Perché Telecom Italia Sparkle è stata inserita nella divisione Business? Quali sono i veri obiettivi di questa novità organizzativa nel gruppo Tim?
Sono le domande che da giorni si stanno ponendo addetti ai lavori e analisti. Il nuovo modello organizzativo del gruppo capitanato da Giuseppe Recchi e guidato dall’amministratore delegato Marco Patuano, ha fatto emergere – nell’ambito del piano strategico 2016-2018 illustrato alla comunità finanziaria la scorsa settimana dai vertici di Tim -, un’innovazione che riguarda la controllata Telecom Italia Sparkle.
La società Sparkle fattura circa 1,3 miliardi di euro e ha 500mila chilometri di cavi in fibra ottica che s’intrecciano nel Mediterraneo e che attraversano pure l’Oceano Atlantico e quello Indiano, a riprova della rilevanza strategica della società, ha ricordato di recente Formiche.net in questo articolo di approfondimento. L’articolo si chiudeva con questa domanda: “Con un gruppo Telecom magari a controllo francese, per l’Italia è indifferente che questi 500 mila chilometri di cavi in fibra ottica in cui passano dati e informazioni siano controllati da azionisti non italiani?”.
Nei giorni scorsi dell’azienda si è parlato per possibili innesti al vertice.
Al momento Alessandro Talotta è sia presidente sia amministratore delegato della società: è amministratore delegato dal dicembre 2014 e presidente da pochi mesi, da quando il predecessore è andato alla Olivetti. Il Fatto Quotidiano con Francesco Bonazzi ha scritto che è in pole position per la nomina Andrea Bacci, “amico e finanziatore del premier”. Il giorno dopo il Corriere della Sera ha aggiunto anche l’ipotesi che alla presidenza di Sparkle possa andare Franco Bernabè, già ai vertici di Telecom. Bonazzi è poi tornato sull’azienda, disegnando un quadro secondo cui Bacci farebbe parte del cerchio renziano che farebbe perno sul sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, mentre Bernabè farebbe parte di un altro cerchio renziano che farebbe perno su Marco Carrai, manager e imprenditore amico di Renzi.
Nel frattempo sono emersi i dati di consuntivo che così sono stati sottolineati dai giornali. Il Corriere della Sera sui conti del gruppo capeggiato da Patuano ha scritto: “Tra le note positive sul fronte dei ricavi si è registrata la performance di Sparkle che ha archiviato per il 2015 una crescita del 5,6% a 1,3 miliardi”. E Milano Finanza, sui progetti del gruppo ribattezzato Tim, ha aggiunto: “Il piano prevede investimenti per il Brasile e per lo sviluppo di Sparkle, divisione che già nel 2015 ha visto crescere i ricavi del 5,6% a 1,31 miliardi e che nel futuro vedrà una doppia evoluzione: l’implementazione come soggetto costruttore di infrastrutture e la fornitura anche di data center e quindi di servizi cloud”.
Forse per quest’ultimo tipo di servizi, ha scritto il Sole 24 Ore, Sparkle “nel riassetto organizzativo del gruppo Telecom è stata spostata sotto la funzione business”.
Sul nuovo modello di business di Tim datato 15 febbraio si legge: “I nostri mercati strategici sono l’Italia e il Brasile. Le attività sono seguite da Business Unit dedicate: la Business Unit Domestic – servizi voce e dati, da rete fissa e mobile, per i clienti finali (retail) e altri operatori (wholesale), servizi wholesale internazionali (Telecom Italia Sparkle ) e soluzioni IT (Olivetti) – la Business Unit Brasile (TIM Brasil)”.
Inoltre Telecom Italia Sparkle è citata in due delle cinque “principali funzioni” in cui si articolano “le attività del mercato domestico”: ICT Solutions & Service Platforms e International Wholesale Services. Invece, nel precedente report annuale del gruppo, Sparkle era menzionata soltanto per l’International Wholesale.
Che significano queste novità? E ci sono connessioni con le novità in arrivo di cui si parla per il vertice di Sparkle?
Al momento, si raccolgono queste interpretazioni fra addetti ai lavori, sindacati e manager di tlc.
C’è chi sottolinea come con questa mossa Patuano punti a dare più peso al settore ICT e dunque alla divisione Business capeggiata da Simone Battiferri. C’è chi rimarca una certa forzatura organizzativa su Sparkle, che prima non rientrava in alcuna divisione (né in quella Consumer retta da Stefano De Angelis né in quella Business) ma riportava direttamente all’amministratore delegato Patuano. E chi dice invece che nella sostanza cambia poco o nulla.
Cercheremo di sapere e capire di più, se ci si riesce.