Mancano poche ore alla fine del 2015. Tempo di bilanci. E di propositi.
Questo è stato un anno incredibile per me. Un anno dove il bene e il male si sono alternati. L’anno delle decisioni.
A gennaio del 2015 ho scelto di lavorare in proprio. Avevo avuto una serie di colloqui con alcune aziende ma quello che mi veniva offerto non era in linea con alcune scelte di campo che avevo fatto. La prima di tutte, un tempo maggiore da dedicare alla famiglia, tornare a casa in orari decenti.
Così in pochi mesi ho creato una rete di clienti ritagliandomi lo spazio per lavorare ma anche per il resto, una novità assoluta nella mia esistenza.
Nel 2015 in Vaticano ho sperimentato il valore reale e concreto dell’impegno nella carità. Una fondazione, una raccolta fondi importante, 2 opere importanti per i poveri realizzate. Ho conosciuto in questa avventura della gente incredibile. Un pezzo di Vangelo animato come li chiamo io. Sacerdoti, medici, imprenditori schierati vicino agli ultimi. Esperienza unica.
Ho viaggiato, ho fatto tardi, ho visto più albe che mattine per la mia solita insonnia, ho riso tanto, visto tanto. Creduto, sperato. Mi sono arrabbiata e a volte pentita.
Ho litigato con molte persone. Ho ricommesso l’errore di fidarmi troppo è troppo in fretta di tante persone.
Poi Lui. Prima solo un test di gravidanza: positivo. Poi l’ecografia. La gioia. La speranza.
Lo sapevo da 1 settimana di essere incinta quando mi hanno arrestata in Vaticano. Non me lo aspettavo di essere arrestata. Mai neanche lontanamente l’avrei creduto possibile.
Mio figlio da eroe è riuscito a superare i primi mesi, quando tutti dicevano che difficilmente ce l’avrebbe fatta. Nel buio di quei giorni la luce degli amici e dei colleghi. Nessuno è sparito come tutti pronosticavano: non solo gli amici di sempre anche i “potenti”, la gente con cui ho contatti per lavoro. Nonostante le paginate sui giornali che hanno finito per coinvolgere anche loro: la gente sa chi sono davvero, chi mi ha conosciuto anche solo per una riunione mi ha scritto che mi aspetta in pista appena questa storia sarà finita.
Ma il 2016 non sarà la fine.
Io verrò condannata. Sono innocente ma sarò dichiarata colpevole. Non c’è possibilità che il tribunale vaticano, dopo avermi arrestato, dopo aver creato un processo che doveva concludersi in pochi giorni e che si sta protraendo per mesi, dopo che questa vicenda ha fatto il giro dell’universo conosciuto, dica “ci siamo sbagliati” abbiamo messo alla sbarra una innocente incinta per giunta.
Quindi sarò condannata. Senza prove. Senza motivo. Pagherò il fastidio di aver obbedito al Papa e non essermi schierata con chi diceva “il Papa passa, la curia resta”.
Andrò in carcere. Ho rinunciato ad ogni mezzo di appello, e non ho chiesto nessuna Grazia. Quel tribunale condannandomi dovrà assumersi la responsabilità di eseguire la pena.
E so che lo farà. Anche lì non c’è scelta. A meno di perdere ogni credibilità, già compromessa.
Andrò in carcere, credo ad aprile. Subito dopo Pasqua. Sconterò un anno e mezzo di pena. Partorirò in carcere.
Non può andare diversamente. Ho sistemato già quasi tutto, suddiviso i clienti fra i colleghi che potranno portare avanti il lavoro nell’attesa che io esca, ho accettato di farmi assistere da una agenzia letteraria. In carcere scriverò. Non il libro che avevo in cantiere sulla mafia, ma la mia storia. Questa storia. Ho fatto credere a mia nonna che forse partirò per lavoro, mia madre sa la verità, seppur faccia finta di non crederci. Mio marito è arrabbiato per la mia scelta, non ne parla. Non ancora. Insomma ho pianificato tutto. Eppure… non è semplice.
Quando accadrà vorrei solo non avere paura, vorrei che le persone a cui tengo capissero le ragioni per cui un innocente sceglie di non combattere contro l’ingiustizia. Perché se sei cattolico non ti opponi al tribunale del Papa. Sai che devi accettare quello che ti è accaduto. La chiesa sbaglia. E spesso gli uomini fuggono. Ma la chiesa è la sposa di Cristo. E solo accettandone le debolezze e prendendo sulle spalle le conseguenze degli errori della chiesa, resterò in Cristo.
Ecco perché andrò volontariamente in galera per un reato che non ho commesso.
Trascorrerà così il mio 2016. Ci sarà mio figlio, il dono di questo tempo. Nascerà in carcere e da grande gli spiegherò perché la sua vita è iniziata lì. Gli insegnerò con gli anni che le sbarre non fermano le idee, il coraggio, la libertà.
Eccolo qua il mio 2016. Questo è il primo anno in cui so che dovrò fermarmi. Niente progetti. Niente sogni. 15 metri quadrati diventeranno il mio mondo nel 2016. Io abituata da troppi anni ad avere come unico limite l’orizzonte.
Da lì, ricostruirò il mondo. Ripartirò.
Sarà dura. Ma ce la farò.
Pochi mesi ancora prima del carcere. Mi godrò il bello di ogni cosa. Farò tante cose. Torneró a San Sosti ogni volta che potrò, lavorerò forte, mi godrò gli amici, la famiglia. Ogni istante. Per sopravvivere a quei 15 metri quadrati in Vaticano.
Da qui il mio augurio a voi.
Siate liberi. Siate forti. Siate coraggiosi. Lottate nel 2016, contro quello che non vi piace. Cambiate la vostra vita. Andate fino in fondo.
Abbiate voglia di vivere, sempre. Anche quando sembra impossibile.
Tutto ha senso, anche il male. Anche il carcere. Tutto.
Vivetelo questo tutto. Affrontatelo come se ogni giorno fosse l’ultimo.
Solo così ogni istante sarà un vero inizio.
Buon 2016.