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Affittopoli a Roma? E nelle altre città tutto ok?

“La sorpresa  Volkswagen, vende più auto di prima’’. Così titola il Corriere della Sera commentando gli andamenti delle vendite in Italia e in Europa nel 2015. Che cosa dire? La classe non è acqua.

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Il Pd rivolge al M5S rimproveri insensati a proposito dello sgambetto sul disegno di legge Cirinnà. Si vede che i dem hanno paura anche della propria ombra.

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Che sia uno degli ultimi Paesi comunisti ad ospitare lo storico incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca non ce lo saremmo mai aspettato.

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Gli scandali romani fanno sempre notizia. Con  la vicenda degli affitti stracciati piove sul bagnato. Ci fu già un’altra “Affittopoli’’ nella seconda metà degli anni Novanta che riguardava gli immobili (decine di migliaia) degli Enti previdenziali. A scoprire il caso fu Il Giornale, allora diretto da Vittorio Feltri e fu tanto il clamore suscitato (anche per i nomi degli inquilini) che tutti i quotidiani se ne occuparono. Tanto che i Governi di allora stabilirono che quel patrimonio immobiliare dovesse essere venduto agli inquilini. In tale contesto scoppiò lo scandalo di “Vendopoli’’. Si scoprì grazie ad un’inchiesta giornalistica del quotidiano Libero che alcuni affaristi avevano trovato il modo di impadronirsi degli appartamenti sfitti, praticamente a prezzi stracciati. L’inchiesta determinò degli importanti cambiamenti nei criteri e nelle modalità delle dismissioni. Questa volta  le tv e i giornali sono arrivati a cose fatte.

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Nella nuova “Affittopoli’’, dunque, c’è molto di nuovo e tanto di antico. Varrebbe la pena di allargare l’indagine anche in altre città. Il patrimonio commerciale e residenziale dei Comuni è molto ampio e solitamente mal gestito. Una politica dei fitti più adeguata porterebbe maggiori risorse ai bilanci. Ma anche questi inquilini vanno a votare.

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