L’indagine è stata condotta nel mese di febbraio 2015 su un gruppo di manager HR aderenti alla Associazione di Direttori delle risorse umane GIDP. I dati presentati si riferiscono a un campione di 100 intervistati, manager in prevalenza di aziende situate nel Nord Italia. Per metà si tratta di aziende multinazionali con oltre 500 dipendenti, ma sono adeguatamente rappresentate anche imprese di minori dimensioni.
IL WELFARE DI OGGI
La maggior parte delle aziende ha introdotto misure di welfare aziendale; il 52% sono aziende “munifiche” (con più di 6 misure di welfare introdotte). Tra gli interventi, oltre alle consuete misure relative ai pasti, molto diffusi sono i benefit sanitari (46%), la flessibilità oraria (45,9%) e le convenzioni per gli acquisti scontati (36,7%). Diffusi in modo minore, ma significativo, sono i permessi di cura, il telelavoro, le convenzioni con aziende di trasporto e i benefit per lo studio dei figli. Fanalini di coda: asili nido, benefit materiali e campus estivi.
A COSA SERVE IL WELFARE AZIENDALE
A cosa serve il welfare aziendale? Secondo i manager è utile soprattutto a ridurre la conflittualità e per migliorare il clima aziendale. Ma anche per contenere il tournover e ridurre l’assenteismo.
IL WELFARE AZIENDALE DI DOMANI
Cosa faciliterebbe una maggiore diffusione degli strumenti di welfare aziendale? Su questo punto i manager hanno le idee chiarissime: occorre semplificare la normativa: il 75% del campione ritiene che un aggiornamento delle norme fiscali sia “molto importante, mentre il 61% ha la stessa opinione rispetto alla disciplina giuslavoristica. Per quanto riguarda il “fronte interno”, il vero plus strategico per lo sviluppo del welfare aziendale è individuato in una maggior attenzione alla persona come primo stakeholder dell’impresa. Ciò è ritenuto più rilevante rispetto alle pure necessarie attenzioni relative alla necessità di abbassare il costo del lavoro.
IL RUOLO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI
Quale sarà invece il ruolo delle relazioni industriali? Anche su questo punto c’è un consenso molto ampio su un punto specifico: quasi l’85% del campione ritiene che l’ambito ideale sarà rappresentato dalla contrattazione aziendale. Poco spazio per gli altri livelli di contrattazione: anzi, per il 55% del campione si dichiara d’accordo sulla possibilità di uno sviluppo esterno alla contrattazione.
GLI ATTORI DELLO SVILUPPO
In conseguenza di ciò, gli intervistati ritengono che i principali attori dello sviluppo del welfare aziendali saranno le grandi imprese, i provider privati di servizi, le associazioni datoriali e dei manager. Poca speranza è invece rivolta verso gli Enti Locali: per loro, nessun ruolo specifico.
Luca Pesenti, Docente di Organizzazioni Sociali e Welfare Plurale, Università Cattolica del Sacro Cuore