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Francia, ecco chi (non) ha vinto alle Regionali

Chi ha vinto nelle elezioni regionali francesi?

Naturalmente tutti.

Il Front national dice che era il primo partito al primo turno; e che è rimasto il primo partito al secondo turno, nonostante un forte aumento dei votanti, dal 50 al 60%; che ha combattuto uno contro dieci; che solo il sistema elettorale del “regime” lo ha penalizzato; e che in sostanza è passato dal 9,17% delle elezioni regionali del 2010 al 40% di oggi. E che sarà solo questione di tempo; vinceranno contro tutti gli altri in ammucchiata.

Il centro-destra festeggia perché 7 regioni ( su 12 metropolitane; la Corsica ha votato una lista locale) sono passate dal centro-sinistra al centro-destra; e che questo conferma il crollo della credibilità dei socialisti al governo; che per vincere devono sempre ricorrere alla somma di una sinistra eterogenea e litigiosa, che va dai verdi al Fronte della sinistra, con i comunisti in testa.

Il centro-sinistra, con i socialisti, dice che grazie alla loro desistenza (i socialisti si sono ritirati a favore del centro-destra nelle due regioni ove il Front national avrebbe potuto vincere) e al loro sacrificio, il Front national ha perso le due regioni al nord e al sud ove l’“estrema destra” avrebbe potuto far breccia sul blocco “repubblicano” (si auto-definisce blocco repubblicano quello contro il “nazionalismo“ della destra); e dice anche che nonostante la difficoltà di governare in tempi difficili, la sinistra, data perdente nei sondaggi su tutte le 12 regioni metropolitane, ne ha confermate ben 5 e su una – la Normandia – ha perso solo per una manciata di voti.

I partiti che hanno appoggiato questo e quello cantano vittoria e chiedono di contare di più.

E ora le posizioni post-elettorali dei vari attori politici in Francia.

Questo voto cambierà ben poco sul piano amministrativo (le regioni hanno pochi poteri); ma sembra importante sul piano politico del futuro, a detta di tutte le forze in campo. Manuel Valls, primo ministro socialista, aveva ventilato addirittura un pericolo di “guerra civile” se il Front national avesse vinto; e sembra che avesse equiparato la lotta contro l’islamismo estremista a quella contro il nazionalismo anti-europeo. Il centro-destra con Sarkozy si dice preoccupato per il futuro, data la crescita xenofoba e nazionalista del Front. I comunisti si sono scagliati contro il riporto dei voti dei socialisti sui candidati del centro destra; e vedono per il futuro un’unica possibilità per governare la Francia, quella di una “unione della sinistra contro la destra”; e su convinzioni analoghe sono i verdi. Il Front di Le Pen grida al delitto contro la democrazia, constatando che il primo partito di Francia non governa neppure una regione; grazie ad inciuci politici centrali della vecchia partitocrazia; è convinto che i francesi puniranno questa barriera levata da tutti contro loro, che sono più “repubblicani” e più democratici degli altri; unici interpreti del malessere economico e sociale crescente in Francia, tanto che alla cartina territoriale di questo malessere si sovrappone esattamente la cartina dei loro migliori risultati elettorali.

Tutto questo a commento di cifre e prime reazioni sul futuro. Le liti (finte a dire del FN) tra centro-destra e centro-sinistra sono ricominciate già nel dopo elezioni; resta il fatto che per bloccare la vittoria regionale del FN si sono dovuti unire i due gruppi, facendo un po’ il gioco degli avversari, che oggi ormai costituiscono l’unica alternativa a quello che il FN chiama “regime”. In due grandi regioni, il Nord e il Sud-Costa azzurra, non ci saranno consiglieri socialisti per i prossimi 5 anni; e non è un segnale privo di conseguenze; in molti a sinistra pensano che sarebbe stato meglio accettare la tendenza del voto del primo turno (ove il FN aveva superato il 40%) e mettere alla prova il governo regionale dei nazionalisti, per poterlo poi contestare e contrastare nelle elezioni che contano, quelle presidenziali del 2017. Nel 2002 già ci fu un confronto diretto, nel ballottaggio per le presidenziali, tra un candidato di centro destra e il capo del FN: finì 80 a 20%. Con i risultati di oggi potrebbe finire 60 a 40 o 55 a 45; e mancano ancora due anni in cui il FN è confinato da solo all’opposizione “repubblicana”e quindi libero di scorribande dentro al malcontento crescente.

La situazione resta dunque confusa e molto tesa, al di là dei liturgici peana di vittoria degli uni e degli altri.



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