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Robert Sarah, chi è il cardinale che dice “Dio o niente”

Sarah

Ha settantanni, è nato in Guinea ma ha studiato negli Stati Uniti; spesso ha posizioni inusuali, è ben poco relativista e convinto che le riforme non sempre siano giuste: è il cardinal Robert Sarah, sconosciuto agli addetti ai lavori fino a quando Papa Francesco, nel marzo scorso, l’ha promosso a prefetto della Congregazione del culto divino. Sconosciuto ai non adetti ai lavori fino a quando, in questi giorni, è diventato simbolo dell’ala conservatrice in vista del Sinodo di ottobre. Oggi, venerdì 11 settembre, nelle librerie esce il suo libro “Dio o niente” (Cantagalli).

Ma chi è, e che idee ha il cardinale Sarah?

SARAH E I DUE PAPI

Nominato, a soli 34 anni, arcivescovo da Giovanni Paolo II nel 1979, cardinale da Benedetto XVI nel 2010 e nel 2014 prefetto di uno dei più importanti dicasteri della Curia vaticana da parte di Papa Francesco. Ratzinger aveva un rapporto molto stretto con Sarah e ha mostrato più volte di riporre grande fiducia in lui, assegnandogli spesso compiti delicati. Alcuni parlano di forti divergenze con Papa Francesco, ma la verità è che Sarah è l’unico cardinale in grado di poter imporre alla Chiesa uno sguardo verso il sud del mondo.

SARAH E PROFUGHI (SIRIANI)

Il prelato guineano è stato tra i principali artefici delle visite di papa Ratzinger in Africa. Ed è stato proprio il Papa tedesco a rendere Sarah cardinale nel novembre del 2010 (appena un mese dopo averlo messo alla guida della Cor Unum) ad affidargli la gestione delle opere di carità della Chiesa. Nel 2013 si recò in Libano per aiutare I rifugiati siriani accampati nel capo profughi di Zarqua. Forse è questo l’argomento sul quale si trova in totale accordo con Francesco?

AFRICA NEL CUORE

Nova Patria Christi, Africa”, L’Africa è la nuova patria di Cristo, questo, semplificando, il motto di Robert Sarah, seppur la frase sia di Paolo VI. Ma il cardinale l’aveva ricordata per la prima volta in occasione del secondo viaggio di Benedetto XVI nel continente africano nel 2011, scrivendo: “Viene facilmente lasciata da parte, emarginata. L’Africa è un anello trascurabile della catena mondiale, di fronte a un mondo totalmente controllato dalle nazioni ricche e potenti dal punto di vista economico, tecnologico, militare. Ma – continuava – il mio continente ha compiuto un gran passo verso Gesù Cristo. All’inizio del Novecento non c’erano che due milioni di cattolici. Oggi il continente ne conta 147 milioni, con una quantità impressionante di vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa, e numerose conversioni al cristianesimo”.

LA PRIMAVERA ARABA

Il 2011 era anche l’anno delle primavere arabe, della “defenestrazione” di diversi sovrani e, anche in quelle occasioni, Sarah fece dichiarazioni controcorrente: “Tutti gli eserciti dei Paesi occidentali sono schierati quasi interamente nei Paesi poveri d’Asia e d’Africa, a bombardare e distruggere edifici, migliaia e migliaia di vite umane innocenti, per – dicono – mantenere la pace e promuovere la democrazia. L’Iraq e la sua popolazione sono distrutti e Saddam Hussein è stato ucciso. Bin Laden è stato ammazzato e gettato in mare. Muammar Gheddafi è stato appena soppresso con qualche altro membro della sua famiglia, e hanno fatto sparire il ricordo di lui tra le sabbie del deserto. La Costa d’Avorio era un Paese ben messo dal punto di vista economico. Ora è stato spaccato in due e distrutto… Non voglio difendere questi personaggi e le loro azioni, che certamente sono da esecrare e condannare mille volte. Ma è barbaro e imperdonabile che delle potenze civili si coalizzino e trattino così degli esseri umani creati a immagine di Dio”.

OMOSESSUALI

“La Chiesa non ha mai giudicato le persone omosessuali, ma i comportamenti e le unioni omosessuali sono una grave deviazione della sessualità”, dichiarò nel novembre 2014, aggiungendo: “L’Africa potrebbe diventare la punta di lancia della Chiesa nella sua opposizione alla decadenza occidentale”.

DIVORZIATI RISPOSATI

L’africacentrismo si percepisce anche nelle sue dichiarazioni del giugno di quest’anno, relative ai secondi matrimoni: “Non sono una sfida urgente per le Chiese di Africa e di Asia. L’urgenza è quella di formare famiglie cristiane solide.” E assicura: “Oggi la Chiesa di Africa si impegna in nome del Signore Gesù a mantenere invariato l’insegnamento di Dio: l’uomo non separi quello che Dio ha unito”.



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