I rapporti commerciali fra l’Italia e l’Iran hanno risentito delle sanzioni applicate al Paese, in particolare con la seconda ondata sanzionatoria.
COME E’ CALATO L’IMPORT DI GREGGIO
Dal lato delle importazioni, fino al 2011 l’Iran rappresentava il nostro terzo principale fornitore di petrolio greggio, con un valore pari a 5,1 miliardi di euro. Tale valore ha subito una riduzione di oltre il 60 per cento nel 2012 per poi quasi annullarsi negli ultimi due anni.
L’EXPORT IN FLESSIONE
Questo, unito alle tensioni geopolitiche in Nord Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente, ha fatto sì che i nostri approvvigionamenti di greggio abbiano subito un riorientamento geografico a favore dei paesi dell’est europeo (in particolare Azerbaigian e Kazakistan). Dal lato delle esportazioni, queste hanno iniziato a contrarsi già a partire dal 2011 (-9,5%) per ulteriormente ridursi nel biennio successivo (-24% sia nel 2012 che nel 2013).
I SEGNALI NEL 2014
Il 2014 ha mostrato segnali di recupero con un rimbalzo dell’8,7% rispetto all’anno precedente. La meccanica rappresenta oltre il 50 per cento dell’export destinato al mercato iraniano. Nel periodo 2006-2010 il settore è cresciuto del 3,8 per cento, con un ritmo superiore rispetto alla media totale delle merci, mentre fra il 2011 e il 2014 ha subito una contrazione dell’11 per cento. Il 2014 ha mostrato segnali di ripresa, con un incremento del 26 per cento.
LE PRIORITÀ PER L’IRAN
È opportuno ricordare che l’Iran, per far fronte alla carenza di valuta estera derivante dalla mancata vendita di idrocarburi, ha introdotto un sistema di prioritizzazione delle importazioni che assegna massima priorità a beni di prima necessità (cereali e prodotti alimentari), medicinali e materiali di base per la produzione industriale e agricola, mentre beni strumentali, macchinari industriali e beni durevoli presentano priorità residuale. Tale sistema potrebbe aver inciso sul calo delle esportazioni della meccanica dall’Italia verso l’Iran.
IL PESO DELLA MECCANICA
La meccanica rappresenta, infatti, quasi il 50 per cento dell’export destinato al mercato iraniano. Nel periodo 2006-2010 il settore è cresciuto del 3,8 per cento, con un ritmo superiore rispetto alla media totale delle merci, mentre fra il 2011 e il 2014 ha subito una contrazione dell’11 per cento. Il 2014 ha mostrato segnali di ripresa, con un incremento del 26 per cento. Con riferimento agli altri settori, i prodotti in metallo hanno conquistato un peso crescente nell’export italiano verso l’Iran, passando dal 5,3% del 2010 al 13,3% del 2014.
I DATI DEI PRIMI MESI DELLL’ANNO
I progressi per la conclusione di un accordo hanno sospinto l’interscambio che nei primi mesi del 2015 sembra aver ritrovato nuovo vigore per entrambi i flussi. Rispetto al corrispondente periodo del 2014 le esportazioni sono infatti cresciute del 32,5% mentre l’import, trainato dal settore chimico e dei prodotti delle miniere e delle cave, è aumentato di oltre il 120%. Le principali regioni coinvolte nell’interscambio sono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto e tutte hanno risentito degli effetti della seconda ondata sanzionatoria.
GLI INVESTIMENTI ITALIANI IN IRAN
Negli anni l’inasprimento delle sanzioni nei confronti dell’Iran ha limitato il flusso di investimenti diretti esteri in uscita dal nostro paese. Tuttavia in termini di partecipazioni italiane in Iran, queste non sembrano aver risentito delle misure restrittive. Il loro numero, benché ancora esiguo, ha continuato a crescere durante tutto il corso delle sanzioni.