L’abbattimento del caccia russo Su-24 da parte delle forze armate turche ha fatto salire alle stelle la tensione tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Erdogan. Rapporti, quelli tra Russia e Turchia, messi già a dura prova dal sostegno fornito da Erdogan ai ribelli anti Assad, il presidente siriano che ha trovato in Putin il suo grande protettore.
Cosa è successo al confine tra la Siria e la Turchia? Quali le possibili conseguenze di questo incidente nella lotta contro il terrorismo? E, soprattutto, quali “armi” userà Putin contro la Turchia? Formiche.net ne ha parlato con Evgeny Utkin, analista geopolitico e direttore di PartnerN1.
Utkin, già in passato caccia russi erano penetrati in territorio russo senza autorizzazione ma la Turchia, nonostante avesse più volte ribadito di essere pronta a difendere il proprio spazio aereo, non aveva mai dato seguito alle minacce. Cosa è successo questa volta?
Ho qualche dubbio, sinceramente, sul fatto che il caccia russo Su-24 sia entrato nello spazio aereo turco. Il fatto che i rottami del velivolo siano stati trovati a 4 km dal confine sembra confermare i miei dubbi e, soprattutto, conferma come il caccia sia stato abbattuto quando oramai si trovava in territorio siriano. I turchi dicono di avere avvisato per ben dieci volte l’equipaggio russo, ma mi sembra impossibile che ciò sia avvenuto. Calcoli affidabili, infatti, dimostrano come al massimo l’aereo russo può essere rimasto in territorio turco per appena otto secondi.
Ma allora perché l’aereo è stato colpito?
In passato il presidente Putin ha accusato più volte la Turchia di finanziare l’Isis e, soprattutto, di acquistare da loro il petrolio a basso prezzo per poi rivenderlo. Non è un caso, infatti, che gli unici a bombardare i pozzi di petrolio siano stati i russi. Ecco, al presidente turco Erdogan queste accuse di Putin proprio non sono piaciute. E questa è stata, probabilmente, la sua risposta.
Putin ha dichiarato che ci saranno “serie ripercussioni” come conseguenza di questo incidente. Si tratta solamente di una dichiarazione di facciata oppure passerà realmente all’azione?
Intanto precisiamo che le conseguenze riguardano esclusivamente i rapporti tra la Russia e la Turchia. Di certo non ci saranno conseguenze di tipo militare, nel senso che Putin non intende invadere la Turchia con truppe di terra. Le conseguenze saranno soprattutto in campo economico, come confermato oggi dal primo ministro Medvedev.
In che senso?
La Turchia è una delle mete turistiche preferite dalla classe media russa. Non mi stupirei, quindi, se ci fosse un sensibile calo nei flussi turistici russi verso la Turchia. Si parla, inoltre, di un possibile embargo della Russia verso la frutta e verdura turca, le cui esportazioni verso Mosca sono aumentate di circa il 30% come conseguenza delle sanzioni europee. Insomma, si stimano danni per circa 6 miliardi di dollari. Tutto questo per un aereo.
La Turchia è un membro della Nato con la quale la Russia ha già forti tensioni a causa del conflitto in ucraina. Questa vicenda come influirà sui rapporti tra la Nato e Mosca? Ci sarà un peggioramento nelle loro relazioni?
Peggioramento forse non è la parola esatta. Io parlerei più di un raffreddamento. Mi sembra che Putin sia stato chiaro nel sottolineare come la Turchia sia un membro della Nato, chiedendosi se i turchi vogliono mettere la Nato al servizio dell’Isis. Ciò non dispiacerà al presidente Obama, visto che gli Usa sono particolarmente preoccupati della cooperazione che si sta instaurando tra la Francia e la Russia.
Le accuse alla Turchia di finanziare l’Isis e questo nuovo incidente possono avere effetti negativi nella lotta ai terroristi islamici?
Putin ha più volte affermato che la Turchia finanzia l’Isis e ieri ha spiegato anche nei minimi dettagli come questo, secondo lui, avviene. Non sono sicuro che la lotta all’isis ne risentirà. I russi hanno iniziato da soli e non si aspettavano alcun aiuto. La Francia è un alleato inaspettato ma sono disposti a continuare per la propria strada. Sono convinto però che alla fine i problemi si risolveranno, soprattutto una volta che le emozioni si placheranno. Gli interessi comuni, infatti, rimangono.
Secondo alcuni esperti una delle possibili armi a disposizione di Putin è data dalle forniture energetiche. Quali margini di manovra la Russia ha in questo campo?
Negli ultimi tre trimestri del 2015 la Russia ha fornito gas e petrolio alla Turchia per circa 8,9 miliardi di dollari. Questi dati dimostrano come la Turchia sia un mercato rilevante per la Russia. Dubito quindi che Putin pensi a una interruzione, o anche solo a una riduzione, delle forniture. La Russia, infatti, ha bisogno di vendere e di sbocchi per il proprio gas. Penso, invece, a un rallentamento nella realizzazione del gasdotto Turkish Stream.
Rallentamento o, addirittura, un suo annullamento…
Credo che su questo punto Putin non escluda alcuna ipotesi. Certo è che la Russia ha bisogno di tubi per portare il gas in Europa senza passare attraverso l’Ucraina. Proprio quello che Turkish Stream consentirebbe di fare.