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Vi racconto come è nata Vatileaks 2. Parla Gianluigi Nuzzi

Francesca Immacolata Chaouqui

Vatileaks continuerà? Ce ne saranno altre puntate? Gianluigi Nuzzi ha le idee chiare: “Penso si sia rotto un tabù e ci sia inevitabilmente e progressivamente sempre più informazione sulle parti meno conosciute del Vaticano. Grazie a questi libri, a inchieste di pochi colleghi, oggi abbiamo superato quel vecchio tabù che non si potesse mai dire nulla sui denari di questo Stato”.

E quindi: “Mi auguro che tutto ciò possa proseguire, questo mi auguro. Che possa proseguire e che inevitabilmente credo proseguirà. Ma non con Nuzzi o Fittipaldi: inevitabilmente proseguirà”.

Giornalista e scrittore, 47 anni e tre libri dedicati alle carte segrete della Chiesa, Nuzzi risponde da un taxi nel bel mezzo del traffico metropolitano.

Ma ha molto da dire: anche perché, rivela a ItaliaOggi, a pochi giorni dalla ripresa del processo (che sarà il 6 aprile) c’è stata un’interrogazione all’Europarlamento sul processo in corso Oltretevere. E Bruxelles ha ammesso di tenere un occhio addosso alla corte vaticana.

Nell’Anno della Misericordia voi andate sotto processo: non è un pochettino un controsenso?

Beh, capisco che l’Autorità giudiziaria vaticana voglia accertare la presunta violazione di norme inerenti il segreto al quale i pubblici ufficiali vaticani, sono tenuti. Questo lo comprendo, come comprendo il disappunto del Pontefice quando all’Angelus è intervenuto criticando la violazione di questo vincolo di segretezza, perché il Papa è anche un Capo di Stato.Questa premessa è fondamentale: il secondo passaggio è quello che riguarda i giornalisti, perché sta emergendo con chiarezza che i giornalisti hanno fatto solo ed esclusivamente il loro mestiere. Cosa che era emersa sin dall’inizio, anche perché non dobbiamo dimenticare che monsignor Vallejo Balda, nel momento in cui l’ho frequentato e conosciuto aveva dei ruoli istituzionali perché era il segretario della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede. Ed era uno dei pochissimi che parlava la stessa lingua di Papa Francesco in quel periodo d’inizio di pontificato di Bergoglio. Io, non so perché lui mi abbia dato o no i suoi documenti: il mio compito è fare informazione. Dire che c’è l’Anno della Misericordia mi sembra un approccio che non condivido: non è che noi non dobbiamo essere processati perché è l’Anno della Misericordia: noi non dobbiamo essere processati perché abbiamo fatto il nostro mestiere. Io ho pubblicato delle notizie, il primo capitolo di una storia che è quella di un’informazione puntuale, ruvida e mai smentita, sui fatti della Santa Sede. Questo tipo di informazione, fino a ieri, non c’era. Perché c’è sempre stata solo l’informazione delle guance rosse dei bambini che abbracciano il Papa e non di come viene gestito il denaro. Che è denaro di tutti: è il denaro delle offerte, dei lasciti ereditari, e quindi appartiene alla collettività. Il problema è che a volte nemmeno il Papa, come emerge nel libro, sa come vengono impiegati e gestiti i soldi.

Pio XI, quando nacque lo Stato Città del Vaticano, lo definì come «quel poco di corpo» che serviva all’anima per sostentarsi. È uno Stato al servizio di una realtà morale che è molto al di là di eventuali fughe di notizie o processi. Per questo a maggior ragione mi chiedo e ti chiedo: un processo del genere era opportuno? Era opportuno che l’Scv si prendesse per Stato come un’Italia o una Francia qualunque?

In quanto imputato, credo di essere la persona meno indicata a rispondere a questa domana. Ritengo questo processo profondamente ingiusto e inopportuno e incoerente rispetto a quell’idea che Bergoglio ha della Chiesa. Inoltre noi siamo accusati per reati che in Italia non sono reati. Dal Watergate in poi non si fa il processo a chi diffonde notizie; si fa il processo a chi compie dei reati, e penso che in Vaticano ne siano stati compiuti tanti.

Quante copie ha venduto finora Via Crucis?

Credo siamo oltre le 200 mila copie. In Italia.

E in percentuale, secondo te, quante copie ha portato questo processo?

