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Perché i Neocatecumenali snobbano il partito di Adinolfi

Mario Adinolfi

Le diplomazie sono al lavoro da giorni per ricucire lo strappo. Quella “fuga in avanti” (così è stata definita da più parti) di Mario Adinolfi e Gianfranco Amato che si sono inventati il partito Popolo della Famiglia e lo hanno annunciato su La Croce senza avvertire gli altri membri del Comitato Difendiamo i nostri figli, ha provocato malumori e prese di distanza tra gli organizzatori stessi del Family Day, aprendo un acceso dibattito nella stampa d’area (qui il botta e risposta tra Amato e il direttore della Bussola Quotidiana Riccardo Cascioli) e pure nella base del movimento che ha riempito il Circo Massimo il 30 gennaio scorso per dire no al ddl Cirinnà. A mettere altro pepe in questa diatriba interna al mondo cattolico, ci pensa oggi ancora la Bussola Quotidiana che svela come Adinolfi avesse già registrato il dominio web www.popolodellafamiglia.it fin dal 16 febbraio scorso, quindi prima ancora del voto in Senato sulle unioni civili (qui l’articolo).

I DUE LEADER ALLA BASE DEL PARTITO

Non sarà un caso se gli ideatori del Popolo della Famiglia sono tra i componenti più barricaderi e dalla grande capacità comunicativa all’interno del Comitato del Family Day. Due personaggi istrionici, due oratori capaci di riempire teatri, cinema, sale parrocchiali al grido di “no ai matrimoni gay” e “no alla teoria gender nelle scuole”. L’uno, Mario Adinolfi, la passione politica ce l’ha nel sangue, essendo stato tra i fondatori del Pd nonché amico di Matteo Renzi, già candidato alle primarie di quel partito, poi con una breve esperienza da deputato. La sua rete lungo tutto lo Stivale l’ha costruita negli ultimi anni, quando ha scritto il libro “Voglio la mamma” e ne ha fatto un caso editoriale presentandolo in tutta Italia e aprendo circoli che oggi costituiscono la sua rete di contatti con i territori, riscontrando un grande favore in quella platea cattolica rimasta orfana di intellettuali di riferimento dopo che l’ex direttore del Foglio Giuliano Ferrara ha deposto l’ascia di guerra sfoderata ai tempi della lista “No all’aborto”.
Un percorso simile l’ha seguito l’avvocato varesino Gianfranco Amato, fondatore dei Giuristi per la Vita, cresciuto all’interno di Comunione e Liberazione ma ora non più in sintonia con la linea portata avanti dal presidente della Fraternità di CL, don Julian Carròn. Era stato proprio Amato al Family Day del 20 giugno 2015 a tuonare dal palco sostenendo che se don Luigi Giussani, fondatore di CL, fosse stato in vita, avrebbe partecipato a quella manifestazione (chiaro messaggio contro don Carròn che non aveva aderito ufficialmente). Lo stesso Amato insieme con don Gabriele Mangiarotti (curatore del sito CulturaCattolica.it, pure lui un ciellino molto critico con don Carròn) ha dato di recente alle stampe il libro “Per l’umano e per l’eterno”, “una sorta di intervista virtuale a don Giussani stesso, scomparso nel 2005” – come lo ha descritto ItaliaOggi – nel tentativo di confrontare il pensiero del sacerdote brianzolo con i problemi di oggi.

I NEOCATECUMENALI PRENDONO LE DISTANZE

L’idea di creare un partito sull’onda del Family Day non è stata però apprezzata dagli esponenti del Cammino Neocatecumenale che fanno parte del Comitato Difendiamo i nostri figli. Non è un dato di poco conto, visto che è il gruppo che più di ogni altro ha garantito la riuscita della manifestazione del 30 gennaio, mobilitando migliaia di famiglie (numerose) che hanno riempito il Circo Massimo. Quante persone sarebbero infatti riuscite a portare sotto al palco Adinolfi e Amato senza la decisiva mobilitazione dei neocatecumenali?, si chiedono ora ambienti del comitato che ha dato vita alla manifestazione contro il ddl Cirinnà. Di certo non quella marea umana che si è vista; e i membri del Cammino tra organizzatori del Family Day lo sanno bene.
Il portavoce del Comitato Massimo Gandolfini, neocatecumenale bresciano, ha più volte preso la distanze dall’iniziativa partitica con una serie di interventi pubblici, arrivando addirittura a diramare una nota a tutti i referenti locali in cui spiega che “il Comitato nazionale non ha mai autorizzato la fondazione di un partito espressione del Comitato stesso. L’iniziativa di Mario Adinolfi e di Gianfranco Amato ha carattere di iniziativa personale. Si conferma che il Comitato si riconosce una funzione di rappresentanza civile e culturale prepolitica, a vantaggio del popolo del Family Day, della difesa dei bambini e della promozione dei principi e valori della tradizione personalistica, cattolica e non, propria della storia italiana”. Giudizio analogo anche da parte di un altro membro di punta del Comitato nonché neocatecumenale doc come Filippo Savarese, portavoce di Manif Pour Tous – Generazione Famiglia, che dopo alcuni giorni di silenzio seguiti all’annuncio di Adinolfi&Amato ha deciso di dire la sua (qui il suo intervento); lungoquesta linea d’onda si sono posti anche gli altri esponenti di Generazione Famiglia come il presidente Jacopo Coghe e Maria Rachele Ruiu. Nemmeno altri due componenti neocatecumaneli del Comitato Difendiamo i nostri figli, come Paolo Maria Floris e Giampiero Donnini, hanno dato il loro appoggio alla nascita del Popolo della Famiglia.

DOMANI LA RIUNIONE (DECISIVA) DEL COMITATO

E’ attesa per domani la riunione del direttivo del Comitato, convocata appositamente da Gandolfini per fare il punto e cercare di trovare una sintesi dopo l’accelerazione in chiave partitica impressa da Adinolfi e Amato. Di sicuro, i neocatecumenali non hanno intenzione in questo momento di impegnarsi e spendersi in un progetto come il Popolo della Famiglia così come hanno fatto per il Family Day; preferiscono continuare a costruire un movimento capace di fare pressing sulle varie forze politiche in merito ai temi etici e di sensibilizzare l’opinione pubblica. D’altronde, è questo quello che vuole l’iniziatore del Cammino Kiko Arguello, il quale non pare certo disposto a fare confluire le sue migliaia di comunità in un partito peraltro ideato da due personalità estranee al mondo neocatecumenale.

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