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Inps, Tito Boeri è un tecnico o un politico?

Di Stefano Biasioli e Carlo Sizia

Riceviamo e pubblichiamo

Era un po’ che se ne stava zitto. Chi? Tito Boeri, l’esimio bocconiano che si trova a dirigere il più grande istituto previdenziale al mondo. Quello voluto da Antonio Mastrapasqua, con un formidabile supporto politico-industriale “sconosciuto ai più”.

Tito Boeri da quando è all’Inps ha creato panico tra i pensionati, scrivendo e ripetendo le sue idee, già largamente esposte su Lavoce.it negli anni scorsi.

Invece di dirigere la “baracca Inps”, ha perso allegramente tempo scrivendo una proposta di legge sulla riforma previdenziale e discettando, per 2 anni, sulla necessità di riformare il sistema pensionistico per “motivi di equità “.

Da circa 2 mesi – stranamente – se ne stava zitto e Noi, pensionati, pensavamo che lo avesse zittito Renzi, perché “disturbava il manovratore”.

Invece, ecco che Tito Boeri ricompare alla grande su Famiglia Cristiana, noto settimanale cattolico con una tiratura superiore al milione di copie. Settimanale diffuso nelle parrocchie e, ovviamente, letto dai pensionati e dalle vedove degli stessi. Titolo del pezzo, scritto da Don Francesco Anfossi: “Pensioni, ancora troppi privilegi per molti”. Titolo corretto, non fosse che identifica la posizione “politica” di Tito Boeri.

Ma Boeri non ha un ruolo politico, ma un ruolo tecnico. Ancora una volta, l’intervista chiosa il “documento Boeri per riformare il sistema previdenziale italiano”. Un documento dal quale il governo ha preso le distanze, asserendo ripetutamente che la legge Fornero non ha bisogno di stravolgimenti, ma solo di assestamenti su esodati (ancora!), flessibilità (?) e sussidi assistenziali.

Da più di un anno la proposta Boeri riposa nei polverosi cassetti del parlamento, assieme ad altre riforme mai uscite alla luce del sole: quella sulla copertura delle malattie croniche e rare, quella sul fine vita, quella sulla drastica revisione del confezionamento/distribuzione/erogazione dei farmaci e dei presidi sanitari.

Boeri non si accontenta del ruolo che gli ha dato Matteo Renzi. Vuole svolgere un ruolo politico.

Eppure ci sono alcune verità. Lo dice il 3° rapporto su “il bilancio del sistema previdenziale italiano”, che conferma ciò che tutti i tecnici sanno (ma Boeri nega). Il “bilancio previdenziale puro dell’Inps” è in pareggio o in attivo, perché in credito di almeno 180 miliardi di contributi non versati.

Il “politico” Boeri non svolge il suo fisiologico compito tecnico, quello di fare chiarezza – nel bilancio Inps – tra previdenza (legata ai contributi) e assistenza, legata a “regali” che lo Stato, quindi tutti noi contribuenti, facciamo a chi è in condizioni di disagio sociale, per fatalità (disoccupazione) o per colpa.

No, Tito Boeri non si preoccupa di costruire con trasparenza il bilancio Inps 2015 ma dedica il suo tempo prezioso a “disegni politico-assistenziali”, privi di costrutto economico e di equità.

Boeri vorrebbe “ridurre la povertà delle famiglie e garantire più equità sociale”. Anche chi passa per la strada lo vorrebbe, in un mondo migliore e con risorse infinite. Tito Boeri (bontà sua) ammette che “la fusione Inps-Inpdap-Enlpals è ancora sulla carta “, perché non è stata fatta la fusione delle procedure: “la stiamo facendo adesso”. Ovvero, 4 anni dopo. Ma, se non c’è stata la fusione dei “sistemi informatici di Inps-Inpdap-Enlpals”, come si può essere certi che le pensioni erogate dal 2012 ad oggi siano state quantificate in modo corretto? O ancora, che ne è stato delle 48 direzioni centrali “alcune dai titoli fantasiosi”?

