“L’Europa dovrebbe preoccuparsi delle comunità musulmane emarginate che esistono all’interno delle sue frontiere… Perché la realtà è che molte delle persone che hanno compiuto gli attentati di Parigi erano francesi – alcuni residenti a Molenbeek – che hanno vissuto tutta la vita in Francia”. Questa è stata la riflessione di Peter Bouckaert, emergencies director di Human Rights Watch. Però, sostiene Marco Martiniello, professore di Sociologia dell’Immigrazione dell’Università di Liegi, ci sono centinaia di Molenbeek in Europa; non covi di jihadisti, ma luoghi con un’alta densità di popolazione musulmana che vive nell’anonimato e segue le regole dell’Islam nelle sue forme più radicali.
MOLENBEEK, BELGIO
Molenbeek è un territorio “che le autorità non controllano”, ha lamentato il ministro degli Interni belga, Jan Jambon. I legami del posto con gli estremisti islamici sono antichi: per questo è nato il Centro Islamico Belga, fondato negli anni ’90 da Bassam Ayachi, personaggio attivo nel reclutamento di combattenti jihadisti per Al Qaeda. Anche Youssef Belhadj, uno degli attentatori di Madrid 2004, aveva frequentato Molenbeek. L’arma usata da Ayoub El Khazzani sul treno Amsterdam-Parigi, ad agosto del 2015, era stata comprata a Molenbeek. Situata nella regione di Bruxelles, Molenbeek è diventata un ghetto musulmano nel cuore dell’Europa. Nel borgo vivono 100mila persone, principalmente turchi e marocchini di seconda e terza generazione, e sono presenti 22 moschee e sale di preghiera.
TORPIGNATTARA, ROMA
La densità demografica dei credenti musulmani a Torpignattara, nella periferia romana, non è lontana da quella a Molenbeek: ci sono circa 47mila abitanti e 20 sale di preghiera, secondo le statistiche dell’Associazione Dhuumcatu. A differenza di Bruxelles, Roma sembra essere stata risparmiata per il momento dalla violenza dell’estremismo islamico grazie alla presenza di quartieri multietnici, dove – secondo gli esperti – per ora i residenti “storici” convivono in apparente equilibrio con gli immigrati (qui il racconto di Formiche.net), arginando il processo di ghettizzazione.
SCHAERBEEK, BELGIO
Molto vicino a Molenbeek, invece, c’è un altro quartiere belga in cui la maggioranza della popolazione è di fede islamica. Schaerbeek si trova al centro di Bruxelles e con i suoi 130mila abitanti è la zona più popolata della città. Mentre nella zona est di Schaerbeek ci sono le istituzioni europee, l’aeroporto di Zaventem e vi si trovano molti giovani europei attratti dalla vicinanza al centro e dalla convenienza dei prezzi delle case, a ovest, molto vicino alla stazione ferroviaria, i residenti sono quasi tutti marocchini, turchi e africani. Secondo il quotidiano Le Soir, il 38% degli abitanti di Schaerbeek è musulmano. I kamikaze dell’attentato all’aeroporto di Bruxelles avevano affittato un appartamento nel quartiere, dove le autorità hanno trovato, poi, 15 chili di esplosivo. Il governo belga ha affermato che più di un centinaio di foreign fighter dello Stato Islamico sono stati arruolati a Schaerbeek.
LAVAPIÉS, MADRID
Anche Madrid ha la sua Molenbeek: il quartiere di Lavapiés. Secondo l’ultimo censimento compiuto nel 2011 dall’Unità di Comunità Islamiche della Spagna (Ucide), ci sono circa 250mila musulmani in tutta la capitale spagnola, di cui 123.952 con cittadinanza spagnola. La maggioranza sono marocchini (85.562), seguiti da nigeriani (10.151), bengalesi (5.180) e pachistani (3.026). Il Registro di Entità Religiose del Ministero della Giustizia spagnolo conta 85 moschee e 102 entità musulmane, ma secondo alcuni studi indipendenti a Madrid ci sarebbero ben 230 moschee clandestine.
Una ricerca del Real Instituto Elcano, specializzato in studi internazionali, indica che a Madrid il 46,4% della popolazione musulama è costituito da jihadisti o elementi radicalizzati, cifra che in Catalogna scende al 17,8% e nella Comunità Valenciana al 12,5%. Inoltre, 51,5% dei nuovi arruolati al salafismo jihadista in Spagna ha un’età compresa tra i 16 e i 25 anni.
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JIHAD ALLA SPAGNOLA
Un articolo del quotidiano Abc, pubblicato dopo gli attentati a Madrid dell’11 marzo 2004, sostiene che Lavapiés è il quartiere più multietnico della capitale, con il 35% della popolazione di origine straniera. Dal 2000 sono stati segnalati episodi sospetti “in un centro di riunione di islamisti radicali che, mentre bevevano il tè e pregavano, parlavano della passione per la jihad e di eroi come il mujaheddin Amer”. La moschea Baitul Mukarram, conosciuta nel quartiere come la Moschea del Bangladesh, è la più grande e ricca della zona.
Nel 2015 sono stati arrestati 25 jihadisti in territorio spagnolo. Il 16 giugno, la polizia iberica ha smantellato la Brigata Al Andalus e arrestato tutti e nove i membri che la componevano. Il loro leader, Lahcen Ikassrien, aveva programmato di inviare cinque nuovi combattenti in Siria e Iraq.
MARSIGLIA, FRANCIA
Dal 2005 le banlieue di Parigi sono state apparse sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo. Grandi quartieri periferici con un’alta densità demografica di musulmani, molti dei quali radicalizzati. Alcuni dei residenti, infatti, hanno giustificato le stragi di Parigi davanti alle telecamere della Bbc. Tra le più famose, la banlieue di Saint-Denis, nascondiglio dei terroristi del 13 novembre.
Un caso preoccupante è, poi, quello di Marsiglia, città con la più alta percentuale di fedeli musulmani di tutta la Francia. Con molti problemi di disoccupazione giovanile e povertà, dei circa 850mila abitanti il 50% professa la religione di Allah. Si tratta per lo più di algerini e tunisini. Secondo alcune statistiche, Marsiglia potrebbe diventare la prima città a maggioranza musulmana dell’Europa occidentale.