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Perché in Francia Hollande e la sinistra tradizionale litigano

Con le dimissioni di Christiane Taubira da ministro della Giustizia, la sinistra del partito socialista esce dal perimetro di François Hollande, che dovrà preparare un nuovo posizionamento politico in vista delle elezioni presidenziali del 2017.

Già indipendentista della Guyana, fotografata quasi sempre in bicicletta, dotta oratrice, Taubira ha suscitato simpatie e grandi ostilità. Nei due anni del governo Ayrault dal 15 maggio 2012 e attraverso un anno e mezzo di governo Valls, e quindi durante la crisi sul terrorismo, è stata il capo del parziale smantellamento delle misure di sicurezza interna di Nicolas Sarkozy, la figura di spicco del “matrimonio per tutti”, il promotore di una maggiore autonomia dei magistrati rispetto all’esecutivo, di fermo all’edilizia penitenziaria, di difesa della doppia nazionalità, di cui si prevede ora la decadenza.

È stata in permanente conflitto con Manuel Valls, prima ministro dell’Interno e poi capo dell’esecutivo. Un commento di Paul-Henri du Limbert su Le Figaro ne ha salutato il 27 gennaio le dimissioni come fossero una liberazione: ha “diviso profondamente” il Paese sui diritti e realizzato un gravissimo “disarmo penale” sotto le vesti di uno “stile angelico” teso principalmente a confondere.

Christiane Taubira è l’ultimo esponente di un quartetto di sinistra che ha lasciato l’area di governo. Ha iniziato Cécile Duflot, ecologista e ministra dell’Edilizia residenziale, con il cambio tra Ayrault e Valls avvenuto dopo le elezioni comunali perse dai socialisti il 23 e 30 marzo 2014, in un clima di deficit pubblico elevato e sorveglianza europea, coesione sociale alle corde, disoccupazione elevata. Cinque mesi dopo Arnaud Montebourg, ministro dell’Economia e Benoît Hamon, ministro dell’Educazione sono stati allontanati dopo la loro protesta, il 24 agosto 2014, contro “la testardaggine e l’ostinazione nel perseguire politiche di riduzione del deficit”, mentre Valls preparava una revisione della spesa da 50 miliardi.

È stato un quartetto interessante, vicino a Yanis Varoufakis, capace di organizzare una campagna “anti-austerità” nel 2013, promotore della “de-globalizzazione” e di nazionalizzazioni (anche temporanee) a carico dello Stato come strumento di sviluppo economico e dell’occupazione, come nel fallito caso dello stabilimento siderurgico di Florange (2.600 addetti nel nord, vicino al Lussemburgo), che Arcelor-Mittal voleva chiudere nel 2012.

La partenza in bicicletta di Christiane Taubira riduce il sostegno della sinistra al governo ma prelude anche a un possibile allargamento del consenso e di forze intorno al programma riformista di Valls e del ministro dell’economia Emmanuel Macron.

Se il Partito socialista rimanesse nella logica tradizionale dovrebbe nuovamente imbarcare la sinistra, ma scontrarsi con politiche di espansione del deficit superiori ai propri mezzi e comunque incapaci di recuperare consenso, come già verificato tra il 2012 e il 2014. Nella cerchia di Hollande si prevedono quindi altri passaggi politici prima delle elezioni del 2017, con un’operazione di ricostruzione della maggioranza presidenziale sia nel Paese sia tra le forze politiche, con uno sguardo esplicito all’Italia e alla sua scomposizione del quadro destra-sinistra.

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