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L’intelligence raccontata da Mario Caligiuri

“La parola intelligence viene evocata troppo spesso in tutti i telegiornali come forma di prevenzione del terrorismo e della criminalità organizzata, dimenticando però che c’è stato un forte pregiudizio culturale verso l’intelligence che è stata costantemente indebolita, creando anche confusione legislativa. Intelligence non è una brutta parola ma un metodo di trattazione delle informazioni”. A crederlo è Mario Caligiuri, direttore del Master in intelligence dell’Università della Calabria, curatore del libro “Intelligence e scienze umane” (Rubbettino), presentato oggi alla Luiss a Roma.

CHI C’ERA

All’evento sono intervenuti il rettore della Luiss Massimo Egidi, il direttore della Luiss Business School Paolo Boccardelli, il direttore della Scuola del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza Paolo Scotto di Castelbianco, il Consigliere di Stato Carlo Mosca e Alberto De Toni, segretario generale della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane. Dal dibattito è emerso che la proposta di fare diventare l’intelligence materia di studio nelle università riceve consensi. Tanto che De Toni pensa a una laurea triennale.

LE PAROLE DI EGIDI

Ad aprire la presentazione del libro di Caligiuri sono state le parole del rettore Massimo Egidi che ha rilevato “che troppe informazioni paradossalmente non consentono di decidere opportunamente ma solo in modo soddisfacente”, richiamando la teoria della “decisione a razionalità limitata”. Si è poi soffermato sull’informazione implicita diffusa dai social, spesso “con la partecipazione inconsapevole degli utenti”. “In Italia – ha ribadito – c’è una legislazione attenta sulla privacy, mentre in altri Paesi, come per esempio gli Stati Uniti, è più disinvolta”. Infine ha evidenziato come l’intelligence rappresenti “una prospettiva culturale essendo un elemento indispensabile per discernere l’informazione. Il libro di Caligiuri – ha concluso – apre un dibattito che riguarda non solo le istituzioni ma anche i cittadini e le imprese e quindi non è solo per specialisti ma per tutti”.

L’OPINIONE DI BOCCARDELLI

Per Paolo Boccardelli, il volume di Caligiuri ha il pregio di donare “trasversalità al tema dell’intelligence, che da materia specializzata si trasforma in una materia pervasiva in vari settori, che vengono interpretati nei vari capitoli. Il fattore strategico distintivo – ha spiegato – non è l’acquisizione dell’informazione ma il suo discernimento. Questo libro dà una grande spinta a un principio di fondo per cui l’intelligence deve uscire da una materia per pochi specialisti e diventare trasversale a tanti studiosi di management, di psicologia, di sociologia e di economia e deve dare spunto per essere una disciplina universitaria”. “L’intelligence – ha concluso Boccardelli – è un fenomeno che va raccolto nella sua complessità con prospettive eterogenee diverse e questa è una sfida per il mondo universitario dove i professori sono nati e cresciuti accumulando conoscenze in senso verticale. È una sfida per tutti noi studiosi ad aprirci in prospettive interdisciplinari”.

LA RIFLESSIONE DI SCOTTO

“La società – ha evidenziato poi Paolo Scotto di Castelbianco – richiede sicurezza, che va necessariamente mediata con la libertà”. Il direttore della Scuola del Dis ha sottolineato come l’intelligence italiana stia conducendo una grande campagna culturale nelle università, dove sono stati finora effettuati 23 incontri e selezionati 30 giovani laureati assunti nelle agenzie di informazione. Scotto ha poi ricordato che, in base a recenti ricerche, “il 65% degli italiani si fida delle agenzie di intelligence nazionali”. I giovani che sono e saranno impegnati nei Servizi, ha aggiunto, “svilupperanno tanta adrenalina intellettuale, per comprendere una realtà in rapido mutamento che da una parte impaurisce ma dall’altra affascina perché apre nuove sfide”.

LA CULTURA SECONDO MOSCA

Il prefetto Carlo Mosca, che dal 1984 al 1996 è stato vice direttore del Sisde, ha ricordato i passi avanti compiuti negli ultimi decenni per affermare in Italia una cultura dell’intelligence, a cominciare dal mondo accademico. Ha poi rivendicato l’esperienza positiva della prima rivista di cultura dell’intelligence “Per aspera ad veritatem”, ribadendo che “di intelligence il mondo di è sempre avvalso”, poiché l’intelligence “è analisi, logica, capacità di prevedere quello che accadrà”.

L’INTERVENTO DI DE TONI

L’ultimo intervento è toccato al segretario generale della Crui e rettore dell’Università di Udine, Alberto De Toni, che ha evidenziato come “l’intelligence viene da lontano e andrà lontano”, poiché è sopratutto “discernimento nello sviluppare capacità critiche, compito primario che le università devono perseguire”. “La natura dell’intelligence – ha proseguito – è l’anticipazione del futuro, prestando attenzione sopratutto ai segnali deboli per costruire gli scenari del futuro”. Ha poi ricordato che “quando aumenta la complessità sociale e relazionale la soluzione non è al centro ma è in periferia, nel senso che c’è bisogno dell’apporto consapevole al cambiamento da parte di tutti i cittadini. Ci sarà sempre un conflitto fisiologico tra diritto alla sicurezza e diritto alla trasparenza e tra complessità dei problemi e capacità di risolverli. In questo caso sarà l’etica dei singoli a fare la differenza”. La sfida del libro di Caligiuri – ha concluso – mette in evidenza “il riconoscimento della disciplina e la creazione di corsi di intelligence nelle università italiane, quanto mai necessari non solo allo Stato ma anche alle imprese”.

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