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Emmanuel Macron e Matteo Renzi, cosa li unisce e cosa li separa

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Venti di rottamazione a sinistra arrivano in Francia. Emmanuel Macron, ministro dell’Economia, dell’Industria e del Digitale, ha lanciato “En Marche!”, un movimento politico che vuole rinnovare la classe dirigente francese – e con essa la Francia – e che presto potrebbe tramutarsi in partito per permettere al leader di correre alle presidenziali del 2017.

ROTTAMAZIONE ALLA FRANCESE

Subentrato al dissidente Arnaud Montebourg (etichettato come un ministro dell’Economia “troppo anti-Merkel” per piacere a Hollande), Macron, un liberale animato dalla volontà di riformare, ne è l’antitesi. Collaborò con il governo francese nel disegno di un nuovo programma di tassazione per ridurre le imposte a carico delle imprese e favorire la competitività produttiva. Criticato dal governo perché considerato neo-liberale, il Front National lo definisce un sostenitore delle tesi di Angela Merkel. E se il Partito Socialista lo accusa di tradire il programma con il quale Hollande è stato eletto, Macron risponde che il suo obiettivo è stimolare il settore imprenditoriale francese e far ripartire l’economia.

NÉ DESTRA, NÉ SINISTRA

“En Marche!” non è “né di destra né di sinistra”, come si legge sul sito ufficiale, perché parte da un’idea di sinistra per conquistare una parte dell’elettorato di destra: “Oggi il mio approccio è rifondare un’esperienza differente di impegno politico, attraendo in politica nuovi talenti”, ha spiegato Macron, ideatore dell’iniziativa.

GEMELLI DIVERSI

“En Marche!” ricorda ad alcuni osservatori la proposta lanciata dal premier italiano Matteo Renzi. Come ricorda la biografia “Chi sono”, disponibile sul sito di Matteo Renzi, nel 2010 il presidente del Consiglio ha dato vita alla convention “Prossima Fermata: Italia” per promuovere “l’idea di una possibile, dovuta, ‘rottamazione’ di una classe politica ormai da decenni incollata alle poltrone”. L’euforia di rinnovamento ha raggiunto l’apice durante gli incontri della Leopolda di Firenze. E così come la “rottamazione” renziana ha spaccato il Partito Democratico, il movimento “En Marche!” di Macron “rischia di creare un altro grattacapo al partito di governo”, ha spiegato l’inviata de la Stampa, Francesca Schianchi. Macron, però, cerca di rassicurare Hollande dicendo che “questo non è il momento delle candidature […] è tempo dei dibattiti e della diagnosi giusta, per fare poi le giuste proposte”. Della serie: “François, stai sereno”.

Ma cosa unisce e cosa differenzia Emmanuel Macron e Matteo Renzi? Oltre ad appartenere alla stessa generazione (Macron è del 1977 e Renzi del 1975), e a esser stati entrambi protagonisti di un’ascesa politica velocissima, i due hanno altri tratti in comune, ma anche trascorsi politici diversi.

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GLI STUDI

Renzi ha lavorato come dirigente nell’azienda di famiglia e, dopo la laurea in Giurisprudenza, si è lanciato in politica. Macron, invece, si è dedicato alla politica solo dopo avere arricchito il suo curriculum facendo esperienza in diversi settori, come riferisce la scheda del sito del governo. Formazione filosofica (è specializzato in Hegel e Machiavelli, ed è stato assistente del filosofo francese Paul Ricoeur) e una serie di studi in matematica in finanza. Macron ha frequentato l’Ecole Nationale d’Administration (Ena), la scuola di formazione della classe dirigente in Francia, ed è stato socio della banca Rotschild. Prima di essere nominato ministro voleva insegnare economia politica alla London School of Economics e aveva anche ideato una startup. Soprannominato il “Mozart dell’Eliseo”, per via dei premi vinti come pianista, tra cui il riconoscimento del prestigioso Conservatorio d’Amiens, da piccolo Macron era studente della Provvidenza, una scuola privata gestita da gesuiti. Renzi, invece, studiava al “Dante” di Firenze ed era uno scout.

LA MILITANZA POLITICA

Da studente universitario Renzi contribuì alla nascita dei “Comitati per Prodi”, il suo primo impegno in politica. Macron, invece, si è iscritto 10 anni fa al Partito Socialista, ma secondo il sito Vsd ne è stato espulso per le sue idee liberali.

Renzi ha scritto “Mode – Guide agli stili di strada e in movimento”, “Ma le giubbe rosse non uccisero Aldo Moro” con Lapo Pistelli, “Fuori!”, “Stilnovo” e “Oltre la rottamazione”. Macron non vanta alcun libro nel suo curriculum, piuttosto, sono gli altri a scrivere di lui. In un’intervista con il Foglio, François-Xavier Bourmaud, giornalista di Le Figaro e autore di “Emmanuel Macron: le banquier qui voulait être roi”, spiega che “rispetto a Matteo Renzi in Italia, per Emmanuel Macron sarà più complicato salire al potere a causa del sistema elettorale istituzionale francese”. Ma “Macron potrebbe candidarsi alle elezioni presidenziali del 2017 senza passare per le primarie di partito a sinistra – ha aggiunto Bourmaud -, perché ha appena creato un movimento che può servirgli da supporto per la sua candidatura”.

VITA PRIVATA

Nel 1999 Renzi ha sposato Agnese Landini, studentessa di lettere, oggi insegnante nei licei fiorentini. Nel 2007, Macron ha sposato la sua professoressa di lettere, Brigitte Trogneux, 20 anni più grande. Brigitte, proveniente da una famiglia di produttori di cioccolato, adora gli abiti firmati Vuitton, mentre Agnese preferisce vestire Ermanno Scervino (qui l’articolo di Formiche.net sullo stilista fiorentino).

Mare e montagna sono le destinazioni preferite di entrambi i politici: per la montagna Macron sceglie La Mongie e Touquet, mentre Renzi la frequentatissima Courmayeur. Per il mare, il francese preferisce Touquet nel Pas-de-Calais e l’italiano Forte dei Marmi.

Anche in quanto a passioni sportive, Renzi e Macron hanno gusti diversi: al premier italiano piace correre, giocare tennis e andare in bicicletta. Lo sport preferito del ministro è, invece, la boxe francese.

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