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Isis, tutti i rischi del terrorismo nucleare

Obiettivi anche nucleari per i terroristi Isis? Dal giornale belga La Dernière Heure si apprende che tra gli obiettivi della cellula del terrore ci fosse anche la centrale nucleare di Liegi. Il controllo dell’area era stato rinforzato con 140 militari il 17 febbraio scorso dopo che a il 30 novembre erano state sequestrate delle registrazioni video fatte di nascosto a un ricercatore senior del Centro di ricerca nucleare del Belgio. Le immagini riproducevano i movimenti dell’uomo con la sua famiglia e sono state trovate a casa di uno dei sospetti attentatori di Parigi, Mohamed Bakkali.

INCIDENTI NUCLEARI

Per quanto possa sembrare difficile che cellule del terrore entrino in possesso di materiale sensibile, in realtà lo scenario non è poi così irrealistico. Basti pensare che secondo i dati 2015 dell’Incident and trafficking database dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, tra il 1993 e il 2014 ci sono stati più di 2.700 incidenti confermati di traffico illecito, possesso non autorizzato (circa 442 incidenti) e perdita di materiale nucleare e radioattivo (circa 714 incidenti).

IL BELGIO OBIETTIVO SENSIBILE

E il Belgio rappresenta un obiettivo sensibile sotto questo punto di vista. Nel Paese si trovano sette reattori nucleari attivi. In molte occasioni la sicurezza degli stessi è stata messa in discussione. Come si legge in un articolo del Center for public integrity, il Centro di ricerca nucleare – che si trova a meno di cento chilometri da Bruxelles – era già stato oggetto di critica da parte dell’amministrazione Bush nel 2004 e nel tempo sono stati vari gli incidenti e le attività di sabotaggio che hanno messo in evidenza le debolezze di sistema del Belgio. Poco più di un anno fa in Siria è stato ucciso anche un combattete Isis di origine marocchina, Ilyass Boughalab, che in precedenza ricopriva un ruolo ispettore in aree molto sensibili del reattore nucleare di Doel.

IL RISCHIO

Secondo un report del Belfer center for science and international affairs della Harvard Kennedy School, con 25 kg di uranio altamente arricchito i terroristi sarebbero in grado di costruire un ordigno nucleare improvvisato che, seguendo le rotte del traffico illecito, potrebbe essere recapitato in qualsiasi città del mondo. La necessità di mettere al sicuro le centrali nucleari e tutti quei depositi di materiale fissile a rischio sottrazione è perciò fortissima.

NUCLEAR SECURITY SUMMIT

Il Nuclear security summit che inizierà il 31 marzo prossimo a Washington si inserisce così in un momento cruciale per la sicurezza nazionale e internazionale. Al centro del dibattito, infatti, ci sarà la necessità da parte degli Stati di assicurare livelli di sicurezza elevati alle proprie dotazioni nucleari, siano esse centrali di produzione elettrica, siti di stoccaggio e sistemi di trasporto di materiale radioattivo.

L’Aiea definisce la sicurezza nucleare come “la prevenzione, individuazione e risposta a furto, sabotaggio, accesso non autorizzato, trasferimento illecito o altri atti di vandalismo che coinvolgono materiale nucleare, altre sostanze radioattive o le loro risorse correlate”.

L’ARCHITETTURA INTERNAZIONALE DELLA SICUREZZA NUCLEARE

Oggi l’architettura internazionale per la sicurezza nucleare è composta da accordi (come l’Infcirc/153 o la Convenzione per la protezione fisica del materiale nucleare siglata a Vienna e New York nel 1980), regolamenti, risoluzioni (tra cui spicca la Ris. 1540/2004 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che mira a ostacolare la proliferazione delle armi di distruzione di massa) e linea guida.

NECESSITA’ DI COOPERARE

Come raccomandato dagli esperti, tra cui gli sherpa che da tempo stanno preparando il materiale di lavoro per il Nuclear security summit di Washington, la cooperazione tra Paesi e con le entità che gestiscono le infrastrutture nucleari resta un elemento imprescindibile per affrontare la minaccia. In questo senso si è mossa ad esempio la Global initiative to combat nuclear terrorism, nata nel 2006 su base volontaria e che comprende la partecipazione di 86 Paesi e cinque organizzazioni internazionali.

MATERIALE MILITARE A RISCHIO

Tuttavia, garantire la sicurezza di questo settore non è cosa semplice, come segnalato da uno studio dell’Australian National University del 2015. In particolare si segnala che i materiali fissili e le centrali nucleari in cui si sviluppano attività per uso civile sono molto più controllate rispetto al materiale sensibile (soprattutto uranio altamente arricchito e plutonio) usato in campo militare. Il report afferma che “i materiali nucleari sensibili detenuti per scopi militari non sono soggetti agli standard internazionali”.

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