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Usa 2016, vi racconto i trambusti interni a Repubblicani e Democratici. Parla il prof. Teodori

“Se Hillary Clinton sarà prima nominata e poi eletta quarantacinquesima Presidente degli Stati Uniti d’America lo dovrà esclusivamente al voto afroamericano e a quello ispanico”. Ne è convinto il professor Massimo Teodori, docente di Storia e istituzioni degli Stati Uniti, parlamentare radicale per tre legislature, editorialista del Corriere della Sera. Teodori ha appena dato alle stampa un pamphlet molto leggero, quasi per i non addetti ai lavori, dove ripercorre in un’ottantina di pagine gli otto anni della presidenza Obama, il “grande presidente” (Obama il grande – Marsilio edizioni, pp 110, costo 10 euro).

COME STANNO CAMBIANDO REPUBBLICANI E DEMOCRATICI

“Credo che queste elezioni”, dice a Formiche.net “saranno interpretate dagli storici come un cambiamento radicale del sistema politico, del contenuto delle etichette “democratici” e “repubblicani”. Insomma elezioni dove al termine di questo lungo percorso (a giugno si concludono le primarie, a luglio si celebreranno le Convenzioni nazionali e alla fine il voto popolare l’8 novembre) di “democratici” e “repubblicani”, rimarranno solo le etichette, perché sono profondamente cambiati nel loro dna politico e di rappresentanza. “Rimarrà – spiega – il bipolarismo, certo, la dialettica tra due schieramenti, ma queste elezioni fotografano quello che sarà il futuro della politica americana”.

LE RAGIONI DEL FENOMENO TRUMP

Partiamo dal Partito Repubblicano. “Donald Trump – ricorda Teodori – ha portato a votare nella prima parte delle primarie il 60% in più di elettori rispetto a quelle precedenti, ciò significa che la base elettorale del partito repubblicano non solo si è allargata ma è profondamente mutata. Questo è un processo che è cominciato nel 2008 quando si sono registrati due fenomeni. Il primo è una reazione forsennata dei repubblicani all’avanzata dei “non bianchi” di cui Obama è il simbolo, un presidente che i cosiddetti suprematisti bianchi non lo hanno mai riconosciuto come tale, accusandolo di non essere nato negli Stati Uniti, di essere un islamico, un “inquilino abusivo” alla Casa Bianca. Obama – prosegue Teodori – è stato eletto con “un blitz”: un afroamericano alla Casa Bianca dopo meno di cinquant’anni in un paese che era ancora per un terzo segregato”.

IL RUOLO DEL TEA PARTY

A questo blitz per l’autore di “Obama il grande” c’è stata “una reazione verso i non bianchi che si è manifestata con l’ascesa del Tea Party, movimento liberal conservatore, che in questi dieci non solo si è consolidato ma è diventato maggioritario in tutto l’Ovest e il Sud degli Stati Uniti, quindi un terzo del Paese. Prova di forza che è diventata palese con la conquista della maggioranza del gruppo repubblicano al Congresso e soprattutto con le elezioni di mezzo termine nel 2012″. Il secondo fenomeno che ha rivoluzionato i repubblicani per Teodori è da rintracciare “nell’impoverimento della classe media bianca, basta ricordarsi le immagini dei dipendenti della Lehman Brothers con gli scatoloni in mano. Adesso Trump non è altro che il punto di arrivo di questo percorso, di una trasformazione radicale della base del partito repubblicano”.

CHE COSA SUCCEDE TRA I DEMOCRATICI

Ma le cose non cambiano se si guarda al Partito Democratico. “Il nucleo importante dei democratici oggi sono i “non bianchi”. C’è stata una trasformazione analoga nel passato. Basta spostare le lancette della storia e pensare a quanto accaduto negli Usa nel 1932, quando la coalizione del new deal portò alla presidenza Franklin Delano Roosevelt dopo cinquant’anni d’egemonia repubblicana. Una coalizione in cui, oltre alla parte liberal-progressista, la maggioranza era composta dagli immigrati europei che si chiamavano etnic e labor, prevalenti in alcuni sindacati. Ebbene oggi quel Partito Democratico non esiste più. Quei bianchi, immigrati, europei, arrivati poveri oggi con la terza, la quarta generazione sono diventati repubblicani, basta guardare al Sud del Paese un tempo democratico oggi repubblicano. Così oggi i democratici si affidano fino alla leadership ai “non bianchi” – basta vedere appunto la doppia elezione di Obama – che oggi sono il 35% ma, nel giro di 10 anni, supereranno come popolazione i bianchi. Ecco perché se nominata Hillary Clinton sarà il futuro presidente degli Stati Uniti d’America grazie al voto degli afro-americani e degli ispanici, la nuova immagine del Partito Democratico” conclude Teodori.

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