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Vi spiego passato, presente e futuro delle banche popolari

Corrado Sforza Fogliani, banche popolari, assopopolari

È urgente il ritorno allo stato di diritto, anzitutto attraverso una giustizia civile efficiente, che ripristini il valore dei contratti di diritto privato, anche accorciando i tempi delle procedure concorsuali. Bisogna chiedersi se la politica monetaria sia davvero in grado di farci superare il momento critico che attraversa l’Europa.

Va considerato che la politica dei tassi di interesse negativi o al minimo, è all’origine della crisi del 2007, non induce “ad affamare la Bestia” (come si dice negli Stati Uniti) della spesa pubblica ed a ridurre il debito, che – come ci insegna l’esperienza della Destra storica – imbriglia l’iniziativa privata. Il sistema bancario non può continuare ad essere condizionato, nella sua azione, dal pericolo di una fuga di denaro. Non può essere anchilosato da un eccesso di regolamentazione, proveniente proprio da un’istituzione che ha posto la proporzionalità tra i suoi principii fondamentali.

(CHI C’ERA ALL’EVENTO PER I 140 ANNI DI ASSOPOPOLARI)

Anche in Italia si parla sempre più frequentemente di “Nuova Economia”, di un’economia dei beni comuni che presuppone l’interazione tra tutti gli attori economici secondo meccanismi di diritto privato. La presenza e la prossimità tornano ad essere caratteristiche centrali e il sostegno alle famiglie, alle comunità locali e alle singole Piccole e Medie Imprese fanno della Cooperazione Bancaria un soggetto essenziale della ripresa economica, in tutto il mondo. La tenuta in questi anni di crisi, la capacità di essere presenti capillarmente sui territori, di declinarsi nelle forme più compatibili alle diverse realtà, rappresentano una risorsa per il futuro.

La Banche Popolari, interne a (e protagoniste di) questo dibattito internazionale, sono a pieno titolo proiettate nel futuro, proprio perché, anche grazie alla capacità di essere presenze di prossimità, sono pienamente rispondenti alle caratteristiche che saranno necessarie nella nuova fase di economia condivisa che ci aspetta, un’economia libera da condizionamenti statalistici, che invano ormai si oppongono all’avvento di una società nuova, che superi l’invasività dello Stato moderno.

Noi saremo, ancora una volta, anche con queste avanguardie.



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