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Nuclear Security Summit, ecco temi, protagonisti e assenti

Si apre oggi giovedì 31 marzo a Washington il vertice sulla sicurezza nucleare, a cui parteciperanno oltre 50 Paesi. Nato nel 2010, fortemente voluto da Barack Obama, con ogni probabilità questo sarà l’ultimo Nuclear Security Summit(NSS), per questo assume un ulteriore peso.

LA MINACCIA TERRORISTICA

Fin dal discorso call-to-action di Praga nel 2009, il tema più caro al presidente americano è quello legato alla sicurezza nell’ottica del “terrorismo nucleare”. “Un attacco terroristico con un ordigno nucleare improvvisato potrebbe creare il caos politico, economico, sociale, psicologico e ambientale in tutto il mondo, non importa dove si verifica”, spiegano i portavoce della Casa Bianca nella scheda sintetica che accompagna i punti chiave dell’incontro.

I SEGNALI DALL’EUROPA

Preoccupazione accresciuta ultimamente per lo sviluppo delle inchieste correlate alle cellule dello Stato islamico che hanno compiuto attentati a Parigi e a Bruxelles: ci sarebbe stato un interessamento dei baghdadisti nei confronti della centrale nucleare di Liegi. Uno scenario agghiacciante, forse remoto e limitato alle cosiddette “bombe sporche” (ossia gli ordigni convenzionali, sporcati con materiale nucleare), ma reso più realistico dai numeri sui traffici: negli ultimi venti anni sono state 2700 le segnalazioni accertate di spostamenti non autorizzati di materiali atomici, 714 sono stati gli incidenti in cui si è misteriosamente perso materiale radioattivo. Un’enormità se si considera quanto la questione sia sensibile: per questo il tavolo di lavoro a Washington sarà impostato sull’implementazione di risorse e funzioni della Global initiative to combat nuclear terrorism (GICNT), “nata nel 2006 su base volontaria, comprende la partecipazione di 86 Paesi e cinque organizzazioni internazionali” e collabora a stretto giro con l’Interpol per tracciare il contrabbando di materiale nucleare.

NON PROLIFERAZIONE

La base ideologica nel prevenire che materiale atomico finisca in mani sbagliate è la non proliferazione. I paesi che partecipano al summit hanno tutti avallato la linea della riduzione delle proprie quantità di uranio e plutonio arricchiti per uso militare. Tra questi obiettivi raggiunti dallo sforzo dell’Amministrazione Obama, c’è certamente anche l’intesa con l’Iran: il congelamento del programma nucleare della Repubblica islamica è stato uno dei cardini dell’eredità che il presidente americano vuole lasciare, un’intesa raggiunta dopo mesi e mesi di trattative, che mostra comunque ancora alcuni lati deboli, legati alla non completa affidabilità del governo (politico e soprattutto teocratico) iraniano.

MAGGIORI CONTROLLI E SICUREZZA

Contemporaneamente dal summit usciranno le linee guida per tenere alto il livello di controllo e sicurezza negli impianti, che mentre in alcuni paesi hanno già raggiunto uno standard alto, in altri ancora faticano ad agganciarsi alle direttive in essere. Per esempio, proprio in Belgio era stato critica anni fa per la mollezza del sistema di sicurezza attorno alle sue centrali: il sommarsi di rischi, legati alla forte presenza di terroristi nel territorio, e disattenzione sui controlli, è ovviamente il peggiore dei mix.

LA SITUAZIONE AD ORIENTE

Altro argomento di discussione è la minaccia globale della Corea del Nord. A Washington non ci sarà la Russia, grande assente dell’incontro (il disgelo è in corso, come hanno dimostrato gli ultimi passaggio diplomatici, ma ci sono ancora alcuni lati spigolosi nei rapporti), tuttavia Obama avrà un faccia a faccia con il presidente cinese Xi Jinping: è noto che i russi e i cinesi soprattutto hanno un forte ascendente su Pyongyang, non foss’altro perché garantiscono al Nord la linea di alimentazione primaria senza le quali, sia per le sanzioni internazionali, sia per l’isolamento dopo anni di politiche schizofreniche, che per la debolezza del sistema statale, il paese sarebbe già fallito. La preoccupazione è che le sparate di Kim diventino in futuro qualcosa di più serio, per questo anche Giappone e Corea del Sud, paesi limitrofi e continuamente minacciati dalla dialettica nordcoreana, hanno chiesto nell’occasione incontri privati con Obama per ragionare sulle politiche di sicurezza nella regione.

L’ANALISI

Intervistato da Valeria Serpentini su Formiche.netGianfranco Incarnato, diplomatico di lungo corso, direttore centrale per la sicurezza, il disarmo e la non proliferazione della direzione generale per gli Affari politici del ministero degli Affari esteri, che ha seguito in qualità di sherpa i lavori del NSS, ha ricordato che è stato “avviato un discorso, anche grazie alla sintonia che è emersa tra Cina e Stati Uniti, sugli impegni che questa stessa comunità di Stati deve mettere in campo per affrontare la minaccia terroristica”. Incarnato ha spiegato che “la minaccia può venire anche da semplici centri radiologici necessari per le cure dei cittadini. I materiali sensibili sono estremamente più diffusi di quanto si possa normalmente immaginare se si circoscrive il pensiero alle sole centrali nucleari”. Per Incarnato serve allargare la partecipazione di altri paesi ai protocolli di intesa: “Pesa l’assenza della Russia” che secondo il direttore ha scelto l’assenza come “manifesto politico”, ma allo stesso tempo questa ha permesso alla Cina di “farsi avanti” nella collaborazione.

CYBER SECURITY E NUCLEARE

Altro aspetto interessante che il NSS affronterà sarà legato al grande tema della cyber security. “Qui i rischi e le vulnerabilità per quanto riguarda le centrali nucleari e la connessione alla rete elettrica, ad esempio, sono alti – spiega Incarnato – In questo campo c’è molto da lavorare e l’Aiea ha subito dimostrato di essere particolarmente sensibile all’argomento”. Anche in questo caso, l’aspetto preoccupante è quello legato ad un attacco digitale, per esempio ad un software di gestione di un reattore, che potrebbe creare spaventose conseguenze sulla realtà fisica.

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