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Cosa fa l’Onu in Libia per il governo Serraj

L’Onu continua a fornire sostegno al Consiglio presidenziale (PC) del neo premier libico Fayez Serraj sia politicamente che militarmente. Il delegato per la gestione della crisi delle Nazioni Unite, il diplomatico tedesco Martin Kobler, martedì, per la prima volta dall’inizio del suo mandato, è arrivato a Tripoli per incontrare sul posto il primo ministro e altri membri del PC. Lunedì nella capitale libica era invece atterrato con un aereo marchiato “UN” il generale italiano Paolo Serra, consigliere militare designato dal Segretario generale dell’Onu al fianco di Kobler. Sia il generale che il diplomatico hanno avuto incontri con il Consiglio presidenziale, con Serraj e con il chairman del Comitato temporaneo per la Sicurezza del PC Abdul Raham al Taweel. Serra ha fatto una visita “contenuta” durata “qualche ora”, rivelano alcune fonti, con un duplice obiettivo: preparare la presenza di Kobler e testare direttamente il funzionamento dell’apparato di sicurezza che protegge Serraj (e che sta proteggendo il delegato dell’Onu); un apparato su cui le Nazioni Unite hanno supervisione.

PIANO POLITICO E PIANO MILITARE

In Libia i piani politici e militari si sovrappongono dato che il potere è stato per lungo tempo segnato dalle armi. Basta pensare che fino alla scorsa settimana il premier del sedicente governo di Tripoli, Khalifa Ghwell, non permetteva a Serraj, a Kobler (e ovviamente nemmeno a Serra) di atterrare all’unico scalo aperto del paese, l’aeroporto Mitiga della capitale, schierando mezzi militari sulla pista. Ora, a distanza di pochi giorni, Ghwell e i suoi uomini sono stati convinti a ritornare a Misurata, e il governo da lui guidato ha annunciato di cedere completamente i poteri a Serraj e rinunciare ad ogni genere di attività dell’esecutivo (“Per mettere fine alla divisione delle Libia”, così il governo tripolino ha spiegato la decisione in un comunicato).

IL CONSIGLIO DI STATO

L’ex Gnc (il Governo di salvezza nazionale che comandava a Tripoli prima dell’Onu-Serraj) s’è così sciolto e trasformato nel Consiglio di Stato, organo consultivo del governo di Serraj previsto dall’Accordo politico libico siglato con i negoziati di Skhirat del 17 dicembre dello scorso anno. La prima riunione si è tenuta al Mahary Radisson Blu Hotel a Tripoli: successivamente Abdel Rahman Swehli, membro del Gnc da Misurata (che ha boicottato il governo di Tobruk) è stato eletto alla presidenza.

SERRAJ GOVERNA TRE QUARTI DEL PAESE

L’annuncio dello pseudo governo Ghwell è un successo politico e militare, perché adesso le milizie che difendevano il vecchio esecutivo entreranno a far parte delle forze di polizia e dell’esercito regolare libico; rinforzando quelle stesse forze che potrebbero essere addestrate e armate da un contingente militare internazionale, inviato con compiti di istruttori e consiglieri (lunedì il chairman della Nato Jens Stoltenberg ha avuto un incontro con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in cui si è discusso anche di sostegno al nuovo governo in Libia e di lotta all’hotspot dello Stato islamico). Ma dal punto visto pratico, il governo di Serraj deve ancora ottenere la legittimazione politica dall’House of Representative (HoR), ossia il parlamento libico internazionalmente riconosciuto in esilio a Tobruk. Kobler ha esortato l’HoR a riunirsi in fretta e seriamente, dopo che in precedenza varie sessioni di voto sono state rimandate per mancanza del quorum.

ADESSO SERVE NEGOZIARE CON TOBRUK

Su questo step politico pesano in modo diretto due persone: il presidente dell’HoR Agila Saleh, colpito da sanzioni economiche dall’UE che non vuole permettere la votazione, ed il generale Khalifa Haftar, che guida le milizie della Cirenaica sotto la pressione egiziana, ancora in aperta guerra ideologica contro i tripolini. Entrambi temono, o meglio sanno, che con la legittimazione definitiva a Serraj, e la formazione del Gna (il Governo di accordo nazionale), il loro ruolo e il loro potere verranno meno. Al momento, dunque, il governo sponsorizzato dall’Onu si trova ad amministrare circa tre quarti del paese, escluso una fetta di Cirenaica dove è impostato un esecutivo non riconosciuto; è previsto lo spostamento di Kobler verso Tobruk per cercare una mediazione. Anche in questo caso, piano politico e militare si intrecciano, perché al momento le milizie della Cirenaica sono un problema per la stabilità e per la sicurezza di Serraj. Come la questione del sostegno politico, anche quella della protezione del nuovo governo è fatta di negoziati continui, aspetto su cui il generale Serra ha già lavorato per sei mesi da Tunisi e sta ancora lavorando.

LO SCAMBIO DI PRIGIONIERI

Martedì la municipalità di Misurata, che è stata la prima grande realtà a sostenere Serraj, ha rilasciato 20 detenuti appartenenti ai milizia di Zintan, enclave allineata con Tobruk in Tripolitania. Zintan ha ricambiato l’apertura con il rilascio di 6 prigionieri misuratini.

PASSO DOPO PASSO

Dopo aver incassato il sostegno della Noc, la società petrolifera, e quello della Banca centrale (che però ancora non ha sbloccato la diffusione di cartamoneta), martedì Serraj ha anche ricevuto l’appoggio della Lia, ossia la Libyan Investment Authority, che ha fatto una dichiarazione di obbedienza al nuovo premier direttamente attraverso Abdulmagid Breish, tra la leadership del fondo, che ha detto che “l’arrivo del governo di accordo nazionale a Tripoli rappresenta un passo importante verso la stabilità e l’unità della Libia”. La Lia è la terza grande istituzione che dà sostegno a Serraj, un passo fondamentale per il futuro del paese: il fondo creato ai tempi del rais Muammar Gheddafi gestisce circa 70 miliardi di euro (si dice anche di più) investiti praticamente in tutto il mondo. Soldi che, insieme ai proventi del petrolio e alle casse della Central Bank, serviranno alla ricostruzione, e su cui prima avevano messo gli occhi sia i tripolini che Tobruk; l’idea di Haftar e Saleh era creare una “seconda Lia”; nella stessa ottica con cui voleva creare una “seconda Noc” in Cirenaica, ma Noc, Banca e Lia sono sempre restate indipendenti.

LA POSIZIONE DEL MUFTI

Contro Serraj resta una parte della sfera religiosa: il gran mufti Sadiq al Ghariani è infatti impegnato a lanciare fatwa contro “il governo straniero” “infedele”, ma è molto probabile che cederà anche grazie alla mediazione turca (l’invito speciale turco Emrullah Isler è arrivato anche lui in Libia lunedì). Ankara probabilmente sarà il primo paese a riaprire la propria ambasciata in Libia (seguita da Roma).

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