Forse Francesco avrebbe voluto farla finita presto con Vatileaks 2 per risparmiarsi le paginate di pettegolezzi e retroscena sugli amori, i dolori e soprattutto il fango versato dagli imputati pronti a tutto pur di salvarsi. Di uno di questi pettegolezzi avrebbe fatto di sicuro a meno, ed è quello che coinvolge – si fa per dire – il cardinale Jean Louis Tauran, camerlengo di Santa Romana Chiesa, diplomatico di altissimo rango e presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. A tirare in ballo il porporato francese è monsignor Lucio Vallejo Balda, l’intraprendente ex segretario della Prefettura per gli affari economici, che tanto aspirava a divenire il numero due del cardinale Pell nella Segreteria per l’Economia.
Poi, vistosi superato da Alfred Xuereb, segretario personale prima di Benedetto XVI e poi di Francesco, ha pensato di lavorare (secondo l’accusa) per penalizzare lo stesso porporato australiano. E’ lui, Balda, a scrivere nel suo memoriale che Francesca Immacolata Chaouqui, la rampante esperta di relazioni esterne, gli fu presentata “nei primi mesi del 2013” proprio da Tauran, amico della contessa Marisa Pinto Oloro del Poggio, presidente della Fondazione I Messaggeri della Pace e nobildonna assai prossima alla Chaouqui, che l’ha definita in molti suoi scritti come una sorta di maestra di relazioni. E, spiega Vallejo Balda, lui il nome della giovane signora l’ha fatto “anche in considerazione dell’indicazione del cardinale Tauran”.
E’ difficile dire se sia l’ennesimo tentativo, disperato, di sviare l’attenzione dal cuore del processo (lo stesso Gianluigi Nuzzi ha sottolineato che, a forza di parlare di sesso e amori, non si parla più del tema centrale del libro suo e di Emiliano Fittipaldi, ossia gli sperperi dei vertici del Vaticano). Quel che stona è che a finire nel calderone sia il nome di Tauran, uomo considerato nei Sacri Palazzi dal profilo altissimo e inattaccabile. Cardinale creato nel 2003 da Giovanni Paolo II e promosso a incarichi di prestigio da Benedetto XVI prima e Francesco poi. Di sicuro, il porporato che nel 2013 annunciò l’Habemus Papam, da tempo occupa posizioni di primo piano nella macchina finanziaria della Santa Sede.
Non sfuggì agli osservatori che quando si trattò di rivoluzionare la commissione cardinalizia di sorveglianza sullo Ior, l’unico a essere confermato fu proprio Tauran. Non si trattò di cambi naturali, come si suol dire, ma di chiara decisione di Francesco, anche perché l’organismo era stato rinnovato solo l’anno precedente. Non solo, ma lo stesso porporato francese era anche membro della speciale Commissione referente sulla riforma dell’Istituto per le opere di religione istituita con chirografo pontificio nel giugno del 2013, pochi mesi dopo l’elezione di Bergoglio. Della commissione, che aveva “lo scopo di raccogliere informazioni sull’andamento dell’Istituto e di presentare risultati al Santo Padre”, facevano parte il cardinale salesiano Raffaele Farina, la professoressa americana Mary Ann Glendon, mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, mons. Peter Wells e appunto Tauran.
Ora, mentre il processo sulle fughe di notizie di Vatileaks 2 inizia a entrare nel vivo, ecco che nel calderone finisce pure l’insospettabile Tauran. Se si tratta di una manovra diversiva per alzare il polverone, lo si capirà ben presto.