Come previsto, per la successione a Giorgio Squinzi sarà una corsa a due. Dei quattro candidati alla presidenza di Confindustria che si erano presentati ai blocchi di partenza, sono rimasti in corsa solo Alberto Vacchi, il presidente degli industriali di Bologna, nonché ad di Ima, multinazionale tascabile del packaging farmaceutico, e l’ex presidente della Piccola industria, Vincenzo Boccia, titolare di un polo di arti grafiche con la testa a Salerno. Aurelio Regina, presidente del Sigaro Toscano, partner storico di Egon Zehnder ed ex presidente di Unindustria Lazio, si è ritirato dando indicazione di voto per Vacchi.
Ha lasciato la competizione anche Marco Bonometti, presidente dell’associazione industriale di Brescia e proprietario di Omr, Officine Meccaniche Rezzatesi, gruppo specializzato nella componentisca per automobili. Quest’ultimo, per la verità, ha abbandonato la gara con un polemico comunicato in cui se l’è presa con le nuove regole statutarie, che antepongono la raccolta dei consensi alla presentazione dei programmi. «I vincoli imposti ai candidati hanno favorito il professionismo confindustriale, che ha potuto lavorare indisturbato, tessendo ragnatele e scambiando consensi, come la peggiore politica da noi sempre vituperata. Questo non è nel mio Dna», ha detto infatti Bonometti dopo aver incontrato, come gli altri tre candidati, i tre saggi che hanno presentato loro gli esiti della consultazione nazionale (con le nuove regole per essere ammessi al confronto di fronte al Consiglio generale bisogna che i saggi certifichino l’appoggio di almeno il 20% dei futuri votanti).
Per la verità Regina dice di aver ritirato la sua candidatura prima che i tre, Adolfo Guzzini, Giorgio Marsiaj e Luca Moschini, si esprimessero, e ha aggiunto che in queste settimane “fra i tanti che hanno sostenuto la mia candidatura ho riscontrato una forte spinta per convergere sul programma di Alberto Vacchi”. Spinta che non riguarda però la totalità della sua associazione di provenienza, il presidente di Unindustria Lazio, Maurizio Stirpe, infatti, ha già dichiarato che i suoi iscritti avevano indicato un sostegno pieno a Regina, ma nella nuova competizione si terranno le mani libere.
Uno dei più rappresentativi, ossia l’ex presidente di Viale dell’Astronomia, Luigi Abete, sosterrà Boccia, affiancandosi a un’altra past president come Emma Marcegaglia, probabilmente la più schierata sul candidato campano tra i maggiorenti confindustriali e che gli avrebbe portato in dote anche i voti del sistema Eni , di cui è presidente (ma l’azionista Tesoro, che controlla altri colossi ancora non si è schierato). E qui si apre il capitolo degli appoggi. Vacchi ha dietro Assolombarda, Monza, Brianza, l’Emilia Romagna (ma non Reggio Emilia che sta con Boccia), Bergamo, Como, Padova, Treviso, gran parte del Friuli, le Marche e il Molise, e federazioni di peso come Ucima, Ceramica, Farmindustria, Federacciai (questi due già schierati con Regina) e soprattutto Federmeccanica. Boccia ha la piccola industria e i giovani (ma non i milanesi e gli emiliani), gran parte del Sud, ma non Napoli che con il past president Antonio D’Amato vedeva bene Bonometti ma difficilmente convergerà sull’industriale grafico. I veneti sono distribuiti su entrambi i fronti, ma con prevalenza per il candidato delle Piccola industria.
Insomma la differenza la possono fare i grandi elettori. Di Marcegaglia, Abete e D’Amato si è già detto. Vacchi ha dietro Luca Cordero di Montezemolo, Gianfelice Rocca, Marco Tronchetti Provera e Carlo Bonomi. Quest’ultimo è arrivato a dire che Vacchi ha oramai la maggioranza del voto assembleare, ma fino al 17 maggio, data prevista per il voto a scrutinio segreto in consiglio generale, c’è ancora tempo.
(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)