Diceva un vecchio cronista finanziario di Milano: “Se il presidente o l’amministratore delegato fanno interviste a raffica ai giornali, o sono in difficoltà o non dicono la verità”.
Probabilmente la massima del vecchio cronista si attaglia perfettamente al caso dell’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, che si sta per dimettere previa lauta buonuscita (7 milioni di euro, circa).
Le recenti interviste di Patuano (ultima quella al Sole 24 Ore) stridevano con quanto da tempo i giornali scrivevano: francesi in forcing nell’azionariato, governo piuttosto sbuffante sul piano per la banda larga dell’ex monopolista, non perfetta simbiosi dell’ad con il presidente Giuseppe Recchi (basti pensare al caso della delibera per la conversione delle azioni di risparmio portata in cda da Recchi all’insaputa di Patuano), infine le voci sempre più esplicite di una ricerca da parte di Vivendi di un nuovo capo azienda.
Insomma, di certo negli ultimi tempi i rapporti al vertice del gruppo e tra i nuovi azionisti arrembanti (Vivendi e Niel) e il top management non era dei più sereni, per usare un eufemismo. D’altronde l’assetto di vertice di Telecom Italia era espressione di una compagine azionaria ormai modificata in profondità, con il peso e il ruolo dei soci italiani (Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali) ridimensionati e l’ascesa dei francesi che contraddiceva nella sostanza con le ripetute affermazioni/rassicurazioni di Recchi di una società stile public company.
Tensioni sono state registrate anche nell’ultimo consiglio di amministrazione nel quale è stata votata la svalutazione, per complessivi 240 milioni, della quota di Tim Brasil. Nel corso della riunione, Patuano sarebbe rimasto isolato sulla scelta di non fare svalutazioni. Così come ci sarebbero state tensioni sull’offerta per le torri di Inwit, tanto che poi la decisione è stata rinviata per fare approfondimenti. Secondo alcune indiscrezioni, Patuano aveva diverse difficoltà a preferire l’offerta di Ei Towers (controllata di Mediaset) a quella della spagnola Cellnex, a differenza degli uomini di Vivendi nel cda di Telecom Italia.
L’ultimo segnale per nulla confortante per Patuano è stata la virulenta presa di posizione dei piccoli azionisti riuniti nell’associazione Asati che ha chiesto giorni fa le dimissioni dell’intero cda. Un siluro anche nei confronti anche di Patuano e un appoggio sostanziale ai piani di Vivendi criticati pochi giorni prima dalla stessa Asati presieduta da Franco Lombardi.
Conclusione: al di là delle differenze di vedute su alcune operazioni (compresa la collaborazione/sinergia/fusione con Metroweb) Patuano era di fatto isolato ormai sia in consiglio sia nei rapporti con il maggiore azionista, Vivendi.