Non lo so. Ma è difficile dirlo, perché tutti i miei libri hanno sempre venduto queste cifre, quindi…con e senza processo: Vaticano S.p.A. ha venduto più di 250 mila copie e non c’è stato nessun processo; Sua Santità ha venduto oltre 200 mila copie; quindi è difficile dare una quantificazione.

Certo che, come dire, molti osservatori dicono: “Beh, se il Papa voleva far conoscere il contenuto di quei libri, l’azione migliore era quella di far detonare queste storie pubblicamente arrestando le presunte fonti”.

Una delle due fonti, Francesca Immacolata Chaouqui, sulla sua pagina Facebook ha pubblicamente dichiarato di avere l’archivio Cosea, che un giorno lo passerà a suo figlio, ci ha aggiornato sulla sua gravidanza e così via. Ma chi è la Chaouqui?

Sulla Chaouqui non dico nulla perché mi posso esprimere solo su monsignor Balda perché ha detto in aula di avermi dato delle notizie e quant’altro.

I giudici che la stanno giudicando, usano il codice Zanardelli che è vecchio di 127 anni.

È vero, speriamo che il Papa metta mano alla giustizia. Che a farne le spese siano dei giornalisti che hanno scritto dei libri lo trovo, come dire, desolante.

Visto che parliamo di monsignor Balda, come valuta questo scambio di dossier in cui lui racconta notti di sesso smentite dalla Chaouqui?

A me stupiscono questi aspetti grotteschi, pseudosessuali, voyeuristici che alcune manine hanno sparso come polvere incantata su questa storia per spostare l’attenzione da una dissennata gestione finanziaria dei soldi che stava portando il Vaticano verso un deficit strutturale. “Deficit strutturale” non sono parole che ha inventato Nuzzi ma del Papa: e quindi danno la misura della gravità. Poi il baby doll della Chaouqui, non m’interessa francamente e spero non interessi agli italiani.

Ma non sarebbe più opportuno che il Papa intervenisse d’autorità (può farlo) per chiudere questo processo e dare la grazia a tutti quanti?

Lui è un Capo di Stato e mi rimetto alle sue scelte. Io sono un cittadino italiano e quando sarà il momento rivendicherò tutti i miei diritti che oggi sono lesi in uno Stato che, appunto, utilizza codici feudali per processare cittadini stranieri.

Peraltro, lo sai che mentre siete in aula in territorio vaticano vi possono arrestare?

Sì. Peccato che venga accusato di un reato che non posso aver compiuto nel loro territorio perché non sono mai stato in Vaticano in vita mia. Quindi, anche questa è un’assurdità in radice.

Questo processo si sta dilungando, contro i pronostici fatti da tanti su un processo molto rapido. Ormai sembra avviato a diventare una saga, questa.

Questa è una domanda molto importante. Penso si sia rotto un tabù e ci sia inevitabilmente e progressivamente sempre più informazione sulle parti meno conosciute del Vaticano. Grazie a questi libri, a inchieste di pochi colleghi oggi abbiamo superato quel vecchio tabù che non si potesse mai dire nulla sui denari di questo Stato. Del resto, anche la Santa Sede sta facendo dei tentativi, a volte dei semplici gargarismi, per rendere più trasparente l’informazione su di essa. Penso che questi sforzi vadano apprezzati anche perché questo del vaticano è un mondo non abituato a comunicare al di là dei principi teologici o pastorali: fino a pochi anni fa quasi tutti i bilanci della Santa Sede erano segreti, una cosa inaccettabile. Uno dà dei soldi per opere di bene e non ha diritto di sapere come vanno spesi?

Che cosa succederà adesso con questo processo?

In aula è prevista l’udienza il 6 aprile e ci saranno gli interrogatori degli imputati, dopodiché l’escussione dei testimoni.

Ci saranno sorprese, secondo te?

Vedo un’attenzione crescente dell’opinione pubblica a livello internazionale: l’Unione Europea ha espresso per iscritto una grande attenzione su questa vicenda: questa è stata una risposta ad un’interrogazione parlamentare dell’europarlamentare leghista Fontana. Questo è inedito, è un’interrogazione recentissima.

E che risultati ha avuto quest’interrogazione?

Ha chiesto se e in che termini l’Ue è a conoscenza del processo. E loro hanno detto che stanno seguendo con grande interesse la vicenda.

Come credi che finirà questo processo?

Non lo so. Non lo so. Non lo so. Non ho la sfera magica: io immagino un proscioglimento perché il fatto non sussiste, perché non ho violato nessuna legge. Però ci può essere sempre qualche “scherzetto da prete”.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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