Dopo le elezioni regionali in Spagna, lo spettro della secessione in Catalogna è lontano ma esiste ancora. La coalizione indipendentista tra Junts pel Sì e Cup, guidata da Arturo Mas, ha ottenuto la maggioranza di seggi, 72 su 135, però è stata una vittoria parziale. In termini di voti ha solo il 47,8%, quindi non una maggioranza assoluta per chiedere la secessione da Madrid.
VENTI DI SECESSIONE
Un desiderio rimandato più volte. Secondo Jorge Verstrynge, noto politologo spagnolo, la separazione della Catalogna è possibile, ma non ora.
Nato nell’estrema destra spagnola e cresciuto poi nella corrente socialista e marxista, Verstrynge è stato fondatore di Riforma democratica (embrione di Alleanza popolare) ed ex consigliere del comunista Francisco Frutos. Ora è professore associato di Scienze politiche all’Università Complutense di Madrid e, tra i suoi studenti più cari, c’è stato Pablo Iglesias, leader del partito Podemos (qui il ritratto di Formiche.net).
L’INDIPENDENZA DEVE ATTENDERE
In una conversazione telefonica con Formiche.net, Verstrynge ha spiegato che per ora è tutto bloccato sul fronte dell’indipendenza catalana. I separatisti dovranno sperare nel futuro, quando riusciranno a tradurre l’intenzione di secessione nei risultati elettorali in 50% più uno. “Ora la situazione è ferma e resta nelle mani di Madrid, che dovrà muoversi o no verso una complessa riforma costituzionale per dare alla Spagna un nuovo sistema federale avanzato o con-federale”.
Jorge Verstrynge e Pablo Iglesias al programma La Tuerka
VANTAGGI DELLA SEPARAZIONE
Ma è vantaggioso per i catalani separarsi dalla Spagna e uscire dall’Europa? “L’uscita dall’Europa è un mito. La Costituzione spagnola dice che, eccetto una richiesta esplicita del cittadino, i catalani possono conservare la cittadinanza spagnola e, di conseguenza, quell’europea. Gli effetti della separazione sarebbero soprattutto economici e farebbero male alla Spagna, non alla Catalogna, che produce il 20% del Pil spagnolo. Il 48% dei catalani hanno detto sì alla separazione e non è una percentuale molto alta”, ha detto Verstrynge.
VERSO LE ELEZIONI GENERALI
Il professore non crede che le elezioni regionali in Catalogna possano considerarsi un’anticipazione di quanto succederà a dicembre nelle elezioni generali di Spagna: “Ci sono molti fattori che differenziano questi appuntamenti elettorali. Le elezioni regionali sono stati un plebiscito per i catalani. Per questo i partiti nazionali come il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe), il Partito Popolare (Pp) e Podemos sono stati votati poco. Invece Ciudadanos, che è un partito nato in Catalogna e si proponeva come l’opzione contraria alla secessione, ha triplicato il numero di seggi nel Parlamento catalano. Ma questo può succedere solo in Catalogna”.
Pablo iglesias difende Jorge Verstrynge in un atto pubblico
LA FORZA DI IGLESIAS
Sulle difficoltà di Podemos nelle elezioni regionali in Catalogna Verstrynge spiega che era prevedibile: “Podemos non era a favore dell’indipendenza. Loro erano posizionati tra il sì e il no. Hanno detto che bisognava fare il referendum e dopo la riforma costituzionale. Non avevano molte possibilità in Catalogna, ma ce l’avranno a livello nazionale”.
IL MODELLO INGLESE DI PODEMOS
Secondo Verstrynge, Podemos di Pablo Iglesias e il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo hanno poco in comune: “La priorità di Podemos è la giustizia sociale e la riduzione delle disuguaglianze. Per questo è stato ingaggiato come consulente l’economista francese, Thomas Piketty, sperano di poter aumentare le tasse per proteggere i più deboli; Podemos vuole stabilire una maggior democrazia partecipativa e recuperare la sovranità nazionale di fronte a Bruxelles”. “Loro non lo hanno detto, ma io che li conosco bene posso dirlo, il modello di Podemos è quello britannico – conclude Verstrynge -. Dire no a Schengen, mantenere una moneta propria e creare leggi nazionali che possano contradire quelle europee, soprattutto in materia di protezione economica”.