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Isis, battaglie di religione e guerre alla religione

Quale legame intercorre tra gli scontri di religione e la battaglia alle religioni? Se ne è parlato ieri a Roma presso la Radio Vaticana nel corso della presentazione organizzata dal Movimento cristiano lavoratori (MCL) del VII rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, curato dall’Osservatorio Cardinale Van Thuan ed edito da Cantagalli, dal titolo “Guerre di religione, guerre alla religione”. All’appuntamento hanno preso parte il presidente di MCL Carlo Costalli, l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, l’antropologa e saggista Anna Bono, il presidente di Napredak Franjo Topic e il giornalista di Avvenire Andrea Galli.

(LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO)

COSA HA DETTO MONSIGNOR CREPALDI

Terrorismo internazionale, libertà religiosa e persecuzioni, dialogo e dittatura del relativismo. Ecco i temi salienti toccati nel corso del dibattito. Ha detto Monsignor Crepaldi. “Avremmo voluto essere smentiti dai dati e sbagliare titolo, ma l’attentato di Bruxelles ci conferma che avevamo visto giusto. Le violenze dei nuovi califfati ci atterriscono, le responsabilità dell’occidente ci lasciano perplessi. Al tema è collegato l’imponente fenomeno delle migrazioni di massa, che hanno raggiunto cifre impensabili solo alcuni mesi fa, e che stanno destabilizzando l’Europa. Ci impongono cambiamenti che necessitano di nuovi modi di accoglienza, dovuti a un modello di multiculturalismo che è stato sconfitto”. “C’è chi sostiene – ha aggiunto Crepaldi – che le ragioni siano solo politiche e economiche. È possibile che ve ne siano, ma sarebbe sciocco escludere il motivo religioso”. Il futuro “ci chiederà di rinunciare a qualcosa, ma non sappiamo ancora cosa succederà, perché c’è debolezza a capirlo. Siamo in guerra ma non sappiamo con chi e dove, il nemico può essere lontano ma anche dentro casa nostra. Cerchiamo supporto nelle frontiere e nell’intelligence, manifestiamo per la libertà, ma non sappiamo più quali sono i nostri valori. Una libertà vuota infatti non è un valore ma una condanna. E la cultura europea da anni parla di una libertà dissociata dal bene. Si parla di varchi e chiusure, ma quanti nelle nostre anime?”

LA RAGIONE DI RATZINGER E I NUOVI MARTIRI

Più volte si è ricordato il Ratzinger di Ratisbona, nel passaggio in cui dice “non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”, con il presidente di Mcl, Costalli che ha sottolineato come “la ragione riguarda sempre l’ordine, è per l’ordine e non per la violenza” e che “quelli che hanno dovuto abbondare i luoghi dei califfati sono i nuovi martiri della religione”. Per questa ragione, ha detto Crepaldi, “non riusciremo ad affrontare la sfida delle nuove guerre di religione se non prendiamo sul serio la verità delle religioni. Chi le considera pure invenzioni o sentimenti ne fugge, e la politica oggi non riesce a distinguerne gli aspetti umani, che aiutano l’uomo a perseguire il bene comune”.

(CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO. TUTTE LE FOTO)

LE CARATTERISTICHE DEL CALIFFATO

Tesi, quella della guerra motivata dalla religione, approfondita in seguito dall’antropologa Anna Bono che ha spiegato come “il fatto che stiamo affrontando delle nuove guerre di religione è vero solo in parte”, perché la guerra attuale “è una guerra davvero antica: quella tra sciiti e sunniti, iniziata ben quindici secoli fa dopo la morte di Maometto del 632 a.C.”. Bono ha ricordato che il cosiddetto Stato Islamico combatte con “metodi militari e terroristici”, e “milioni di islamici lo sostengono e lo finanziano, perché ha una concezione particolare: l’obbligo di vivere alla lettera i dettami di un islam largamente immutato da quello fondato da Maometto, e sostengono che sia necessario imporli a tutti. Chi non lo segue è un’infedele, compresi i musulmani che vivono nella modernità e non pensano sia giusto combattere per la dominazione islamica”. Virando sul tema della guerra alla religione, questa “non è nuova, se solo pensiamo ai regimi comunisti”. Oggi però accade “anche in territori baluardi delle libertà personali, in primis quella religiosa”. E in occidente, dove spesso si attacca con armi nuove: “egemonia culturale, controllo dell’accademia e della cultura per fare propaganda e falsificare la realtà. In occidente la guerra alla religione si combatte con questi nuovi strumenti, e quella che più si attacca è la più diffusa, il cristianesimo. I cristiani sono di fatto i più perseguitati, ci sono i dati che lo dimostrano”.

LA CHIESA SOCIALE E NON VIOLENTA

Tutto ciò ha portato alle considerazioni finali del Presidente di Napredak Sarajevo, Franjo Topic: “C’è differenza tra verità e verità vissuta, perciò il cristianesimo si deve fare sociale. Il cristianesimo è incarnato: per molti è vergognoso vivere in terra, per noi Dio è sceso in questa valle di lacrime. Invece la principale caratteristica degli europei oggi è il consumismo, la corsa per un alto stile di vita materiale, e ci sembra di non avere bisogno di quello spirituale. Il cristianesimo non è di principio contro il benessere ma contro l’esagerato benessere: Dio ci concede i beni materiali per ottenere quelli celesti. Molti cristiani non ritengono sia giusto combattere per la fede, ma al contrario pensano che sia giusto lottare per i valori materiali”. Citando in conclusione che “Gesù ha interrotto la catena di violenza e guerra proprio non usando la violenza. Il fatto che cristiani abbiamo fatto guerre nel corso della storia non cambia la dottrina del Vangelo. Questi jihadisti radicali invece sono più educati sui film di Hollywood che non sui testi sacri”.


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