Oltre che meta appetibile per le merci italiane, l’Iran rappresenterà un’ottima opportunità per coloro che desidereranno investire nel Paese. I principali vantaggi per gli investitori risiedono:
• Nella forza lavoro competitiva in termini di qualifiche e costo. Il livello medio di istruzione nel Paese è elevato (4 milioni di studenti universitari, 700 mila laureati ogni anno di cui circa la metà in discipline scientifico-ingegneristiche) a fronte di un salario medio di 330 dollari al mese e normative di assunzione relativamente agevoli per il datore di lavoro.
• Nelle importanti agevolazioni fiscali per gli investitori esteri. Il Paese ha 14 economic zone e 7 free trade zone, dove gli investitori stranieri godono di esenzioni fiscali per un periodo di 20 anni, della completa libertà di movimento di capitali e profitti e dell’assenza di dazi all’importazione.
• Nelle potenzialità demografiche: il Paese è molto popoloso, con circa la metà della popolazione sotto i 30 anni e un PIL pro capite pari alla metà di quello italiano. Questo è un elemento importante sia dal punto di vista del mercato del lavoro, sia per le potenzialità commerciali di questa fascia della popolazione.
Occorre tuttavia ricordare l’esistenza di alcuni elementi frenanti, che possono essere comunque opportunamente gestiti con l’assistenza di attenti conoscitori del contesto locale.
• Il business climate del Paese presenta ancora qualche limite nonostante i miglioramenti, in particolare per l’avvio delle attività produttive, le pratiche di registrazione di proprietà e l’ottenimento dei permessi edilizi.
• L’attività delle aziende che si stabiliscono in Iran possono essere ostacolate dalla diffusa corruzione e dal peso che lo Stato riveste nei diversi comparti produttivi. Le principali banche e le grandi imprese pubbliche e semi-pubbliche dominano interi comparti produttivi e commerciali del Paese, lasciando poco spazio ai nuovi player che si affacciano sul mercato.
• Oltre allo Stato un peso economico importante è quello dei Pasdaran, o guardiani della rivoluzione. La loro presenza spazia dall’energia alla petrolchimica, dalle automobili alle cliniche per la chirurgia al laser, dalle infrastrutture all’industria bellica, oltre agli interessi nel sistema finanziario iraniano.
• In Iran permangono inoltre elevate barriere doganali, in particolare laddove esista una produzione locale da proteggere. Tale situazione si verifica principalmente sui beni di consumo in genere e su quelli durevoli. Sui beni alimentari, ad esempio, i dazi possono arrivare al 65%.
• Infine, ricordiamo che l’impianto sanzionatorio sul Paese resta per il momento congelato in attesa del raggiungimento di una eliminazione definitiva. Massima attenzione ad operare nel pieno rispetto del quadro normativo in essere.
La rimozione graduale delle sanzioni internazionali ridarà fiato e slancio a un’economia in recessione da due anni. Le opportunità vanno colte in settori come l’oil&gas, i trasporti, l’edilizia residenziale, la costruzione di grandi opere e il turismo.
Il tutto senza dimenticare che a fronte di queste opportunità vanno attentamente valutati i rischi del fare business nel Paese. Tra i principali: l’elevata corruzione, la burocrazia, le elevate barriere doganali e le tempistiche che saranno individuate per l’eliminazione delle sanzioni in essere.
Non da ultimo le imprese dovranno prestare attenzione ai rischi di mancato pagamento anche a causa di ritardi per disponibilità della valuta, almeno fino a quando il Paese non rientrerà a pieno nei circuiti finanziari internazionali.