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Isis e non solo. Chi sono e cosa vogliono i foreign fighters europei

Per gentile concessione dell’editore Guerini Associati pubblichiamo un estratto dal libro “L’ultima utopia. Gli jihadisti europei” di Renzo Guolo, docente di Sociologia dell’islam all’Università di Padova

Tra gli jihadisti europei vi sono anche numerosi convertiti. Il fenomeno della conversione all’islam politico non era infrequente tra i membri della generazione politica degli anni Settanta che avevano avuto precedenti militanze nell’area dell’estremismo di destra o sinistra. Quelle diverse biografie politiche erano accomunate, dopo il tramonto delle ideologie seguito alla fine del “secolo breve”, dalla critica all’Occidente come sistema di valori e dal fascino per il nuovo internazionalismo militante in versione panislamista. E, a seconda della diversa cultura politica di provenienza, a sinistra dalla concezione dell’islam come ultima narrazione egualitaria, a destra come riscoperta della Tradizione e rifiuto della Modernità.

Rispetto a quegli immaginari collettivi, oggi l’islam radicale viene ancora vissuto come ultima grande ideologia capace di dare senso al mondo. Ma, se non altro per ragioni anagrafiche, la radicalizzazione politica dei convertiti europei non si pone in continuità, se non in particolari e circoscritti casi, con precedenti esperienze militanti. Figlia del tempo post-ideologico, la politicizzazione che conduce alla radicalizzazione avviene attraverso percorsi individuali o forme di aggregazione “liquide”. In questo caso non si tratta, tanto, di processi di riconversione ideologica ma di adesione, per la prima volta, a una concezione del mondo totalizzante.

All’interno di questa cornice, diverse sono le storie di vita di quanti si fanno “fedeli a oltranza” mediante la conversione. In genere, i convertiti provengono da famiglie appartenenti ai ceti medi e non hanno precedenti penali. Alcuni , soprattutto in provincia, hanno avuto un educazione cattolica o frequentato, sino al termine dell’adolescenza, associazioni cattoliche. Come spesso accade nei fenomeni di conversione che sfociano nell’adesione a movimenti di tipo settario, i convertiti che aderiscono all’ideologia radicale ignorano la complessità della credenza religiosa islamica e ne adottano una versione dogmatica, ritenendola “l’autentico islam”. Mancando loro conoscenza o pratica familiare, si affidano alla trasmissione della credenza da parte di chi controlla il campo religioso radicale, anche quello online, assumendo atteggiamenti di particolare zelo.

La questione dell’identità, sia in chiave personale sia collettiva, è rilevante anche nel caso dei convertiti. Il fatto che l’islam radicale susciti fascino in individui alla ricerca di punti fermi nell’indeterminatezza della vita è confermato anche dalle loro storie di vita . Tra essi, alcuni hanno alle spalle una storia familiare destrutturata (…). Una storia che, insieme alla crisi dell’autorevolezza genitoriale, ha provocato anche la dissoluzione del principio di autorità. Nell’islam, e in particolare nella sua declinazione rigorista, questi giovani cercano, come altri e più di altri, una nuova normatività. Un Nomos che sostituisca il Pater perduto. Rovesciando così ruoli paterni e filiali.

Una Legge che, una volta trovata, essi intendono imporre agli altri. Rispondendo alla liquefazione dei valori con il loro estremo irrigidimento. Del resto, la potenza seduttiva del radicalismo islamista consiste proprio nel suo proporsi come la sola, e autentica, verità. L’adesione all’islam è davvero sottomissione – questo il significato letterale della parola-, alla Legge divina. Tra i convertiti europei che militano in organizzazioni radicali, la conversione di tipo razionale, caratterizzata da una ricerca di senso che consente di attribuire significati religiosi alla lettura politica della realtà circostante, è quella prevalente.

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