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Cosa pensano i vescovi del successo del Family Day

“Due milioni mi sembrano un po’ tanti”, si lascia sfuggire il cardinale Camillo Ruini in un colloquio con Aldo Cazzullo pubblicato oggi sul Corriere della Sera, mentre guardava su Tv2000 la manifestazione al Circo Massimo in difesa della famiglia e in opposizione al ddl Cirinnà sulle unioni civili.

“SAREBBE STRANO SE NON SI TENESSE CONTO DELLA PIAZZA”

A ogni modo, aggiunge l’ex presidente della Conferenza episcopale italiana, se “è un po’ presto per parlare di referendum” è altrettanto vero che “sarebbe strano che non si tenesse conto” di quanto accaduto ieri a Roma. Eppure, scorrendo i giornali, si rilevano ancora differenze nel modo in cui i vescovi leggono quanto si sta discutendo in Senato.

LA POSIZIONE DEL VESCOVO SEMERARO

Se Ruini mette l’accento sul fatto che “i diritti siano attribuiti alle persone che formano le coppie ma non alla coppia come tale, per evitare equiparazioni al matrimonio”, il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, sceglie un’altra strada: “In linea di principio, non ho obiezioni al fatto che sotto il profilo pubblico si dia consistenza giuridica a queste unioni. Mi sembra che la reazione riguardi il tema delle generativi, le adozioni, non il riconoscimento pubblico delle unioni”. Su un punto, comunque, anche lo stretto collaboratore del Papa (Semeraro è segretario del C9, la consulta incaricata di studiare la riforma della curia romana) è pienamente d’accordo con Ruini: “L’importante è che non vengano assimilate alla realtà del matrimonio”.

RIMPIANTI (O NO?) PER I DICO

Ma Semeraro parla anche di Dico, contro cui si tenne il Family Day del 2007. Alla domanda se sia stato un errore far le barricate contro quel progetto, il vescovo di Albano risponde a Gian Guido Vecchi, sempre sul Corriere della Sera: “Eh, la storia non si fa con i se. E’ probabile che allora ci fosse bisogno di un discernimento differente. Ora ci ritroviamo allo stesso punto, con in più le istanze sull’adozione”. Eppure, osserva il cardinal Ruini, se “è vero che i Dico non contenevano certe forzature dell’attuale disegno di legge”, va anche sottolineato che “se fossero stati approvati non sarebbero stati il punto d’arrivo. Il vero traguardo è la totale parificazione delle coppie omosessuali a quelle eterosessuali, come riconoscono apertamente i promotori più decisi di queste rivendicazioni, e come è già accaduto in molti altri paesi”.

“I VESCOVI DOVEVANO VENIRE AL CIRCO MASSIMO”

Ma sul ruolo dei vescovi relativamente al Family Day, di cui tanto s’è parlato in queste settimane, qualcosa da dire ce l’ha uno di loro, mons. Giancarlo Bregantini, capo della diocesi di Campobasso-Boiano e non certo ascrivibile ai cosiddetti ultraconservatori. Intervistato da Repubblica, Bregantini si rammarica del fatto che in piazza di presuli ce ne fossero davvero pochi. Lui, qualche giorno fa, aveva pubblicamente appoggiato con una Nota ufficiale la manifestazione, annunciando la sua presenza. “Certo mi dispiace”, dice, aggiungendo che “se fossero venuti in tanti avrebbero posto il sigillo a una manifestazione laicale di grande splendore. Il popolo italiano era qui in piazza e sarebbe stato bello se accanto a esso ci fossero stati tutti i vescovi. Questa piazza rappresenta la maggioranza del paese”. Il presule va oltre, e osserva che “se il ddl rimarrà così com’è toccherà al presidente della Repubblica Mattarella intervenire”; intervento definito “inevitabile”.

LO “STILE” DI PAPA FRANCESCO

Quanto alla posizione del Papa, che pure un riferimento (indiretto) l’ha fatto nel discorso alla Rota romana, quando ha detto che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”, Ruini ammette che c’è una differenza di toni rispetto ai predecessori, ma “questo non significa che i papi, ciascuno con il suo stile, non abbiano molto a cuore questi problemi, e non chiedano a tutti, in particolare ai cattolici, una posizione chiara”.

(TUTTI I VESCOVI PRO FAMILY DAY)

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