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Christophe Pierre è il nuovo nunzio del Vaticano negli Stati Uniti

Papa Francesco ha nominato l’attuale Nunzio in Messico, monsignor Christophe Pierre, francese, nuovo Nunzio negli Stati Uniti d’America.

La designazione – che naturalmente ha ottenuto il gradimento del governo degli Stati Uniti – era nell’aria da mesi, dopo i viaggi apostolici negli Usa (settembre 2015) e in Messico (febbraio 2016). E questo nonostante le polemiche sorte in Messico, dopo la “reprimenda” papale ai vescovi messicani, e le accuse (rivolte indirettamente al Nunzio) di un organo di stampa vicino al cardinale di Città del Messico, circa il fatto che il Papa era stato mal informato sulla situazione della Chiesa locale. In ogni caso è un chiaro segnale del fatto che negli Usa, per Papa Francesco, si entra dalle periferie (come il suo stesso viaggio da Cuba) e che la questione dell’immigrazione dal Messico sarà uno dei dossier privilegiati del nuovo Nunzio, nell’approssimarsi del voto per il nuovo presidente USA.

La nomina cade a due giorni dalla attesissima conferenza del candidato alla nomination democratica Bernie Sanders in Vaticano, presso la Pontificia Accademia per le Scienze sociali, in occasione di una conferenza sull’Enciclica, Centesimus Annus, che precede di tre giorni le primarie a New York, roccaforte dell’ex First lady Hillary Clinton.

L’invito a Sanders ha innescato uno scontro tra la presidente inglese della Pontificia accademia Margaret Archer e il Cancelliere, il Vescovo argentino, Sanchez Sorondo. La prima ha accusato Sanders di essersi autoinvitato, il secondo, che era a New York, quando Sanders ha reso noto l’invito ha dichiarato alla CNN che era stato lui stesso ad invitare Bernie, aggiungendo che le primarie democratiche non c’entrano. Anche se l’invito è del 30 marzo.

In Vaticano per l’anniversario Centesimus Annus sarà presente il presidente della Bolivia Evo Morales e Raffael Correa presidente Equador, oltre a Jeffrey Sachs, la personalità americana più invitata in Vaticano nell’ultimo anno, economista e direttore dell’Istituto della Terra della Columbia University.

Intanto il Papa ha declinato l’invito di recarsi a un evento della Fondazione Clinton. E potrebbe aver spostato la visita a Lesbo sabato prossimo 16 aprile (in un primo tempo annunciata dal Patriarca ortodosso greco per il 14 e 15 aprile) proprio per essere in Vaticano venerdì, quando ci sarà Sanders.

Insomma Papa Francesco si rivela sempre più come “The American Pope“, come dal titolo della raccolta dei discorsi di Francesco negli States, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana che sarà presentato il 21 aprile alla Columbia, proprio da Sachs, Paolo Messa, direttore del Centro Studi Americani e dal Nunzio Vaticano presso le Nazioni Unite, Bernardito Auza.

Un’analisi di E.J. Dionne sul Washington Post (“Le vie misteriose della fede nella campagna del 2016“) ha messo in evidenza il peso del fattore religioso e del fattore Francis nella selezione del futuro presidente degli Stati Uniti, ma restano aperti alcuni interrogativi, su quanto questo fattore possa contribuire magari a un effetto paradosso favorendo la vittoria di un candidato del Partito Repubblicano, senza che all’interno di quel partito ci sia alcuna influenza della “visione” del Pontefice sulle questioni che gli stanno più a cuore. Potrà svolgere un ruolo in questo senso Paul Ryan?

Il nuovo Nunzio a Wahington, Pierre, sostituisce il suo predecessore, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. La nomina di Pierre come Nunzio Apostolico negli Usa, avviene un mese dopo l’annuncio che monsignor Brian Wells, assessore della segreteria di Stato, di fatto il numero tre della gerarchia della Segreteria di Stato, lasciava la Terza Loggia per diventare Nunzio in Sudafrica ed in altri piccoli Paesi dell’Africa australe, mentre in molti sostenevano che sarebbe stato lui a sostituire Pierre in Messico, una volta che la nunziatura nel Paese della Madonna di Guadalupe si fosse resa vacante.

Così non è stato. I tempi della diplomazia vaticana sono stati invertiti e gli “americani”, al momento, non hanno più il loro “guy-to-go” nelle alte gerarchie vaticane.


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