Sono entrambi magistrati scesi in politica, vantano esperienze da amministratori di grandi città, si dichiarano orgogliosamente di sinistra ma non disdegnano di allearsi con il centro, salvo poi tirare fuori dal cilindro al momento opportuno la propria indole giustizialista. E, soprattutto, sono fieramente antirenziani, anche se l’avversione al premier Matteo Renzi è maturata solo negli ultimi anni. Stiamo parlando di Michele Emiliano e Luigi De Magistris, due politici che dal Mezzogiorno suonano la carica contro il governo e il Pd a trazione renziana. A dare manforte alla loro azione in chiave sudista è arrivata l’indagine della Dda di Napoli sui legami tra politici casertani e clan dei Casalesi che ha coinvolto anche il presidente del Pd in Campania, Stefano Graziano.
DUE MERIDIONALISTI DIVENUTI ANTIRENZIANI
Uno è governatore della Puglia, già sindaco di Bari e segretario uscente del Pd regionale; l’altro coi dem c’azzecca poco, è sindaco di Napoli, ora in corsa per il secondo mandato. Ma, come si diceva, la feroce opposizione a Renzi l’hanno scoperta da qualche tempo. In tanti ricorderanno infatti gli ammiccamenti di Emiliano con il premier, del quale è stato anche convinto sostenitore al congresso di partito, tanto da venire arruolato tra le schiere dei renziani. Qualcun altro si rammenterà invece che prima di dichiarare Napoli un “comune derenzizzato”, De Magistris cercava sponde su quel fronte, prima dichiarando un ‘comune sentire’ con Renzi quando erano entrambi sindaci, poi interloquendo con il Pd partenopeo e pure con un renziano doc come il consulente di Palazzo Chigi per la comunicazione web e social, il napoletano Francesco Nicodemo.
Poi però le cose sono cambiate: Emiliano non ha accettato per nulla di buon grado il fatto di essere stato scalzato da capolista del Pd alle europee 2014 nella circoscrizione Sud per fare posto a Pina Picierno, De Magistris una volta avvicinatesi le urne ha capito che poteva ritagliarsi uno spazio politico solo incarnando un’opposizione dura e pura a Renzi. E così si sono ritrovati a vestire i panni dei leader meridionalisti della galassia antirenziana, dove abbondano le truppe ma non i generali in grado di guidarle.
IL COORDINAMENTO DEL SUD
L’asse tra Emiliano e De Magistris non nasce in questi giorni. Le sue basi le aveva gettate due anni fa il governatore della Puglia, che da sindaco di Bari e in piena campagna per le europee aveva lanciato dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno una delle sue provocazioni invitando De Magistris a iscriversi al Pd. Risultato: mezzo Pd napoletano infuriato per l’invasione di campo. E’ sempre di quel periodo l’annuncio di un coordinamento tra Regioni e Città Metropolitane del Sud pensato proprio da Emiliano e De Magistris, che avevano in animo di coinvolgere anche i colleghi sindaci di Catania e Palermo, Enzo Bianco e Leoluca Orlando, ma poi s’è fatto ben poco al riguardo. A cementificare il loro rapporto ci ha pensato anche il Partito del Sud, formazione politica meridionalista e progressista già al traino di De Magistris (sostegno confermato anche per la ricandidatura), e che alle regionali dell’anno scorso ha sostenuto anche Emiliano. Ed è proprio lo stretto rapporto tra questi due ex pm prestati alla politica ad aver favorito l’ascesa di questo Partito del Sud, una sorta di Lega al contrario, sia come collocazione geografica che come collocazione politica (qui una ricostruzione).
DALLE TRIVELLE AL MASTERPLAN FINO AL REFERENDUM
Tra le ultime battaglie che hanno visto schierati l’uno fianco all’altro il governatore pugliese e il sindaco di Napoli c’è quella sul referendum (fallito) sulle trivelle, per il quale soprattutto Emiliano si è speso in prima persona in aperto contrasto con la linea di Renzi. Per il presidente di Regione si è trattata di una ghiotta occasione per accreditarsi come vero leader della sinistra antirenziana, dentro e fuori il Pd ma lontano dalle logiche di corrente interne.
Finito il referendum che ha garantito alla coppia meridionalista una grande esposizione mediatica, il nuovo fronte su cui attaccare il premier è adesso il Masterplan per il Sud e per il riparto dei fondi di coesione, un documento che Renzi ha appena firmato con il governatore campano Vincenzo De Luca trovando la dura presa di posizione contraria proprio di De Magistris ed Emiliano. In particolare, il governatore pugliese è tornato alla carica chiedendo un immediato incontro al premier perché ritiene quell’accordo “lesivo dei diritti della Puglia”, in quanto “utilizza risorse già originariamente destinate a Regioni del Sud – scrive Emiliano nella sua missiva a Renzi – ma per un importo significativamente inferiore”.
Il calendario politico offre poi altre due occasioni ai leader meridionalisti antirenziani per rinsaldare la loro alleanza: le amministrative di giugno (in particolare quelle di Napoli) e il referendum costituzionale in autunno, in occasione del quale resta da capire quale posizione vorrà tenere Emiliano che comunque mantiene ancora un piede dentro al Pd.
LA CORSA AL CENTRO
C’è infine un ultimo aspetto che accomuna Emiliano e De Magistris e che cozza parecchio con la loro connotazione di sinistra in chiave antirenziana. Entrambi non disdegnano infatti di stringere alleanze al centro. Lo ha fatto Emiliano alle regionali di un anno fa in Puglia alleandosi con l’Udc e imbarcando diversi fuoriusciti del centrodestra, facendo così infuriare sia Nichi Vendola che suoi colleghi di partito come l’eurodeputata Elena Gentile e l’ex assessore regionale Guglielmo Minervini, fino al clamoroso accordo con il sindaco di Bisceglie, Francesco Spina, già sostenuto dal centrodestra e passato con i suoi fedelissimi dentro il Pd grazie ai buoni uffici con Emiliano. Dal canto suo, De Magistris negli ultimi anni ha mantenuto in piedi la sua traballante maggioranza in Comune grazie all’accordo con due ex Udc come il presidente del consiglio comunale Raimondo Pasquino e il consigliere comunale David Lebro, e adesso si presenta alle urne in alleanza con la lista di moderati centristi promossa proprio da Pasquino.