solidarity Movement di cui l’attivista faceva parte, le accuse contro Fera sono prive di fondamento. Il ragazzo “stava filmando il violento attacco delle forze israeliane a un ragazzo palestinese, che veniva aggredito e soffocato da un soldato”.

Questo il video diffuso dalla ISM

La Farnesina ha confermato di essere “in costante contatto con il connazionale, con l’International Solidarity Movement e con le autorità israeliane per fornire ogni possibile, ulteriore assistenza”. Ma cos’è l’International Solidarity Movement? Come lavora e come si finanzia?

I PRINCIPI

Dal sito web si apprende che “l’ISM è un movimento guidato da palestinesi impegnati nella resistenza alla lunga e sistematica oppressione ed espropriazione della popolazione palestinese, attraverso principi e metodi dell’azione diretta e non violenta”. È stato fondato ad agosto del 2001 e ha come obiettivo sostenere la resistenza del popolo palestinese.

Per essere volontario dell’ISM bisogna essere d’accordo con “i principi base del movimento”, enucleati sul portale:

1. Dalla parte della Palestina in tutte le azioni

2. Tutte le attività e le azioni che si realizzano non devono essere violente

3. Decisioni assunte in base al loro consenso

4. Essere contro l’oppressione in tutti gli aspetti del nostro lavoro

I TERRITORI

“Le forze di occupazione israeliane e l’apartheid in Palestina possono essere sconfitti con una resistenza strategica, disciplinata e disarmata, utilizzando tutte le risorse che i palestinesi possono mobilitare, inclusa la partecipazione internazionale”, spiega il sito dell’ISM. Attualmente, il movimento promuove proteste settimanali contro la presunta espropriazione di terre a Nabi Saleh, Karf Qaddum, Deir Jarir, Ni’lin e Bil’in. In passato aveva sostenuto le manifestazioni a Budrus e Biddu.

I FONDI

L’ISM non conta su finanziamenti di stati, governi o associazioni. Ogni volontario deve provvedere ai costi del proprio viaggio e coprire le sue spese in Palestina: “Confidiamo in donazioni…” private “provenienti da tutto il mondo“, di chi sostiene “la pace e la lotta palestinese per la libertà. I fondi raccolti sono utilizzati per coordinare il lavoro sul territorio: comunicazioni, trasporti e oneri legali sono le spese più ingenti”, si legge ancora sul sito.

BOICOTTAGGIO E ANTISIONISMO IN ITALIA

Il gruppo di supporto italiano dell’ISM Palestinese è ISM-Italia, che promuove il “boicottaggio e l’anti sionismo” come forme di resistenza. Sulla sua pagina web, l’appendice italiana del movimento spiega le sue iniziative: “Le campagne di resistenza non-violenta dell’ISM palestinese con l’invio di volontari nei Territori Palestinesi Occupati (TPO); le campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) promosse dalla società civile palestinese attraverso il Comitato Nazionale BDS (BNC); la elaborazione e la diffusione di strumenti critici per una conoscenza adeguata della storia e della resistenza del popolo palestinese; la formazione di attivisti; lo sviluppo del movimento di solidarietà internazionale attraverso la costruzione di una rete italiana antisionista”.

LE STRATEGIE

Parte della strategia di non violenza dell’ISM è quella di usare “scudi umani”. È successo con Rachel Corrie, un’attivista americana che è morta mentre cercava di bloccare un bulldozer israeliano. Altre tattiche promuovono la rimozione posti di blocco militari israeliani e blocchi stradali, violare gli ordini di coprifuoco, incitare alla resistenza attraverso slogan dipinti sulla barriera di sicurezza lungo la Giudea e Samaria, entrare zone militari chiuse e cercare di rompere l’embargo marittimo contro i terroristi di Hamas a Gaza.

LOTTA ARMATA

La natura dell’ISM è stata analizzata dal quotidiano israeliano Arutz Sheva a proposito del caso di un attivista della Danimarca, fermato ad un check point nella Valle del Giordano, e la denuncia di un ufficiale israeliano per le aggressioni subite con un bastone: “I media tradizionali descrivono l’ISM come un gruppo pacifista che sostiene la causa palestinese, ma nel movimento ci sono anarchici che sostengono apertamente i terroristi”.

Nonostante tra i principi del gruppo ci sia la “non violenza”, in alcuni articoli pubblicati sul sito si può leggere che l’ISM riconosce la lotta armata come diritto palestinese: “Come sancito dal diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite, riconosciamo il diritto palestinese a resistere alla violenza e all’occupazione israeliana attraverso la lotta armata legittima. Tuttavia, riteniamo che la non violenza può essere un’arma potente nella lotta contro l’oppressione e siamo impegnati per abbracciare principi resistenza non violenta”.

LEGAMI CON HAMAS

Il ministero degli Esteri israeliano sostiene che due terroristi coinvolti in un attentato suicida in un ristorante avevano “legami con attivisti di sinistra stranieri e membri dell’ISM”. Un’inchiesta del giornalista americano Lee Kaplan dice inoltre che il movimento avrebbe costituito una sua rete negli Stati Uniti: “Club universitari, come gli Studenti della Giustizia in Palestina e il musulmano Students Union, entrambi affiliati all’ISM, si trovano in ogni grande campus, da dove sostengono gli obiettivi di gruppi terroristici come Hamas”. “Oltre a supportare Hamas – scrive Kaplan – attivisti dell’ISM sostengono la causa dell’Iran, non solo nella sua campagna contro un alleato degli Stati Uniti, Israele, ma anche per agevolare il raggiungimento degli obiettivi geopolitici dell’Iran contro gli Stati Uniti”.

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