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Come proteggere i risparmiatori dopo Banca Etruria e Bail in

savona

La crisi finanziaria in corso in Italia è esplosa per non aver compreso le gravi conseguenze che avrebbe causato la decisione di non rimborsare le obbligazioni subordinate di Banca Etruria, per giunta anticipando l’applicazione del bail-in. Se a questo errore sommiamo la crisi di più ampia portata in atto in Europa, la situazione può volgere al peggio per il piccolo risparmiatore.

Come scrissi in occasione della firma del Trattato di Maastricht, si stava dando vita a un’Europa dai piedi di argilla; purtroppo la costruzione si è rivelata anche peggiore, quella d’essere ingiusta; tra queste ingiustizie, vi è l’assenza di una seria protezione del risparmio, sostituita da espressioni formali come quella di firmare incomprensibili documenti di molte pagine in corpo 6 che servono assai poco in assenza di barriere di accesso a titoli complessi e di politiche che propiziano la crescita reale, le uniche che possono proteggere realmente il risparmio.

In sostituzione si emanano direttive che i Parlamenti nazionali approvano, tendenti a trasferire le responsabilità degli errori delle autorità sulle spalle dei risparmiatori, trattando questi da ignoranti e giustamente da sprovveduti. È inutile individuare i responsabili di secondo livello dei fallimenti, se le autorità preposte non pagano per prime. Il minimo che si debba fare è rimborsare integralmente gli obbligazionisti subordinati della Banca Etruria, ma allo stesso tempo anche gettare le basi per una seria protezione del risparmio creando un gruppo di proposta europea – o, subordinatamente, uno italiano – composto da studiosi indipendenti. Ciò è tanto più urgente per sanare i molti errori di politica economica commessi, come quello d’aver accettato nel Wto Paesi con rapporti di cambio manipolabili per vendere merci che non incorporano i costi di una minima rete di protezione sociale.

In questo quadro confuso, giustizia vorrebbe che si proteggesse i risparmi delle famiglie necessari per fronteggiare i rischi non più coperti dallo Stato. Invece di far ciò, la principale preoccupazione dell’Ue è che lo Stato si indebiti meno in nome della protezione degli interessi collettivi, a prescindere, direbbe Totò, che lo si faccia aumentando le tasse o penalizzando il risparmio individuale, come nel bail-in. Il risparmio collettivo esiste solo se si fanno investimenti produttivi, altrimenti è il risparmio individuale che conta per reggere gli equilibri socio-economici ed è perciò che va protetto. Eppure i cristiani democratici che hanno la maggioranza nel Parlamento europeo dovrebbero conoscere la parabola dell’obolo della vedova raccontata da San Marco; una vedova povera versò al Tempio pochi spiccioli, mentre i ricchi versavano molti denari. Il Cristo disse che la vedova aveva dato ciò che a essa occorreva per vivere, mentre i ricchi versavano il superfluo e si domandò chi merita più considerazione.

Svilire il piccolo risparmio ha effetti ben più gravi di quanto non sia decurtare il grande, che è comunque un errore perché di questo abbiamo bisogno a fini produttivi di crescita del reddito e dell’occupazione. Invece si spinge e si esalta la ripresa dei consumi, anche se si indirizzano verso beni non strettamente necessari alla vita. Anche in ciò non vi sarebbe nulla di male, se non si chiedesse e si ottenesse con le riforme una riduzione dell’offerta pubblica di beni indispensabili, come quelli per la salute, e un aumento delle risorse indispensabili per vivere in assenza di lavoro e in vecchiaia; perciò occorre incentivare e proteggere l’accumulo di risparmi alternativi. Se non lo si fa, anzi si va contro, si accentuano le ingiustizie sociali e si alimenta l’antipolitica all’interno e le spinte centrifughe nelle alleanze europee e internazionali.

Nessuna voce si è finora alzata per chiedere una legge seria di protezione del risparmio, partendo da una revisione della direttiva del bail-in (che il solo Commissario europeo Lord Hill ha promesso di fare) e continuando in profondità per agire sull’assurdo e ingiusto trattamento fiscale. Assurdo e ingiusto perché lo Stato incassa una percentuale di rilievo su rendimenti nominali prossimi allo zero, ignorando che essi sono negativi in termini reali, e per giunta rosicchia come un topo i risparmi investiti, senza tenere conto se il loro valore registra perdite. Meno male che l’inflazione è bassa, ma si programma di innalzarla al 2%, senza far sapere che quando e come verranno aumentati i tassi, causando perdite del valore dei risparmi che queste scelte determineranno.

(Pubblichiamo questo articolo uscito sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori)

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