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Bruxelles dice no alla bad bank italiana

La bad bank all’italiana non si farà. E’ quello che si mormora in queste ore in ambienti bancari e finanziari milanesi. La sensazione si fonda, secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, anche su alcuni umori raccolti nei palazzi romani della politica e delle istituzioni.

Da Roma a Francoforte, passando per Milano, il veicolo finanziario archittato fra Tesoro, Bankitalia e la società di consulenza Boston Consulting Group – con il silenzio (assenso?) della Bce – sembrava bell’e pronto sulla carta.

La struttura ipotizzata prevede un veicolo che si finanzia sul mercato per comprare gli attivi deteriorati con proventi di bond i quali sarebbero garantiti dallo Stato in caso di perdita.

Ma la Commissione europea, negli ultimi giorni, avrebbe mandato messaggi negativi sul progetto: Bruxelles sente puzza di aiuti di Stato e nicchia. Borbotta in particolare su quelle garanzie pubbliche (di certo non le prime né in Italia né in altri Stati europei nel settore bancario) oltre che sul valore di mercato (dubbio, secondo i signori di Bruxelles) dei crediti in sofferenza delle banche che sarebbero acquistati dal veicolo architettato dall’Italia.

L’idea della Commissione, in sostanza, secondo quanto ricostruito da Formiche.net, è che nel momento in cui viene istituita una bad bank che darà vantaggi ad alcuni istituti di credito bisogna imporre la condizione della ristrutturazione perché si stanno utilizzando i soldi dei contribuenti. Una ristrutturazione – secondo l’ìmpostazione di Bruxelles – a carico delle banche e non del veicolo esterno alle banche che venderanno i Non performing loan (Npl).

(pezzo aggiornato alle ore 15,20)

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