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Ecco un’ideona per rilanciare la domanda. Report Mediobanca

Certificati di Credito Fiscale (Tcc) per supportare la crescita italiana. L’idea arriva dalla squadra di analisti di Mediobanca Securities capitanata da Antonio Guglielmi. Ma cosa sono i Tcc? Una moneta fiscale che tecnicamente non sarebbe in contrasto con i trattati europei e che consentirebbe di raddoppiare la crescita del Pil senza minare la raccolta fiscale.

FUORI DAL TUNNEL? CRESCE L’OCCUPAZIONE MA..

Ma partiamo dai dati. Ad agosto la disoccupazione ha sfondato il pavimento del 12%, dopo tre anni, scendendo di un punto sotto il record di fine 2014. I nuovi contratti a tempo indeterminato sono 1,33 milioni contro i 991mila dello stesso periodo del 2014 (+34%), con i contratti a termine convertiti in indeterminati a quota 307mila contro i 261mila dello scorso annoi (+18%). “Le assunzioni – scrive Guglielmi – viaggiano al ritmo del 31% in più rispetto alla media trimestrale pre Jobs Act, mentre le cessazioni sono il 5% in meno, ​​il che significa che l’Italia finalmente è riuscita a creare nuovi posti di lavoro a termo indeterminato di 77mila unità nel primo trimestre e di 32mila nel secondo trimestre”.

NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA

Dunque, ci siamo? L’Italia riparte? “I dati Inps dicono che il 70% dei nuovi contratti a tempo indeterminato sono dovuti al taglio delle tasse, non necessariamente alla creazione di nuova occupazione per via della crescita – scrive ancora l’analista di Mediobanca – I dati mensili sono volatili e il trend è discendente: le nuove assunzioni hanno avuto un picco a marzo (+95mila) e aprile (+103mila) ma hanno perso il ritmo a maggio e giugno, rispettivamente -13% e -9% mese su mese, prima di registrare un magro 39mila nel mese di agosto”. Numeri che dicono una cosa chiara: e cioè che dopo il rallentamento nella seconda metà del 2014 in attesa del Jobs Act, le aziende coinvolte si sono precipitate a incassare i tagli fiscali, rallentando nuovamente le assunzioni dopo. I contratti a tempo indeterminato come quota del totale hanno cominciato a salire nel mese di gennaio, quando sono stati introdotti i tagli fiscali, e hanno raggiunto un picco a marzo al 43% (dal 30% di fine 2014). Ora sono di nuovo intorno al 30% del totale. Inoltre, oltre il 90% dei nuovi posti di lavoro sono stati creati nelle produttive regioni meridionali e centrali. Infatti, Veneto, Emilia, Piemonte e Lombardia, vale a dire il 50% del PIL, rappresentano solo il 4% dei nuovi posti di lavoro creati nel 2015”.

NUOVI TAGLI FISCALI ANCHE NEL 2016

Ma non è finita. La legge di stabilità estenderà i tagli fiscali alle nuove assunzioni del prossimo anno, anche se sarà inferiore del 60% (da 8060 a 3250 euro) e per soli due anni. Questo dovrebbe alimentare nuove assunzioni il prossimo anno, mentre si guadagna tempo per fare le riforme che aumenteranno la produttività a medio termine. “Abbiamo fatto un sondaggio presso le risorse umane di HR di 47 aziende italiane – scrive Guglielmi – Il consenso (76%) ha detto che il Jobs Act rende le nuove assunzioni più facili, ma solo il 15% ha aumentato la propria forza lavoro di conseguenza. Quasi il 68% si aspetta che le nuove assunzioni riguarderanno per lo più giovani. Il quadro è di una reazione positiva-ma-lenta della riforma, a causa dell’incertezza macro, dello scetticismo sull’incremento di produttività, e del fatto che i tagli fiscali rappresentino una tantum. Dal mese di agosto, però, quando abbiamo condotto il sondaggio, abbiamo visto gli aggiornamenti del PIL e i tagli fiscali estesi al 2016, motivo per cui ci attendiamo un’accelerazione delle nuove assunzioni nel prossimo anno”.

USARE TCC PER AIUTARE LA RILANCIARE LA DOMANDA

Ci troviamo dunque nella soluzione ideale per applicare la soluzione suggerita da Mediobanca. Seguendo una soluzione simile adottata dalla Germania nel 1933, “l’Italia potrebbe emettere Certificati di credito d’imposta (TCC), che danno il diritto ad ottenere sconti fiscali, ovvero permettono di pagare le tasse”. Non si tratta di titoli di debito venduti e non prevedono rimborso a scadenza, né di valuta, non avendo corso legale. In sostanza se io emetto un Tcc del valore di 1000 euro alla scadenza avrà quello stesso valore perché lo Stato si è impegnato ad accettarlo al valore di emissione. Così i CCF funzionano come moneta, pur non essendolo, e aumentano la capacità di spesa di famiglie e imprese e dunque la domanda interna che è il principale volano della crescita.

COME RADDOPPIA IL PIL

“Stimiamo che due anni di utilizzo di questi Tcc possano attivare un multiplo keynesiano di 1,2 volte – scrive Guglielmi – cioè lo shock di domanda necessaria per completare il fronte dell’offerta messo a fuoco dal Jobs Act. La nostra simulazione macro mostra che il Pil crescerebbe al 3% nel 2016-17, raddoppiando; il surplus allo 0,8% nel 2017 (contro un deficit di 1,1%) e il debito/Pil al 112% nel 2019 rispetto alla stima attuale di 120%. Il Pil aggiuntivo di 77 miliardi nel 2017 non metterebbe in pericolo le entrate fiscali, che sarebbe di 16 miliardi superiore dopo aver accettato i Tcc in scadenza”.

SFRUTTARE LA PIRAMIDE DELL’ETÀ

E c’è un ultima considerazione da fare. “Stimiamo che il 2% della forza lavoro in Italia sia candidabile per il pre-pensionamento, vale a dire il 14% delle persone di età superiore ai 50/55 anni – conclude Guglielmi – La loro sostituzione con nuove assunzioni, meno costose, aumenterebbe l’Eps medio del 3% annuo, in modo che il fondo di solidarietà una tantum verrebbe coperto in cinque-sei anni. Rcs (+27%), L’Espresso (+15%) e Mondadori (+13%) sarebbero i maggiori beneficiari di questa operazione. Tra i ciclici vincono Finmeccanica (+8%) e Italcementi (+ 5%) come ciclici; tra le banche Banca Popolare (+5%), Ubi e Bpm (circa +3%); tra le utility Hera (+8%)”.

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