Equilibrato nei modi ma netto nei giudizi, dialogante con chi la pensa diversamente ma al tempo stesso irremovibile nelle convinzioni, accogliente con tutti (la sua storia familiare parla da sé) senza però farsi contaminare da ciò che ritiene fuori dai binari del bene. La forza di Massimo Gandolfini in fin dei conti è proprio questa; quell’eloquio diretto e al tempo stesso pacato, quella chiarezza di parola che per un cristiano come lui trova fondamento nel Vangelo di Matteo (“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”) e nell’Apocalisse di San Giovanni (“Poiché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca”). Se il (fino a ieri sconosciuto) portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli” è capace di mobilitare una folla come quella che si riunisce oggi al Circo Massimo, è anche perché una parte del popolo cattolico lo apprezza.
LA CARRIERA PROFESSIONALE
Nato nel 1951 da madre romana e padre mantovano, Gandolfini ha sempre risieduto a Brescia. Nel 1977 si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università Statale di Milano, quattro anni dopo arriva la specializzazione in Neurochirurgia sempre a Milano e in seguito quella in Neuropsichiatria all’Università Statale di Brescia. Tra il 1978 e il 1994 lavora nella Clinica Neurochirurgica dell’Ateneo bresciano come assistente e di aiuto; nel frattempo, nel 1990 vince il concorso per l’idoneità a primario ospedaliero in Neurochirurgia. E’ nel 1994 che arriva la svolta professionale: diventa direttore del Dipartimento di Neuroscienze (e in seguito anche primario dell’unità operativa di Neurochirurgia) della Fondazione Poliambulanza di Brescia, un ospedale privato cattolico che vede tra i promotori la Congregazione delle Suore Ancelle della Carità, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la Diocesi di Brescia e l’Opera don Calabria. Nel corso degli anni, oltre a un’intensa attività pubblicistica legata all’ambito medico e la pubblicazione di alcuni libri sui temi bioetici, avvia anche una collaborazione con la Santa Sede in qualità di perito neurochirurgo della Congregazione delle Cause dei Santi, specializzandosi in seguito sulla teoria gender, della quale è un fiero oppositore.
IL GANDOLFINI PUBBLICO…
Seppure solo adesso il suo nome e il suo volto siano saliti alla ribalta mediatica (per la verità, anche in occasione del Family Day del 20 giugno scorso seppure in tono minore), Gandolfini da tempo ricopre incarichi di rilevanza pubblica legati alla sua attività. E’ infatti presidente dell’Associazione medici cattolici della regione Lombardia, membro del gruppo di neurobioetica del Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” di Roma e fino a qualche mese fa era pure vicepresidente nazionale dell’associazione Scienza&Vita nata nel 2005 in occasione del referendum sulla fecondazione assistita. La sua repentina uscita di scena dal consiglio di presidenza di questo organismo legato alla Cei ha fatto molto discutere all’interno del mondo cattolico, tanto da essere stata letta da alcuni come una punizione dovuta all’esposizione mediatica e di piazza. Proprio perché non del tutto allineato alle posizioni del segretario Cei monsignor Nunzio Galantino, a Gandolfini – secondo le indiscrezioni che circolano in ambienti cattolici – sarebbe stato dato il benservito dai vertici di Scienza&Vita nonostante possa contare sulla stima del presidente dei vescovi italiani cardinale Angelo Bagnasco.
… E QUELLO PRIVATO
Il portavoce del Comitato non ha mai nascosto il suo profilo privato. Anzi. Nella sua biografia pubblicata sul sito di “Difendiamo i nostri figli” spiega di essersi sposato nel 1977 e di aver ben 7 figli adottivi: una dal Perù, due dal Brasile e quattro dall’Italia. “Oggi i primi quattro figli (due femmine e due maschi) – si legge – sono sposati e, quindi, i coniugi Gandolfini sono nonni di sei nipotini”. Non bastasse, si racconta anche della disabilità dell’ultima figlia 22enne e di un’adozione a distanza di un kosovaro. E’ un aderente ai Neocatecumenali, già tra i responsabile delle comunità di Brescia, un uomo quindi molto vicino a Kiko Argüello, l’iniziatore del Cammino al quale Bagnasco ha chiesto di riempire il Circo Massimo mobilitando tutti i seguaci; a differenza della precedente manifestazione, questa volta però Kiko non parlerà dal palco per evitare un eccessivo coinvolgimento diretto del Cammino (e pure nuove battute su Galantino e Cei che potrebbero offuscare la riuscita della mobilitazione).
IL FAMILY DAY DI GANDOLFINI
Se quindi quello del 20 giugno è stato innanzitutto il Family Day di Kiko, quello di oggi è il Family Day di Massimo Gandolfini. Anche perché oltre a testimonianze selezionate, nessuno degli altri leader del Comitato promotore terrà un intervento come il suo, limitandosi a un breve saluto. E’ il Family Day di Gandolfini anche perché è stato il medico bresciano in queste settimane a tessere con grande abilità e pazienza la trama delle relazioni con le altre realtà ecclesiastiche e con la stessa Cei, arrivando a far convergere buona parte dell’associazionismo e del movimentismo cattolico sulle ragioni della piazza, fino al sostanziale “armistizio” con il Forum Famiglie, il cui presidente Gigi De Palo gli ha pubblicamente dato atto di avere lavorato per l’unità.
A questo punto una domanda sorge spontanea: e se Gandolfini decidesse di fare il grande passo gettandosi nella mischia della politica, con un impegno in prima persona? Magari a capo di un nuovo partito nato dal basso? Se lo iniziano a chiedere in tanti, ma chi lo conosce bene assicura che una tale strada non gli interessa affatto. A lui no, ma a qualcuno della sua squadra forse sì. Da domani si vedrà.