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Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi e fondo Atlante. La meravigliosa opera sistemica e nazionale del mercatista Penati

Alessandro Penati

Anni e anni a bacchettare le intromissioni dei governi e dei politici su faccende private e di mercato.

Anni e anni a magnificare l’ingresso di capitali stranieri, anche negli istituti di credito, contro ogni operazione a carattere nazionale magari con lo zampino di qualche società pubblica.

Anni e anni a biasimare riunioni nei ministeri per architettare soluzioni di sistema con la partecipazione di soggetti privati che, ovviamente, si piegavano ai diktat della politica.

Sono stati questi per anni, anzi per decenni, i chiodi fissi dell’economista liberista Alessandro Penati, più rigoroso e analitico come editorialista di altri colleghi mercatisti come Francesco Giavazzi che scrive da anni più o meno gli stessi commenti cambiando la data e poco altro.

Eppure oggi lo stesso Penati è al centro di una di quelle operazioni di sistema a difesa delle banche, decise in un ministero, con l’avallo del governo e la partecipazione di una società come la Cassa depositi e prestiti, controllata dal ministero dell’Economia, che tanto avrebbe stimmatizzato come editorialista del Corriere della Sera e di Repubblica. Ma solo di sfuggita avrebbe fatto rimarcare che l’operazione è a tutti gli effetti, almeno formalmente, privata.

I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE

Di cosa si sta parlando? E’ presto detto. Ieri – sotto l’egida dell’esecutivo e in una riunione al ministero dell’Economia – le banche maggiori, tra le quali Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi (che sborseranno all’incirca 3 miliardi di euro), compagnie assicurative come Generali, Unipol e Cattolica, alcune fondazioni, più la Cdp posseduta dal Tesoro, costituiranno un fondo chiamato Atlante che avrà una dotazione patrimoniale di 5 miliardi.

OBIETTIVI DICHIARATI E RECONDITI

Obiettivo del fondo? Mettere in campo un nuovo strumento, un «fondo di investimento alternativo» (Fia) per sostenere gli aumenti di capitale degli istituti in difficoltà e la dismissione dei crediti incagliati delle stesse banche. Il fine recondito è anche quello di evitare che mani estere possano mettere le mani su banche italiane che hanno impellenti necessità di aumenti di capitale (come Veneto Banca e Popolare di Vicenza) o di vendere pacchetti di crediti incagliati (come ad esempio Carige, che ha ricevuto un’offerta per le sofferenze da parte del fondo Usa Apollo) a prezzi maggiori rispetto a quelli offerti da fondi esteri (come Apollo, appunto). Uno scudo, quello del fondo arci-italiano con un ruolo di garante di ultima istanza nelle ricapitalizzazioni, che stenderà magari una mano nazionale e sistemica anche sul Monte dei Paschi di Siena, se ce ne fosse bisogno.

LA NATURA DEL FONDO

Il Fondo ha natura e finalità esclusivamente privatistiche e sarà lanciato da Quaestio Capital Management, una sgr partecipata dalla Fondazione Cariplo e presieduta dall’economista Alessandro Penati. La stessa sgr ha fatto notare ieri con una nota che il nuovo strumento, “che ha già raggiunto un importante numero di adesioni per essere lanciato”, non godrà della garanzia pubblica nelle sue attività e sarebbe dunque al riparo da ogni censura della Ue, le cui regole vietano categoricamente gli aiuti di Stato. Le finalità di Atlante, si legge in una nota di Quaestio, sono quelle di «assicurare il successo di aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di Vigilanza che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato», e «risolvere il problema delle sofferenze».

I DETTAGLI SU ATLANTE

Ecco quello che scrive oggi il Corriere della Sera: “L’accordo è stato discusso ieri sera al ministero dell’Economia dai vertici degli istituti coinvolti, alla presenza del ministro Pier Carlo Padoan, e dei tecnici della Banca d’Italia che hanno seguito con il Tesoro lo sviluppo dell’operazione, decollata una settimana fa dopo l’incontro a Palazzo Chigi tra i banchieri, il governatore della Banca d’Italia, il ministro ed il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Oggi stesso le banche, le compagnie e le fondazioni dovrebbero ricevere tutti i documenti necessari per finalizzare l’intesa. Per realizzare il Fondo, accelerandone al massimo i tempi di avvio, si sarebbe deciso di utilizzare il veicolo già esistente della Fondazione Cariplo”.

IL RUOLO DELLE FONDAZIONI

Ah, le mefistofeliche fondazioni bancarie, coacervo di interessi inconfessabili tra politici, banchieri, tessitori di relazioni incestuosi, elargitori di contributi a vanvera. Così almeno sono stati descritti per anni, anzi per decenni, e non solo da Penati, le fondazioni bancarie. Tanto bizzarre e debosciate eppure – come nel caso di Cariplo – tanto acute e lungimiranti da aver affidato all’economista Penati la guida della sgr che ora lancerà il fondo sistemico e nazionale (sono assenti infatti banche come Bnl controllata da Bnp Paribas) voluto e auspicato anche dal governo e deciso in vari riunioni ministeriali. Però, va detto, per certi versi Penati è coerente nella sua linea esterofila: la sgr che presiede, come si legge qui, riveste il ruolo di investment manager per Quaestio Investments S.A., società di gestione lussemburghese detenuta al 100% da Quaestio Holding S.A., a sua volta posseduta da: Fondazione Cariplo (37.65%), Locke S.r.l. (22%), Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti (18%), Direzione Generale Opere Don Bosco (15.60%), Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì (6.75%).



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