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Renzi in Europa non sa con chi allearsi

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

La serie di colpi al corpo economico dell’Italia messi a segno dalle istituzioni europee incarna uno di quegli affondi che lasciano senza fiato. Bail-in per quattro banche di fatto fallite; bocciatura del salvataggio della Tercas con 300 milioni del Fondo interbancario di garanzia ritenuto un aiuto di stato; bollino rosso al salvataggio dell’Ilva; procedura di infrazione sulla mancata schedatura via impronte digitali degli immigrati; nessuna flessibilità aggiuntiva in extra deficit di bilancio per tagliare l’Ires nel 2016.

Matteo Renzi, per uscire dall’angolo, dove non poteva continuare a incassare colpi in silenzio, bene ha fatto ad alzare la voce verso l’Europa e a rivolgersi direttamente alla leader dell’euro germanizzato, Angela Merkel. Ma se il premier vuole evitare che il tutto si riduca a qualche titolo sui giornali italiani (Italia Oggi qualche giorno fa ha magistralmente spiegato come sui media tedeschi delle uscite di Renzi non via sia traccia, ndr) deve far capire quale strategia abbia in testa. Quali sono i suoi alleati e le sue sponde politiche all’interno dell’Ue con le quali conta di giocare una partita così difficile.

Ovviamente non si sta parlando della Lituania, di Malta o di Cipro. La campagna contro la Merkel per essere vittoriosa necessita di ben altri alleati che ad oggi non sono ancora chiari. Pensare di fare da capofila di un fronte mediterraneo che va da Atene a Lisbona, magari approfittando di un nuovo governo Psoe-Podemos a Madrid, caratterizzato da governi più sinistrati che di sinistra, tanto fragili sono le coalizioni che li caratterizzano, appare una manovra destinata a fallire.

Per scardinare l’asse della Merkel serve avere dalla propria parte o la Francia o, ancora meglio, qualche peso massimo a tripla A dell’eurozona come l’Olanda o l’Austria che però non si conquistano proponendo di battere la crisi facendo più deficit di bilancio. Alle mirabolanti capacità della spesa pubblica di produrre più crescita e sviluppo non credono più in molti neppure nei paesi un tempo a tradizione socialista, come certificano le stesse riforme olandesi del welfare. Renzi, per vincere alleati alla sua causa, deve dimostrare di saper fare quello che i premier italiani hanno sempre solo promesso: tagliare il debito pubblico per farlo convergere verso quota 100%. Ovvio che non è facile tagliare drasticamente il debito pubblico italiano, come non è semplice scardinare gli equilibri pangermanici a Bruxelles o a Francoforte. Ma se Renzi non vuole semplicemente abbaiare alla luna non ha molte alternative, perché solo un leader italiano credibile può trovare sponde utili a livello europeo per ridimensionare la Germania.

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