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Ecco gli Stati dove l’utero in affitto è legale

I surrogati sono sostituti di bisogni ai quali non si riesce a fare a meno. Il bisogno di diventare genitori, per coppie etero sterili, coppie omosessuali o single, può essere soddisfatto attraverso la pratica dell’utero in affitto. Ma non in Italia. E neppure in altri Paesi europei. E allora single o coppie che vogliono un figlio prendono un volo destinazione Ucraina, India, Russia o Stati Uniti, pagano – a seconda dei Paesi – e il desiderio diventa realtà. Ecco una succinta mappa dei Paesi dove la maternità surrogata è legale.

DOVE È CONSENTITO

La scelta di volare in un Paese piuttosto che in un altro, si basa sul fatto che la gestazione d’appoggio, segue, dove legalizzata, regole diverse. In Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Romania e Armenia, la pratica è “tollerata”, quindi priva di una regolamentazione esplicita ed effettuata con criteri stringenti solamente in strutture pubbliche. In India, Cambogia, Thailandia, Russia e Messico, le donne possono affittare il proprio utero ma non donarlo: gli aspiranti genitori devono pagare. In Brasile, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra, la maternità surrogata è consentita sole se la gestante non riceve alcun pagamento. Gli Stati Uniti sono l’unico Paese che autorizzano entrambe le pratiche: sia dietro compenso economico, sia pro bono. Negli altri Paesi del mondo la pratica è vietata.

QUANTO COSTA 

Per chi sceglie gli Stati Uniti, come nel caso di Nichi Vendola, il costo per avere un figlio, scrive il New York Times, si aggira tra i 100 e i 170 mila dollari; in Messico, come si legge sempre sul quotidiano newyorkese, il prezzo si abbassa a 64 mila dollari (la madre biologica, di questi, ne riceve 14). Foreign Affairs parla invece della situazione in India, Paese dove il settore macina 400 milioni di dollari l’anno, con oltre 3mila cliniche specializzate. Ma Nuova Delhi, ultimamente, ha scelto di limitare il “turismo” della maternità surrogata. La donna che porta in grembo un figlio di una coppia straniera – circa il 20% del totale – sarà pagata sette volte di più rispetto ad uno di una coppia indiana. Anche la Thailandia ha ristretto la possibilità di ricorrere all’utero in affitto solo alle coppie con almeno un componente thai.

Ma chi, nel vecchio continente, per motivi geografici ed economici, vuole un bambino, sceglie – sempre più – l’Est. Quello di Vladimir Putin è considerato tra i Paesi più permissivi: non ci sono limiti per coppie etero od omosessuali ed è possibile comprare sia ovuli che gameti. Sul sito russo surrogacy.ru – in sei lingue – si “celebra la bontà delle madri surrogate locali e sconsiglia di prendere in affitto un utero ucraino“. E questo perché in Ucraina costa sì poco – circa 50 mila euro, scrive l’Espresso– ma è necessario l’attestato di matrimonio: gay e single restano esclusi, mica come Russia.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

In Italia la pratica dell’utero in affitto è vietata dalla legge 40 del 2004 che punisce “la commercializzazione di gameti o embrioni e la surrogazione della maternità”. Pur non avendo dati certi, si calcola che ogni anno 200 coppie italiane, al 90% etero, ricorrano a questa pratica. I guai giudiziari, al rientro, possono essere diversi e riguardano però solo alcuni Paesi.

Negli Stati Uniti e in Canada, i bambini, alla nascita, hanno cittadinanza e passaporto, quindi non hanno problemi nella trascrizione dei certificati di nascita. In Russia e Ucraina, i bambini nascono apolidi: non hanno nessuna cittadinanza finché non acquisiscono quella italiana. Questa può essere acquisita con la trascrizione allo stato civile del certificato di nascita con un’autorizzazione del consolato. Con questa possono uscire dal territorio in cui sono nati. Il consolato, però, nel corso della procedura può segnalare alla procura il sospetto che si tratti di utero in affitto, e, al rientro in Italia, le coppie sono soggette a un procedimento penale per “alterazione di stato di nascita”. Questo reato è punibile con la reclusione da 3 a 10 anni.

Ma la punizione, in realtà, è inflitta raramente. Dal 2004 ad oggi ci sono stati solamente 30 casi in cui si è arrivati a un processo penale.

CHE DICE L’EUROPA

Nell’Unione Europea la gestazione d’appoggio non è consentita nella maggior parte dei Paesi. La politica di Bruxelles sembra però incentivare la tendenza contraria: tutelare il bambino anche se così facendo agevola la coppia che ha ricorso, illegalmente, dell’utero in affitto.  Nel 2015 c’è caso un caso che ha fatto giurisprudenza nel nostro Paese: la Corte europea dei diritti dell’uomo,  condannò l’Italia per non aver riconosciuto lo status di figlio legittimo a un bambino, sottratto alla coppia, nato all’estero con la surrogata.

 

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