Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo l’articolo di Tino Oldani uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi
Cerco di solito sul web le risposte che non trovo sui giornaloni. Così, volendo saperne di più sui consiglieri di Marine Le Pen e sui programmi da loro suggeriti, ho scoperto che il più influente è Florian Philippot, 34 anni, laureato all’Ena, la prestigiosa Scuola dell’alta dirigenza pubblica francese. A differenza di molti consiglieri politici, Philippot non è di quelli che si accontentano di restare nell’ombra, con discrezione. Tutt’altro: è uno dei cinque vicepresidenti del Front National, il partito della Le Pen, con un ruolo politico così influente che di fatto ne fa il vero numero due. Non solo. All’interno del partito lepenista è la testa d’uovo che guida una corrente che alcuni definiscono di sinistra, in netto contrasto con l’ala cattolica-conservatrice, guidata da Marion Maréchal-Le Pen, 26 anni, la più giovane esponente politica della famiglia più celebre dell’estrema destra francese, fondata dal nonno Jean-Marie Le Pen, nostalgico dichiarato del nazismo hitleriano.
Last but not least, Philippot è risultato il più votato nelle regionali di domenica in Alsazia-Lorena-Champagne-Ardenne, con il 35% dei voti, contribuendo al successo del Front National. Ma chi è Philippot? Per dire quanto sia diverso dalle figure fasciste tradizionali (patria, chiesa, famiglia), basti ricordare che è un gay dichiarato, come è emerso dalla causa da lui promossa presso il Tribunale di Parigi contro il settimanale Closer (la versione francese di Chi, entrambi di Mondadori), che il 12 dicembre 2014 aveva pubblicato su quattro pagine un servizio fotografico in cui Philippot era ritratto a Vienna insieme al suo compagno, un giornalista televisivo, con il titolo: «Oui à l’amour pour tous» (Sì all’amore per tutti). Sia in primo grado che in appello, Closer è stato condannato per violazione della privacy, con l’ingiunzione di pagare 20mila euro di danni al consigliere politico della Le Pen. Il quale non ha mai negato di essere gay, mentre il suo compagno, con lo pseudonimo Tyto Alba, ha poi scritto una lettera aperta a Closer, pubblicata sul sito rue89.com, in cui fa outing sulla sua relazione omosessuale con Philippot.
Questa vicenda è illuminante per comprendere, almeno in parte, la profonda virata culturale che Marine Le Pen ha impresso al Front National, nel tentativo di cancellare l’immagine di partito nostalgico del fascismo, grettamente conservatore e antimoderno. Grazie a Philippot, considerato il leader di una “lobby gay” all’interno del Front National, il partito ha aperto le porte ai movimenti omosessuali, lesbici e transgender. Un’apertura a sinistra che ha letteralmente sconvolto il vecchio fondatore del partito, Jean-Marie Le Pen, e con lui la nipote Marion. Una spaccatura che non è rimasta senza conseguenze.
Il consigliere di Marine Le Pen avrebbe avuto infatti un ruolo chiave nell’espulsione del vecchio Jean-Marie dal partito, deliberata il 20 agosto scorso, dopo che il fondatore, per l’ennesima volta, aveva definito le camere a gas naziste “un dettaglio della storia”. Un’espulsione presentata come l’abbandono definitivo delle tesi anti-semite da parte del Front National. Ma non per questo le divisioni all’interno del partito sono cessate. Anzi, alla linea progressista-statalista della “aile gauche” di Philippot e dei “giovani gollisti”, condivisa dalla leader del partito Marine, si contrappone quella cattolico-conservatrice della giovane Marion e della vecchia guardia.
Per il momento, questa spaccatura culturale interna al partito lepenista è oscurata dalla comune visione anti-islamica e anti-immigrazione, in difesa dell’identità francese e contro il terrorismo Isis, tema che ha monopolizzato il primo turno delle elezioni regionali di domenica scorsa. Questa linea, accentuata dopo la strage Isis del 13 dicembre al teatro Bataclan di Parigi, ha premiato il Front National, facendone il primo partito in Francia. Ma, in vista delle presidenziali del 2017, è inevitabile che lo scontro tra Philippot e Marion venga ancor più alla luce, costringendo Marine a scelte non facili su altri temi, come i diritti civili e le questioni economiche, dall’euro alla politica di austerità, fino al rapporto Francia-Germania, del tutto trascurati negli ultimi mesi.
Se Philippot è un gay dichiarato, Marion è arci-cattolica, tanto che, nei comizi che le hanno consentito di vincere al primo turno con il 41% le elezioni regionali in Provenza-Alpi-Costa Azzurra, ha attaccato il Planning familial, definendolo una “associazione politicizzata, che banalizza l’aborto”, e aggiungendo che “lo Stato non deve pagare la disattenzione delle donne”. Vale a dire: no al rimborso statale delle spese per abortire, quindi “no all’aborto”. Su questi temi, a sentire il Canard Enchainé, nelle riunioni ristrette di partito Marion e Philippot se ne dicono di tutti i colori. E quest’ultimo, alla vigilia delle elezioni regionali, ha perfino rimproverato a Marion di avere incontrato il nonno, “senza l’autorizzazione dei vertici del partito”. Non è chiaro se il rimprovero fosse ispirato da Marine, che con il padre ha consumato una rottura vera. Ma resta il fatto che cominciano ad esserci troppi galli nel pollaio del Front National, meno coeso di quanto sembri.