Il re Filippo VI ha deciso ieri, alla fine del primo turno di consultazioni con i principali partiti politici, di proporre a Mariano Rajoy l’incarico di formare il nuovo governo. Ma il leader del Partito Popolare ha rifiutato l’offerta.
LO SCENARIO
A un mese delle elezioni, l’incertezza è generalizzata. Come anticipato dalla politologa spagnola Paloma Román a dicembre in un’intervista su Formiche.net, continua a prendere forza l’ipotesi di un’alleanza tra i socialisti del Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe), gli euro scettici di Podemos e Sinistra Unita.
IL DISCORSO DI RAJOY
Mancata la maggioranza in Parlamento, il leader dei popolari Mariano Rajoy aveva deciso di lasciarsi dietro le divisioni della campagna elettorale, per un tentativo di unire Pp, Psoe e Ciudadanos. Tutto a favore delle riforme necessarie per il bene del Paese. Un’opzione poco probabile, vista la diversità tra le linee politiche.
LASCIARE SPAZIO
Un editoriale pubblicato ieri dal quotidiano spagnolo El Pais diceva che “sembra evidente che siamo arrivati alla fine di un ciclo e il presidente (Rajoy, ndr) non ha più nulla da offrire al Paese oltre alle sue dimissioni. È necessario che dica ora se vuole fare il capo del governo e, se non riesce a trovare l’appoggio per farlo, che lasci spazio ad un’altra persone per provarci”. E così ha fatto.
L’IMPEGNO DEI SOCIALISTI
Il leader del Psoe, Pedro Sánchez, è disposto a giocarsi qualsiasi alternativa. Inclusa la rischiosa alleanza con Podemos. Aspetterà il suo turno e non si tirerà indietro quando sarà il suo momento, dicono alcuni osservatori. Dopo le consultazioni ha dichiarato: “Sono entrato alla Zarzuela senza governo e sembra che all’uscita ho già a disposizione tutti i ministri”, facendo riferimento all’offerta di Iglesias di fare un accordo tra Podemos, Psoe e Sinistra Unita. Uno strano cocktail che potrebbe funzionare nei numeri ma non per una vera governabilità. “Bisogna stare attenti alle procedure – ha detto – ma che non ci siano dubbi che si Rajoy fallisce il partito socialista farà quello che deve fare per promuovere un governo di cambio, di sinistra, progressista e riformista”.
LA RICHIESTA DI PODEMOS
Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha rimarcato che desidera porre fine a “un mese morto” per il suo Paese e ha confermato al re Filippo VI la sua disponibilità a formare una coalizione con il Psoe e Sinistra Unita. Unica condizione: essere nominato vice presidente del governo. Iglesias ha dichiarato: “Abbiamo deciso di prendere l’iniziativa e fare un passo avanti… In questo momento non ci possono essere mezze tinte. O si sostiene il cambiamento o l’immobilismo”.
I DUBBI DI CIUDADANOS
Albert Rivera, leader di Ciudadanos, ha detto al re Filippo VI che il suo partito non sosterrà l’alleanza tra Psoe, Podemos e Sinistra Unita, perché sarebbe come tradire la fiducia degli elettori. Inoltre ha criticato Iglesias, perché considera inopportuno chiedere come prima cosa una poltrona invece che discutere di programmi o riforme da fare.
Gli spagnoli non hanno dato la maggioranza assoluta a nessun partito, per cui è necessario un governo di grande coalizione. Gli analisti si augurano che l’accordo arrivi presto, dal momento che i negoziati hanno finora trascurato quello che conta di più: i programmi di governo e le politiche sociali ed economiche.