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Chi teme la rivoluzione della Blockchain technology

bitcoin

Può una tecnologia soppiantare le banche centrali, garantire la trasparenza delle votazioni, oppure sostituirsi al sistema dei controlli pubblici affidati in Italia ai notai? Questo compito potrebbe toccare alla tecnologia Blockchain, quella alla base dei bitcoin, la moneta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto. Ecco rischi e opportunità secondo esperti e addetti ai lavori.

CHE COS’È

Blockchain è il protocollo che già oggi rende possibile e sicuro l’utilizzo dei Bitcoin ed è una tecnologia che finora ha avuto e sta avendo applicazione principalmente nell’ambito finanziario. Nicolas Cary, co-fondatore di Blockchain, intervenendo al World Government Summit di Dubai, l’ha considerata “un produttore digitale e matematico di fiducia” e un “garante delle transazioni” destinato a soppiantare addirittura le banche centrali.

L’UTILIZZO

Tecnologia “peer-to-peer”, Blockchain può essere utilizzata in numerosi ambiti per gestire transazioni, conoscenze, creazione di valore, condivisione di beni, elezioni. Secondo alcuni commentatori italiani, questa tecnologia potrebbe sostituire tutte le istituzioni centrali con una rete orizzontale, aperta e condivisa: senza più intermediari, terze parti, controllori, istituti centrali, ma tutto gestito da una rete di blocchi che valida le operazioni.

I DUBBI

Questo meccanismo intelligente verrà adottato anche al di fuori dell’ambito in cui è nato. Ma, si chiedono alcuni, è ipotizzabile un’Italia in cui, ad esempio, il notaio sia sostituito da un algoritmo? I cittadini sarebbero davvero tutelati e si fiderebbero di un sistema – come qualcuno quasi provocatoriamente immagina – che al posto di un pubblico ufficiale veda una rete di anonimi utenti, una sorta di social network dei diritti patrimoniali?

SFIDA O MINACCIA?

“La tecnologia Blockchain non rappresenta una sfida o una minaccia, ma piuttosto un’opportunità. E non è un caso che la nostra ricerca, la nostra attività di sviluppo e i software che mettiamo a disposizione dei notai e dei cittadini vadano esattamente in questa direzione”, dice Michele Nastri, presidente di Notartel, la società informatica del Notariato, che ricorda che “alla base della Blockchain technology ci sono la firma digitale e le marche temporali, strumenti che permettono l’identificazione degli attori di una transazione, assicurandone allo stesso tempo l’unicità”. Poche settimane fa Notartel ha lanciato il nuovo software iStrumentum, un ambiente di lavoro che, grazie anche a un dispositivo per la firma grafometrica, consente alle parti la sottoscrizione interamente digitale dell’atto notarile.

Al di là degli aspetti più strettamente tecnologici c’è la questione fondamentale della fiducia. “Il nostro lavoro – ha sottolineato Nastri – è costantemente volto a sfruttare al massimo le possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico, garantendo al contempo la tutela del cittadino. Nel caso specifico delle tecnologie Blockchain, tutela vuol dire anche responsabilità nei suoi confronti. Responsabilità che il notaio assicura in quanto pubblico ufficiale, ma che invece sarebbe molto più complessa da individuare e dimostrare nel caso in cui il controllo sulle transazioni fosse affidato a un sistema peer-to-peer. E questo elemento credo sia decisivo per la fiducia che i cittadini ripongono nel sistema e che quindi rende insostituibile il ruolo del notaio”.

LE GARANZIE

“In Italia la Blockchain la abbiamo già – commenta il notaio Michele Manente che ha studiato con particolare attenzione il tema del sistema Blockchain – solo che la chiamiamo in altri modi: registri immobiliari e registro delle imprese”, aggiunge in maniera provocatoria. “Quello di cui si parla in molti articoli di stampa – aggiunge – può essere una novità per il mondo anglosassone, che non ha mai avuto registri di questo genere e vede in queste tecnologie la possibilità di implementare efficaci sistemi di tracciamento. Ma noi questi sistemi li abbiamo da un secolo, e oggi sono completamente informatizzati e agiscono in tempo reale. Con in più il controllo di un professionista specificamente formato a esercitarlo”.
C’è poi la questione delle imposte, che il notaio riscuote per conto dello Stato per ogni transazione e il cui versamento è garantito dal “sistema del notariato” nella misura del 100%. “Non è chiaro chi garantirebbe il versamento di questi oltre 6 miliardi di euro l’anno, con quale certezza, in quali tempi e con quali possibili sanzioni. E’ davvero possibile – è la domanda di Manente – ipotizzare di affidare alla Blockchain anche la riscossione delle imposte?”.


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