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Esplosioni a Bruxelles

La notizia ci arriva nel primo mattino ed è di nuovo angoscia.

Una prima forte esplosione all’aeroporto internazionale Zaventem di Bruxelles poco dopo una seconda esplosione nella metropolitana di Maelbeek e Schuman, come riportato dai principali notiziari. Le notizie rimbalzano da un capo all’altro d’Europa, immagini terribili e registrazioni che hanno immortalato i momenti dell’esplosione.

Si parla già di un attacco suicida e l’allerta è ai massimi livelli. Bruxelles è divenuta suo malgrado l’epicentro di una delle battaglie più cruente che l’Europa del dopoguerra si trova a fronteggiare, una battaglia contro un nemico anomalo, incontrollabile, quasi invisibile. Un nemico che spesso è cresciuto in quelle stesse città che arriverà a mettere in subbuglio. Un nemico che si muove con disinvoltura tra le strade e con la gente del luogo, perché egli stesso è parte di quel tessuto. Una cellula che si ribella al proprio organismo. Banalmente.

Non posso e non voglio azzardare ipotesi prima di saperne di più. Iniziano intanto su Facebook e Twitter i soliti ping-pong di post dispiaciuti e di post che si lamentano del fatto che ieri si era tutti Parigi, oggi Bruxelles e nessuno è mai Burkina Faso, Ankara o altre parti del mondo. C’è del vero da entrambe le parti, ma quel che mi pare ovvio, e che comunque si deve sottolineare, è che la prossimità con la nostra vita di tutti i giorni gioca per forza un ruolo importante: giusto o non giusto non è il problema, il punto è che quello che viviamo in questo periodo non dovrebbe accadere né a Bruxelles né a Parigi, né in nessun’altra città o luogo del mondo.

Non dobbiamo poi sottovalutare la portata simbolica di questi attacchi, ieri a Parigi oggi a Bruxelles: un attacco alle nostre vite quotidiane, al nostro stile di vita, alla nostra società. Ma oggi, ancora più forte è il valore simbolico, perché l’attacco è ravvicinato al cuore politico dell’Unione Europea. E qui cade il velo dell’ingenuità: quanto siamo realmente vulnerabili e poco al sicuro…

In questo momento non posso aggiungere altro e mi sento solo di esprimere tutta la mia vicinanza alle vittime innocenti di questa ennesima carneficina e ai loro familiari, che vivono ore di dolore, paura e sconcerto.



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