Ultimo (per ora) appuntamento con l’analisi dei “favori” che la Germania avrebbe ricevuto dalla Ue. Oggi parliamo dei leggendari “duecentosettantamiliardi” che Berlino avrebbe gettato nella fornace delle proprie banche.
Per risolvere una volta per tutte (forse) la questione, andate a questo link e cliccate sul file excel contenuto nella pagina (“State Aid Used [Implemented]“). Si tratta del riepilogo di aiuti pubblici erogati dai paesi Ue alle proprie banche durante la Grande Crisi (2008-2013). Prima di procedere, precisiamo che ci sono tre tipologie di aiuti pubblici: le ricapitalizzazioni, gli interventi di asset relief e le garanzie. Ognuno di questi interventi si caratterizza per un grado differente di effettivo esborso di soldi pubblici. Il grafico illustra l’incidenza sul Pil di questi interventi.
Osservate lo schema, dunque. Da esso si evince che la Germania ha effettivamente speso in aumenti di capitale 64 miliardi di euro, pari al 2,34% del suo Pil a valori 2013. Questo è il vero esborso di denaro sonante. Poi ci sono le garanzie prestate a favore delle proprie banche nazionali. Nel 2009, anno di picco, la Germania ne aveva in essere per 135 miliardi, pari a quasi il 5% del Pil. Ma garanzia è una contingent liability, cioè esborso di denaro non ancora effettivo ma solo potenziale. Non tutte quelle garanzie sono state azionate, molte sono scadute senza trasformarsi in esborso. Come indica l’ultima colonna: nel 2013 la Germania non aveva più in essere garanzie pubbliche, mentre il totale degli aumenti di capitale edasset relief nel periodo 2008-2013 era salito a 144 miliardi, il 5,3% del Pil tedesco 2013. Le operazioni di asset relief (descritte qui) prevedono il rimborso allo stato entro un ventennio degli eventuali prezzi di favore con cui le banche tedesche si sono liberate dei titoli tossici, cedendoli allo stato ed ottenendone in cambio titoli con garanzia pubblica. Quindi la somma di 144 miliardi potrebbe anche ridursi, col passare degli anni.
Quindi, tutto ciò premesso, l’esborso tedesco per cassa non è stato di 270 miliardi, come Renzi ed altri patrioti continuano a ripetere ossessivamente, bensì “solo” di 144 miliardi, il 5,3% del Pil 2013. E l’Italia? Noi poco e nulla come aumenti di capitale, perché evidentemente non avevamo capacità di fare ulteriore debito pubblico, ed invece molte garanzie pubbliche, che sono quelle concesse alle emissioni di bond bancari per renderli stanziabili presso la Bce in occasione delle due operazioni di LTRO ed avere così fondi da Francoforte a tasso stracciato. L’Italia, nel 2013, aveva ancora in essere simili garanzie per un importo di circa 85 miliardi, il 5,5% del Pil.
Bene, siamo quasi alla fine del racconto. Mancano solo un paio di dettagli. Li mettiamo in forma di domanda e risposta:
Ma la Germania ha comunque pagato un sacco di soldi per salvare le proprie banche, perché noi italiani no? Complotto!
Perché c’è il piccolo dettaglio che il 40% del sistema bancario tedesco è pubblico. Era fatale che durante la crisi fossero costretti a puntellare le loro banche, e a spendere molti soldi. Invidiosi? Forse che anche noi dovevamo nazionalizzare le nostre banche, alcuni lustri addietro? Ah, saperlo.
Ma perché noi non abbiamo potuto nazionalizzare quelle che non andavano bene?
Semplice, perché non ci sono soldi. Non c’è capacità di generare debito pubblico aggiuntivo. Oddio, forse si potrebbe uscire dall’euro e stampare i soldi necessari al salvataggio. Pensiamoci, in caso.
Vabbè, il solito spiritoso. Ma comunque noi abbiamo dato soldi al Portogallo, che con quei soldi ha salvato le proprie banche!
Ma scusa, chi ci impediva/impedisce di chiedere soldi all’Europa per salvare le nostre banche, caricandoli sul nostro debito pubblico, che è già così poca cosa? Ah no, le nostre banche erano le più sane del reame, quindi non ci servivano soldi. Quindi, di che parliamo? Ma c’è una cosina che sfugge ai nostri patrioti…
Estratto di un’analisi più articolata pubblicata su Phastidio.net