Quanto ai “crescenti compiti affidati all’istituto in ambito medico-legale”, Noi – modesti pensionati Inps – vorremmo saperne qualcosa di più. Anche Noi, ad esempio, vorremmo godere dei privilegi dei ricercatori (progetto VisitInps) e aver accesso alla banca-dati dell’Istituto. Non per programmare “le politiche sociali del nostro Paese”, come vorrebbe Boeri, ma per avere le idee più chiare sui dati Inps, visto l’enorme divario tra i numeri dell’Inps e quelli dell’Istat.

Non è che siamo preoccupati tanto della “pensione futura” (come vorrebbe Boeri) ma della pensione attuale, diretta e di reversibilità. In altre parole, vorremmo essere tranquillizzati sulla consistenza del patrimonio immobiliare e mobiliare dell’Inps. Ad esempio, vorremmo sapere come siano stati spesi i denari ricavati dalla vendita degli immobili ex Cps ed ex Inpdap: a favore di chi e per pagare i debiti di quali Casse?

Ancora, come si può pensare che migliaia di pensionati attuali siano in grado di accedere direttamente, in via informatica, alla banca dati Inps, per conoscere i dati che li riguardano?

Siamo contenti che “il recupero della base contributiva”, ovvero la lotta all’evasione contributiva, sia una priorità di Boeri.

Siamo lieti che questo lavoro abbia prodotto nel 2015 un “incremento del 3% delle entrate contributive” con recupero di denari dalle imprese private. Ci chiediamo cosa abbia invece fatto, Tito Boeri, per recuperare i contributi previdenziali pubblici, da parte Asl, Ministero Economia etc.

Cosa significa, inoltre, “unificare le prestazioni tra gestioni diverse”? Un appiattimento in basso, con danno a carico delle “pensioni ricche”? Quanto ricche? Speriamo molto.
Boeri, nell’intervista, parla della necessità di un “riordino delle prestazioni assistenziali”, per le persone della fascia 55-65 anni, stornando “5 miliardi di spesa assistenziale, destinati ogni anno al 25% della popolazione con redditi più elevati”.

Ennesima frase a effetto che conferma quanto sostenuto, da anni, da Confedir-Federspev-Dirstat. E cioè che, nel bilancio Inps degli ultimi anni, la cosiddetta Gias non copre tutte le voci assistenziali, ma solo parte di esse, largamente ed impropriamente imputate alle uscite previdenziali. Per questo, proprio per questo, la Consulta dovrà nei prossimi mesi decidere sulla legittimità del bilancio Inps e dei tagli 2011-2016 alle pensioni in essere.

Prima di pensare al “patto intergenerazionale da finanziare intervenendo sulle pensioni in essere non giustificate sulla base dei contributi versati a partire dai vitalizi (4.000) per cariche elettive per un numero totale di 250.000 posizioni”, occorrerebbe che:
– Si realizzassero le condizioni sopra elencate;
– Il bilancio Inps fosse costruito in modo chiaro e trasparente;
– L’Inps fosse in grado di ricalcolare le pensioni di ciascuno, ricostruendone l’intera vita contributiva;
– L’Inps fosse in grado di incassare integralmente i crediti in essere;
– Il Parlamento attuasse una nuova riforma dopo quella della Fornero, modificando nuovamente, per il futuro, le regole pensionistiche, a partire dalla unificazione della % dei contributi da versare e di una nuova legge fiscale, basata sul conflitto di interesse.

Boeri sembra non sapere che, in Italia, milioni di furbetti si arricchiscono dichiarando redditi incompatibili con il loro tenore di vita, il che consente loro di risultare esenti dai tickets, risparmiare sulle spese scolastiche e – talora- di fruire di assistenza pubblica, in vari altri modi.

(La seconda parte sarà pubblicata domani)

Stefano Biasioli, segretario Generale CONFEDIR

Carlo Sizia, membro del Consiglio Direttivo della FEDERPEV


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