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Ecco come i giornali tedeschi hanno occultato il caso Colonia

I quotidiani tedeschi continuano a vendere perché sono credibili, questo è ovvio. Ma oggi il 41%, ritiene di non venire correttamente informato. Colpa dell’invasione di Flüchtlinge, fuggiaschi, come qui più correttamente vengono chiamati quelli che per noi sono migranti. E diffidano anche dei telegiornali, anzi secondo i sondaggi di opinione, la manipolazione in tv sarebbe peggiore. E solo il 25%, uno su quattro, ritiene che i media presentino un quadro realistico e credibile della situazione.

Un giudizio negativo rafforzato da quanto è avvenuto la notte di San Silvestro alla stazione di Colonia, che si affaccia sul piazzale del Duomo. Un migliaio di giovani arabi ha aggredito centinaia di donne, ha strappato loro i vestiti, le ha palpeggiate e derubate. Una ragazza è stata violentata. Le denunce delle vittime sono una novantina, ma molte hanno preferito non presentarsi alle stazioni di polizia. Frau Merkel è intervenuta per manifestare il suo sdegno, il ministro degli Interni, il socialdemocratico Heiko Maas, promette mano dura. Ma il capo della polizia di Colonia, Wolfgang Siebers, ammette: «Abbiamo fallito». Gli agenti sono intervenuti con colpevole ritardo, e con timore. E, il mattino del 1° gennaio, nel rapporto di polizia si poteva ancora leggere: «La notte si è svolta normalmente».

Che le autorità cercassero di nascondere l’avvenuto non è scusabile, ma comprensibile. E i giornali? Solo con cinque giorni di ritardo hanno cominciato a riferire sugli incidenti, benché da tempo fossero noti. La sera del quattro, il telegiornale dello ZDF, il secondo canale pubblico, ha dedicato alla folla fuori controllo di Colonia appena un minuto. I responsabili dell’emittente hanno ammesso la «Fehleinschätzung», l’errore di valutazione, ma solo via Facebook e Twitter. Troppo poco. E hanno riversato la colpa sulle autorità. Il 5 hanno dedicato in serata uno «speciale» di un quarto d’ora fuori programma, sempre senza scusarsi.

Le violenze di Colonia sono «una bomba politica», si riconosce al ministero degli Interni. In Germania sono giunti un milione e centomila fuggiaschi, la popolazione ha reagito bene, accogliendo l’invito della Cancelliera, ma sono aumentati inevitabilmente anche le aggressioni dei gruppi di estrema destra, triplicati rispetto al 2014. E i movimenti populisti hanno gioco facile nel diffondere paura: l’AfD, l’Alternative für Deutschland, se si votasse domenica avrebbe più del 10%. Quindi, meglio censurare gli eventi di Colonia, e manipolare l’informazione?

Nel suo commento dell’ultimo dell’anno, il giornalista Claus Kleber dallo studio dello ZDF ha detto: «L’Europa è rimasta compatta, l’economia tedesca è in pieno boom, la crisi dei fuggiaschi ha dimostrato di che cosa la Germania sia capace: pronta ad aiutare, empatia, buona volontà che mettono in ombra le azioni dei nazionalisti e dei razzisti ». Un quadro idilliaco e inverosimile, commenta Der Spiegel.

I talk show del 2015 sui fuggiaschi, continua la rivista, si sono svolti sempre secondo un unico schema: quattro ospiti di buona volontà, tutti uniti contro l’unico di parere diverso, il cattivo di turno. È questo un giornalismo imparziale? Lo Spiegel, e non a torto, si autoassolve, e riconosce che anche la Frankfurter Allgemeine ha pubblicato articoli critici sulla situazione. Perdere la fiducia dei lettori è pericoloso. Due terzi dei tedeschi, secondo l’Istituto demoscopico Allensbach, considerano obiettivi stampa e tv. Ma fino alla crisi provocata dall’arrivo dei migranti. In poche settimane l’indice di fiducia si è quasi dimezzato. La notte di San Silvestro, conclude Der Spiegel, radio e tv avrebbero dovuto preoccuparsi di informare e di avvertire le donne del pericolo che correvano. Una bomba politica non si disinnesca tacendo.

(Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori, abbiamo pubblicato l’articolo di Roberto Giardina uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi)


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