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Arabia Saudita, chi sono (e cosa pensano) le prime donne elette nei consigli comunali

La rivoluzione delle donne saudite è cominciata su due ruote ad aprile del 2013, quando diventarono libere di andare in bici nei parchi, sul lungomare e in altre aree a patto di indossare abiti modesti e alla presenza di un guardiano in caso di cadute o incidenti. Più di due anni dopo è avvenuto un altro evento di portata storica per il Paese. Ieri, per la prima volta nella storia dell’Arabia Saudita, è stato permesso il voto femminile alle elezioni amministrative, ponendo fine all’ultimo divieto di voto per le donne al mondo.

EVENTO STORICO

In questa occasione, nel Regno le donne hanno potuto partecipare sia nel ruolo di candidato sia di elettore. I risultati sono stati svelati stamattina: secondo il Daily Pakistan c’è stata grande affluenza, con 130mila donne registrate ai seggi e 20 donne elette ai consigli municipali. Le donne candidate erano 979 su un totale di 7mila partecipanti.

UNA DONNA ALLA MECCA

La prima donna votata come consigliere comunale è Salma bint Hizab al-Oteibi. Nata a Madrakah, a 150 chilometri a nord di La Mecca, Salma è cresciuta nel luogo più sacro dell’Islam. Secondo quando racconta il quotidiano Saudi Gazette, Madrakah non è un luogo estremamente sviluppato: le infrastrutture sono poche e malmesse, e l’ospedale più vicino resta comunque distante per essere raggiunto in caso d’emergenza. Sono molti i parti che avvengono per strada, in automobile. Questa problematica sarà sicuramente una delle prime che Salma affronterà in consiglio comunale.

LA FIGLIA DEL DIRIGENTE

Oltre a quello di Salma, uno dei nomi più gettonati alle elezioni era quello di Huda al Jeraisy, figlia dell’ex presidente della Camera di Commercio saudita. Anche lei è stata eletta, ma nel consiglio comunale di Riad.

MAPPA ELETTORALE

Rasha Hafza, Sana Abdulatif Abdulwahab al-Hamam, Massoumeh al-Reda e Lama al-Suleiman si sono imposta a Jeddah, seconda città saudita; Hinuwf al-Hazmi nella regione settentrionale di al-Jawf e Mona el-Emery e Fadhila al-Attawy a Tabuk, nel nordest. Nella provincia di Jazan ha vinto Aisha bint Hamoud Ali Bakri, mentre altre due donne sono state scelte nella regione conservatrice di Al-Qassim. Altre quattro donne sono state elette invece a Yeda, una zona costiera più aperta ai cambiamenti rispetto all’interno del Paese.

PROGRAMMI ELETTORALI

I consiglieri comunali in Arabia Saudita (sia uomini sia donne) non hanno alcun potere legislativo. Trattandosi di una monarchia assoluta, possono soltanto “consigliare” alle autorità cosa fare nelle comunità e contribuire al monitoraggio dei bilanci. Il programma di quasi tutte le candidate è incentrato su problemi come il numero di asili nido, la creazione di centri sportivi e culturali per i giovani, migliori infrastrutture, viali, parcheggi e città più verdi. Un altro problema diffuso è la difficoltà di molti giovani sauditi di frequentare l’università, che è vicino a La Mecca.

ELEZIONI LIMITATE

Tuttavia le candidate non avevano il permesso di essere fotografate durante la campagna elettorale (così, non sono state riconosciute dagli elettori) ed era proibita la loro partecipazione ai comizi insieme agli uomini. Piccola concessione: potevano viaggiare gratuitamente in taxi per recarsi ai seggi. Regole che non “toccano” però la principessa saudita Deena Al-Juhani Abdulaziz (qui l’articolo di Formiche.net), celebre per la sua passione per la moda occidentale.

VECCHI DIVIETI

Da quando il principe saudita Mohammed bin Salman, già ministro della Difesa (qui il ritratto di Formiche.net), è stato nominato secondo erede nella fila di successione dal padre Salman bin Abdulaziz, alcuni cambiamenti hanno “modernizzato” l’Arabia Saudita. Ma nonostante queste piccole modifiche nel codice religioso, legislativo e penale, il Paese resta arretrato per quanto riguarda la parità di genere. Le donne saudite hanno l’obbligo di indossare l’abaya e non possono guidare. I spostamenti e la possibilità di avere un’istruzione sono decisi da mariti, fratelli e padri.

CONQUISTE QUOTIDIANE

La giovane trentenne Eman al Nafjan (qui il ritratto di Formiche.net), autrice del blog Saudiwoman e collaboratrice di testate internazionali come il New York Times, Foreign Policy, The Guardian e World Policy Journal, racconta da quattro anni nei suoi post cosa significa essere donna nel Paese arabo. Con un dottorato in Linguistica, Eman è mamma di tre bambini e non può far niente senza l’autorizzazione del coniuge.  Ma Al Nafjan dice non voler vedere stravolte le limitazioni che l’Islam impone alle donne.

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