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Il Familyday è il nostro medioevo

Ascoltando le parole di Massimo Gandolfini al Family Day ho avuto la sensazione di vivere in un’epoca diversa da quella contemporanea. L’epoca adatta è il medioevo. Quella dell’oscurantismo e dell’oppressione attraverso la religione, quella cattolica per intenderci.

Sentiamo persone gridare allo scandalo perché l’Islam impone il velo alle donne, perché è estremista e oppressivo. Ma che differenza c’è con il cristianesimo alla Gandolfini o alla Bagnasco? Nessuna differenza nella sostanza, se non che, per fortuna, l’Europa è un continente che ha una storia assai lunga e travagliata che ci ha consegnato un mondo laico e secolarizzato che non usa più in modo interscambiabile i concetti di peccato e reato.

Il Family Day, così come lo ho letto e visto, è in realtà la celebrazione del passato più oppressivo che la nostra società ha conosciuto: il ruolo della donna ne viene nuovamente sminuito, il ruolo della relazione umana ne esce una robetta strumentale, un mezzo per un fine diverso. Nelle parole di Gandolfini c’è la negazione dell’amore e della libertà. C’è il tentativo, antistorico, di tornare a una società oppressiva basata sul fondamentalismo religioso, sia esso cristiano o islamico. E c’è anche tanta, tantissima ipocrisia.

Non mancano, infatti, le forti, anzi fortissime contraddizioni in questo Family Day. Si celebra una fantomatica famiglia tradizionale, mai esistita, nemmeno nella Bibbia, basata sulla sacralità del matrimonio (un istituto giuridico) con persone che quella sacralità hanno consapevolmente violato più volte: sposati, divorziati, qualche figlio fatto con questa/o e altri con questa o quest’altro. Insomma: una variegata famiglia tradizionale. C’è anche chi si è sposato in un Casinò a Las Vegas. Davanti a quale Dio? Il Dio denaro?

Addirittura l’On. Giorgia Meloni, a cui faccio le mie congratulazioni per la lieta novella, non sposata, ma accompagnata, quindi che vive direttamente la condizione di una coppia di fatto, è incinta e si trova a manifestare per la famiglia tradizionale. Ma il figlio fuori dal matrimonio non era propriamente nella concezione tradizionale di famiglia così come intesa dalla Chiesa Cattolica. Lo sa?

Da questa discussione emerge che uomo e donna non sono persone umane, dotate quindi di libertà e di coscienza, ma mere macchine per la procreazione. Animali come tutti gli altri in sostanza. Che grande concezione evoluta dell’uomo che trasmette questa piazza… Un salto indietro nella storia umana, della Chiesa e delle religioni, di almeno qualche secolo.

Questa cosa poi si sposa bene con alcuni articoli usciti su alcune testate vicine a questo mondo cattolico nostalgico del tempo della caccia alle streghe: Libero e Il GiornaleUna società patriarcale, basata sul dominio del maschio su ogni altra cosa, purché sia un maschio alfa, bianco, eterosessuale e cattolico (suppongo) in cui le donne dovrebbero tornare a occuparsi di cose “da donne” per esempio rendersi disponibile quando il marito lo esige e sfornare figli. Leggere un buon libro di ricette per soddisfare il marito e dare amore alla propria prole. E se impara anche a tacere, non legge e non si informa, la società tutta ne guadagnerà. Magari si stabilisce anche un sistema in cui, come nell’Agorà dell’Antica Grecia, donne, senza patria e schiavi (magari gli stranieri che arrivano qua implorando aiuto) sono esclusi dalla discussione politica, dall’amministrazione della cosa pubblica. Erano non-persone a quel tempo, ed oggi? Arriveremo a sostenere che ci sarà bisogno di riscoprire un valore preciso per le donne (e per tutto ciò che non è “essere maschio”) ossia: l’obbedienza senza se e senza ma.

Arriveremo a ri-definire la società intollerante, ingiusta e discriminatoria in cui il potere maschile è l’unico lecito. E sulla base di questo, magicamente, si superano anche tutte le diversità, tra maschi eterosessuali ovvio, e distanze di opinione politica o culturale. Tanto che è celebrata la partecipazione all’evento anche di musulmani (che però dagli stessi esponenti politici della destra nostrana sono criticati di avere un’idea di donna retrograda). Ah, la coerenza, questa sconosciuta.

Poi mi si dovrà davvero spiegare, per esempio, se è buono e giusto che un uomo sposato con figli (ma anche senza figli) si diletti ad andare con prostitute o trans, magari pure con qualche minorenne, maschio o femmina che sia. Mi si deve spiegare se questo comportamento è lecito, in una famiglia tradizionale, e se il “tornare sempre a casa dalla moglie” alla fine è una condizione sufficiente per cancellare peccato e pure reato. E mi si deve anche spiegare in che misura, il riconoscere una serie di diritti ad alcuni è una minaccia per i diritti di altri. Lo slogan difendiamo i  nostri figli, non ha senso. Nessun senso! In che misura i vostri figli sono minacciati dalla possibilità di dare ad altre bambine o bambini una famiglia? In che misura la felicità altrui è una minaccia alla tranquillità vostra?

Detto ciò, la famiglia naturale non esiste: la famiglia è, per definizione, una costruzione sociale. Che varia da epoca ad epoca, di cultura in cultura. Basta leggere qualche testo di antropologia o sociologia per rendersene conto. Ma anche la storia attuale di tante tribù, villaggi sparsi nel mondo e via dicendo. La famiglia è sì invece, uno spazio in cui si creano relazioni di potere che possono essere di forme assai diverse. Il concetto è quindi un altro: la gestione di un particolare tipo di potere da parte di una data categoria (maschio, etero, bianco, cattolico o cristiano, padre, marito, lavoratore…) su tutte le altre.

Care amiche e cari amici, è davvero questo il modello di società che prevedete per voi e i vostri figli? O i vostri nipoti? Una società basata, ancora, su divisione, intolleranza e rabbia? Il mutamento sociale, come ci ricorda un importante sociologo polacco, Piotr Sztompka, è inarrestabile poiché il mondo in cui viviamo è caratterizzato da una incessante dinamicità e incessante accelerazione. Le conquiste che abbiamo fatto non possono essere ignorate e girare improvvisamente le spalle al progresso storico, sociale e culturale è impensabile, illogico e pericoloso.

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