Skip to main content

Popolare di Vicenza, ecco la batosta in arrivo

Alessandro Penati, Popolare di Vicenza

La Banca Popolare di Vicenza pone i paletti dell’aumento di capitale da 1,75 miliardi, ormai arrivato ai nastri di partenza. Ieri sera il consiglio di amministrazione dell’istituto guidato da Francesco Iorio ha fissato la forchetta di prezzo della ricapitalizzazione, che verrà comunicata questa mattina prima dell’apertura dei mercati.

LA BATOSTA IN ARRIVO

Il mercato stima comunque un range intorno a 4 euro rispetto ai 6,3 euro del recesso. Per gli attuali azionisti è una batosta attesa, se si pensa che l’ultima svalutazione (decisa nella primavera scorsa) aveva portato il prezzo del titolo a quota 48 euro, valore che determinava comunque una capitalizzazione teorica di 4,48 miliardi e un rapporto tra capitalizzazione e patrimonio netto di 1,2. A questo punto la palla passa a Consob, che oggi dovrebbe dare luce verde al prospetto informativo, permettendo così a Bpvi di lanciare l’offerta già nella giornata di mercoledì con il contestuale avvio del road show.

IL RUOLO DEL FONDO ATLANTE

Nel frattempo ieri mattina Unicredit (capofila del consorzio di garanzia) ha raggiunto con Quaestio Sgr, per conto del fondo Atlante, l’accordo che prevede il subunderwriting per l’aumento. Di fatto Atlante si farà carico, al posto della banca di piazza Gae Aulenti, di tutto l’inoptato dell’operazione con la possibilità di acquisire anche il controllo della banca.

LE AUTORIZZAZIONI

In vista di questo scenario la scorsa settimana il fondo ha chiesto a Banca d’Italia e Bce l’autorizzazione «per acquisire una partecipazione di maggioranza» nella Vicenza. Se questa eventualità dovesse concretizzarsi, il fondo Atlante, che ha un orizzonte di investimento di cinque anni (più eventuali altri tre), agirà con le logiche tipiche dei private equity, puntando a valorizzare il proprio investimento favorendo il tournaround della banca acquisita e cercando una strategia di exit anche attraverso la successiva cessione dell’istituto risanato, nell’ambito del processo di consolidamento del sistema in Italia. Proprio ieri intanto Ubi ha annunciato la propria adesione al veicolo con un investimento di 200 milioni che porta la quota delle banche oltre 3 miliardi. In giornata infatti sono uscite allo scoperto anche le popolari di Sondrio e di Bari con quote da 50 milioni a testa.

COME AVVERRA’ L’AMENTO DI CAPITALE

Ma vediamo meglio come dovrebbe svolgersi l’aumento di Vicenza. La struttura dell’operazione prevede che l’offerta sia riservata per il 45% agli attuali azionisti, per il 50% agli investitori istituzionali e per il 5% al retail, anche se l’eventuale inoptato potrà essere trasferito da una tranche all’altra con meccanismi di claw-back. Per quanto riguarda le azioni, il prezzo di emissione sarà uguale per ogni categoria di investitori e verrà determinato al termine del collocamento attraverso un processo di bookbuilding. In sostanza, come avviene di solito nelle ipo, i global coordinator raccoglieranno tutte le richieste degli investitori istituzionali ordinate cronologicamente per quantitativo e prezzo e poi fisseranno il prezzo sulla base della domanda. Non è tutto. Anche se inizialmente si era ipotizzato un aumento senza diritto di opzione, gli attuali azionisti beneficeranno di condizioni specifiche per partecipare al deal. Per esempio, quelli che deterranno i titoli per un certo periodo di tempo dopo l’ipo potranno sottoscrivere tranche aggiuntive con uno sconto massimo del 50% rispetto a quello di quotazione.

LO SCENARIO

Nelle intenzioni del management l’aumento dovrebbe mettere in sicurezza il profilo patrimoniale della banca dopo le turbolenze dell’ultimo anno. L’esercizio si è chiuso con una perdita di 1,4 miliardi su cui ha pesato l’aumento delle rettifiche nette, passate dagli 1,52 miliardi di fine 2014 a 1,82 miliardi, di cui 1,33 relativi a crediti. Se infatti da un lato la popolare ha dovuto tenere conto dell’evoluzione del credito anomalo e di un approccio più conservativo nei processi di classificazione e valutazione, non va dimenticata l’attività di accertamento e ricognizione dei finanziamenti ritenuti correlati all’acquisto di azioni.

(Articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



×

Iscriviti alla newsletter